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Tanzania/Rispetto per i Masai/Safari americani programmati in territori di non propria totale appartenenza

Creato il 13 novembre 2015 da Marianna06

Leone

I maasai contro il safari degli americani: potrebbe essere presentato così il conflitto, finito nelle aule dei tribunali, tra una comunità di pastori della Tanzania nord-orientale e una società statunitense accusata di far milioni di dollari sfruttando un territorio che non le appartiene.

L’ultima parola, per ora, l’ha detta a fine ottobre l’Alta corte di Arusha: la Tanzania Conservation Limited ha acquisito legalmente gli appezzamenti ma deve restituirne una parte, circa il 20%, utilizzata da sempre dai maasai.

L’oggetto della contesa oggi si chiama Enashiva Nature Reserve ed è un paradiso di oltre 10.000 acri dove i turisti stranieri vengono ad ammirare zebre, gnu e giraffe a spasso per l’Altipiano del Serengeti.

Visto in un'altra prospettiva, quella dei maasai, il safari è però l’ultimo affronto in una diatriba cominciata addirittura nel 1984: fu in quell’anno che lo Stato tanzaniano, formalmente proprietario delle terre, ne trasferì l’usufrutto a una società che produceva orzo.

Gli avvocati dei maasai, che in questi giorni hanno annunciato un nuovo ricorso, denunciano come progetti milionari spesso in mani straniere stiano erodendo lo spazio vitale necessario alla comunità.

Secondo Yefred Myenzi, direttore dell’Istituto tanzaniano per la ricerca sui diritti terrieri, i conflitti per le risorse naturali sono destinati a divenire più frequenti e ad aggravarsi. “I modi di vita tradizionali dei pastori – ha detto l’esperto – non sono molto rispettati; i nomadi sono considerati contrari allo sviluppo, arretrati”.

                  a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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