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Tap-pate-evi la b-bocca (Pappa ai q-q-quattro p-p-pomodori)

Creato il 03 settembre 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Il direttore e il responsabile delle rotative si fronteggiavano con foga.

-Ernesto, vi prego, vi supplico. Volete che mi metta in ginocchio? Va bene, mi metto in ginocchio.

-Insomma, smettetela, santo cielo! se vi dico che non si può, non si può.

-Solo venti minuti, vi scongiuro.

-Quindici, e alzatevi che siete ridicolo.

-Vi giuro, il pezzo sarà pronto tra quattordici, l’impaginazione completa. Siete un santo, un dio, un eroe.

Uscendo il direttore pensò: “Sto Ernesto è proprio uno stronzo, ma ti pare che devo pregare il tizio delle rotative?”

Dall’Eco d’Italia del 7 maggio, prima pagina:

Il cantante Umberto Del Vecchio schiaffeggia un bambino in eurovisione.

A giugno, finalmente, il cantante che era stato il più amato dai bambini di mezzo mondo, quelli con la televisione per intenderci, il pluripremiato Umberto Del Vecchio, che aveva lavorato con la Pisney e la Tixar, cantato tutte le colonne sonore di film, cartoni e pubblicità per ragazzi, osannato da genitori, critica e pubblico, si era deciso a rilasciare un’intervista dopo il televisivo manrovescio. La giornalista arrivò puntuale all’appuntamento; Umberto, uomo di bell’aspetto e modi raffinati, l’attendeva seduto su un sofà bianco, sbarbato e vestito con un elegante completo marrone, unica nota stonata le evidenti occhiaie viola.

-Signor Del Vecchio, dopo anni di ribalta, lei si trova ora esiliato dalle televisioni e dalle radio di tutto il mondo.

-Succede.

-Non risente dell’ombra calata sulla sua carriera? Oltretutto a breve sarà in aula per rispondere del suo gesto.

-Succede.

Signor Del Vecchio, insomma, perché quello schiaffo?

-Non so. Succede.

Che cavolo di intervista era quella? Alice, cosciente di essere stata sacrificata, poiché tutti sapevano come sarebbe andata, non era una che si dava facilmente per vinta. Aveva scavato nel passato dell’incantatore vocale di fanciulli e aveva scoperto due cose interessanti: i genitori di Umberto giacevano in una casa di cura senza mai vedere il figlio, e lo stesso da bambino aveva seguito un corso di musicoterapia del linguaggio. Tornò dunque a casa del cantante, suonò decisa alla porta, ma lo spettacolo che si trovò davanti era molto diverso da quello della volta precedente. Umberto indossava un pigiama cremisi macchiato al punto di poterne intuire il colore originale solo da pochi lembi del tessuto salvatisi miracolosamente, la barba ispida e incolta, un olezzo inconfondibile poi segnalava scarse frequentazioni con la stanza da bagno. Alice lo incalzò, lo pungolò, lo provocò e giunse perfino a deriderlo per provocarne la reazione, una qualsiasi reazione.

A quel punto Umberto si mise ad urlare:

-Mi chiede dei miei poveri genitori? Due inetti, due dementi, mi creda. Mia madre, ferma sostenitrice della stimolazione intellettuale dei bambini, leggeva per me in continuazione, il libro che più le piaceva era Giamburrasca. Quando all’età di 16 mesi cominciai a sillabare con foga PA-PPA si convinse di avere per le mani un genio, un bambino tanto intelligente da essere in grado di assimilare un concetto da un libro ed essere poi in grado di esporlo in forma di richiesta, capace di chiedere la PA-PPA al pomodoro. Più ripetevo estenuato PA-PPA, più ne ricevevo, quintali di pappa, tonnellate di pomodoro. E giù a leggere Giamburrasca, e giù a mangiare sempre la stessa minestra. Mi vennero delle macchie, persi molti capelli, mi riempii di sfoghi. Le ci vollero ancora alcuni mesi prima di capire: io ero balbuziente! Non le dico le lacrime di quei due, mi trattarono da allora come un ritardato, come fossi un demente, alternando crisi di pianto ad accessi di rabbia durante i quali mi minacciavano di mandarmi in collegio se non avessi imparato a parlare. Lei davvero si meraviglia che io li abbia rinchiusi e che abbia dato disposizioni circa il fatto che debbano mangiare tutti i giorni la stessa PA-PPA? –urlando come un forsennato aggiunse- Avrei dovuto ucciderli!

Umberto, paonazzo in volto, si accasciò su di una sedia e con un filo di voce aggiunse:

-Quel dannato bambino, quello che ho schiaffeggiato, battendo le mani mi aveva chiesto di cantare la canzone che per anni ha contribuito a ricordarmi le terribili letture e gli agghiaccianti pasti, Pappa al pomodoro della Pavone.

Alice intenerita a quel punto intervenne:

-Suvvia, Umberto, è solo una canzone, solo pappa col pomodoro e…….

Quella sera stessa in redazione:

-Ernesto -cavolo!- non siate fiscale.

-Dottò, ma qua stessimo perdendo la testa?

-Ernesto, per l’amor di Dio, vi giuro che faccio una sciocchezza.

-Dottò, la smetta o qua la sciocchezza la faccio io.

-Ernesto, io sto per piangere, abbiate pietà.

-Dottò… che sia chiaro, questa è l’ultima volta.

 

Dall’Eco d’Italia del 15 giugno, prima pagina:

Umberto Del Vecchio colpisce ancora! Schiaffeggiata la nostra inviata.

 

Primo Piatto

Primo Piatto

 

Pappa ai q-q-quattro p-p-pomodori

Ingredienti per un cantante ed una giornalista:

200 gr di penne rigate di Gragnano, 1 dl di passata di pomodoro, 2 pomodori pelati, 4 pomodorini secchi, 10 pomodorini ciliegia, 1/2 cipolla, 2 carote tritate finemente, basilico, sale, olio, peperoncino (facoltativo).

Rosolate le carote e la cipolla tagliate-te f-f-fi-nemente in alcuni cucchiai di olio, aggiungete astiosamente i pomodorini secchi tagliati con soddisfazione a pezzettini.
Fate s-s-sfrigolare il soffritto per qualche minuto. A questo punto aggiungete la passata, i pelati e i pomodorini ciliegia ai quali avrete praticato un taglio netto, senza fronzoli, canticchiando viva la pa-ppa-pa-ppa-pa-ppa… Salate quanto basta, aggiungete il p-p-peperoncino (se non lo gradite fate in modo che qualcun altro lo maneggi e poi se ne scordi), fate cuocere a fuoco basso per 20 minuti col coperchio.

Nel frattempo in abbondante acqua salata cuocete le pennette al d-d-ddente ed infine saltatele nel sugo con il basilico. Servite facendo attenzione non ci sia Rita Pavone nei p-p-paraggi.


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