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Luigi Bonaventura, il pentito delle ‘ndrine ha vinto la sua battaglia. Per il Tar del Lazio non si può non condividere “l’assunto secondo il quale non esiste, nel territorio nazionale, una località in cui l’incolumità”.
Luigi Bonaventura, ex uomo di punta della cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura, ha vinto. Così sempre.
Il Tar del Lazio respinge la sospensione del provvedimento ministeriale con il quale nel luglio scorso fu invitato a trasferirsi in località protetta per motivi di sicurezza.
Bonaventura, di cui spesso abbiamo scritto, è stato, oggetto tra l’altro di un fallito attentato, chiese infatti scorta, una somma di denaro, e il trasferimento all’estero in una località sicura.
Due le considerazioni del Tar che si apprendono dall’ANSA da una parte il fatto che è stato lo stesso Bonaventura “a denunciare diffusamente l’estremo pericolo, per sé ed il proprio nucleo familiare, della sua permanenza nell’attuale località protetta; e tanto sia sulla base dei fatti specifici denunciati che in considerazione dell’appartenenza ad una Regione dallo stesso ricorrente considerata un mandamento dell’organizzazione mafiosa calabrese”; dall’altra il fatto che è stato lo stesso pentito a chiedere una somma di denaro “che gli viene accordata”, non escludendo “di potersi trasferire in altra località protetta”, riservandosi “di comunicare la località” gradita, e “chiedendo di conoscere in anticipo il nome della regione di trasferimento”.