te la do io la zebra - due parole in libertà sul dialetto per immagini

Confermando il giudizio positivo qui postato dopo l'anteprima dell'agosto scorso, ben poco avrei da aggiungere dopo la visione del filmato definitivo nella nuova versione, con 30 minuti in più, proiettato ieri sera al cinema Cristallo.
Identico il successo di pubblico, sempre strepitoso Paolo Baratta nella veste di "Paolino giornalista fidentino" e tutti bravi gli improvvisati protagonisti, con una Claretta Ferrarini superstar, di cui non possiamo dire che bene.
Insomma, non credo sia necessario aver pubblicato un trattato di estetica cinematografica, né d'avere la competenza tecnica di un Eisenstein, per darne un giudizio largamente positivo. Bravo Luca Laurini dietro la macchina da presa e bravo anche Ivano Sartori nella veste di regista, vero dominus dell'iniziativa anche se, qua e là, ha diretto con qualche incertezza narrativa, vedi l'intervento di Taiten Guareschi, o quello del vescovo Carlo Mazza, entrambi non trascritti in linguaggio cinematografico. Incertezza narrativa comunque controbilanciata dall'efficacia di alcune scene, ad esempio quella, spassosissima, tra Claretta Ferrarini, nei panni della moglie, e Gianni Raminzoni in quella del marito.
Nel dopo cinema, serata magica, con un interessante e inatteso intervento del prof. Giovanni Petrolini, già professore associato di Linguistica italiana e di Dialettologia italiana presso l' Università di Parma che ha brillantemente disquisito, ricordando la sua partecipazione a Portobello con Enzo Tortora (filmato di repertorio che viene riproposto nel finale del film), sull'origine della erre caratteristica di Fidenza e della valle dello Stirone: trentatre tigri entrarono a Trento tutte e trentatrè trotterellando.
Applausi.
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