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Taxi Teheran

Creato il 02 settembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2015
  • Durata: 82'
  • Distribuzione: Cinema
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Iran
  • Regia: Jafar Panahi
  • Data di uscita: 27-August-2015

Il cinema e la libertà di pensiero, a qualunque costo: con questo spirito Jafar Panahi, forse il più grande regista iraniano contemporaneo – condannato in patria a 20 anni di silenzio artistico pena una lunga detenzione – continua a regalare al mondo opere originali e vietatissime, come la pellicola neo-uscita in Italia, Taxi Teheran, Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino, nella quale Panahi in persona s’improvvisa guidatore di taxi nella sua città, Teheran, per descrivere senza troppe parole né eclatanti manifestazioni, le difficoltà e le restrizioni della vita quotidiana nel suo amatissimo paese, l’Iran. Con una telecamera nascosta sul cruscotto del taxi, aggirando il divieto imposto dal regime, il coraggioso regista/guidatore raccoglie persone con differenti opinioni e storie di vita: non si tratta in realtà di passeggeri casuali ma di attori che, sotto mentite spoglie e con grande naturalezza, riproducono situazioni reali o possibili, rischiando la prigione (o peggio) per il semplice fatto di partecipare ad un film apparentemente innocuo, ma socialmente necessario e profondo.

Fra gli incontri più toccanti che il regista si trova a fare, quello con un uomo in punto di morte, che chiede di poter fare testamento sul telefonino dell’autista/regista, affinché alla moglie non venga tolta la casa dall’ingiusta legge vigente, o quello con l’amica attivista che porta simbolicamente rose in Tribunale, per perorare la causa delle persone ingiustamente imprigionate. Altri momenti risultano più ironici o divertenti, come quando sale sul taxi un venditore di videocassette che riconosce Panahi e dice agli altri passeggeri di essere suo socio, o l’incontro con due eccentriche vecchiette che devono compiere un rito sacro ributtando nell’acqua al più presto un malcapitato pesce rosso.

Un film dedicato al cinema come forma di espressione libera, pieno di humour, poesia ed originalità. «Le restrizioni sono spesso fonte d’ispirazione per un autore – ha affermato Darren Aronofsky, presidente della giuria del Festival di Berlino 2015, in occasione della consegna dell’Orso d’Oro alla piccola  Hana Saeidi Panahi, nipote del cineasta ed interprete in erba del film – poiché gli permettono di superare se stesso. Ma a volte le restrizioni possono essere talmente soffocanti da distruggere un progetto ed annientare l’anima dell’artista. Jafar Panahi, invece, ha scritto una lettera d’amore al cinema. Il suo film è colmo d’amore per la sua arte, la sua comunità, il suo paese e il suo pubblico». Per evitare di mettere ulteriormente in pericolo i generosi artisti che hanno lavorato con lui, Panahi ha scelto di non inserire credits al film, ma i volti, le idee e le interpretazioni veicolano messaggi che rimangono nello spettatore anche senza nulla di scritto.

Elisabetta Colla



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