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TEATRO - All'Ambra Jovinelli di Roma: "Sogno di una notte di mezza estate", versione firmata Gioele Dix.

Creato il 19 novembre 2012 da Andreakur
Dal 29 novembre sino al 9 dicembre prossimi, al Teatro Ambra Jovinelli di Roma va in scena la commedia shakesperiana "Sogno di una notte di mezza estate", per la regia di Gioele Dix. Come è noto, nella magia notturna del suo Sogno, Shakespeare intreccia abilmente i destini di molti personaggi eterogenei. L’altezzoso principe di Atene in procinto di sposare la sua regina delle Amazzoni. I quattro giovani innamorati confusi e in costante conflitto fra loro. Il re e la regina delle Fate più che mai umorali e sfuggenti. Gli sprovveduti artigiani componenti una bizzarra compagnia amatoriale.
In un gioco teatrale e poetico ricchissimo di equivoci, sberleffi, allusioni e colpi di scena, prende forma uno scenario fantastico di ineguagliabile potenza evocativa, che è da sempre occasione per le più svariate interpretazioni registiche.
Gioele Dix ha deciso di affrontare la sua regia del Sogno formando una compagnia
composta interamente da giovani comici di successo e coinvolgendo nella messinscena
un duo musicale di straordinaria e raffinata versatilità. Questi sono: Alessandro Betti (Lisandro e Flute), Gianni Cinelli (Demetrio e Snug), Maria Di Biase (Titania e Ippolita, Katia Follesa (Quince – Ermia), Corrado Nuzzo (Oberon – Teseo), Marco Silvestri (Bottom – Egeo), Marta Zoboli (Snout – Elena), Petra Magoni (Puck) e Ferruccio Spinetti (Il Contrabbassista), con gli ultimi due che firmano anche la musica.
L’idea nasce dalla convinzione che proprio un testo classico possa essere il terreno ideale per artisti abituati a dare un corpo del tutto singolare e inimitabile alle parole e ai suoni che si trovano a interpretare.
Comici e musicisti sono spiriti liberi, eppure meticolosi. Sono improvvisatori e scienziati. Sanno andare in profondità senza perdere leggerezza. Sono soprattutto ricchi di un potenziale a volte inespresso e il loro talento si esalta alle prese con una materia teatrale fertile e densa.
In questa versione del Sogno, ambientata in una sorta di selva periferica post industriale, le tradizionali gerarchie fra i personaggi vengono sovvertite. È la compagnia dei comici artigiani a dominare la scena, a impadronirsi a sorpresa di tutti i ruoli e a diventare il perno essenziale attorno a cui ruota l’intera vicenda. E così il gruppo di fragili, ma combattivi mestieranti della risata cercherà di mantenersi
integro nella lunga e famigerata notte di metà estate, fra esuberanze giovanili e promesse non mantenute, oscuri presagi e provocazioni, colpi di genio e cialtronerie, amori che muoiono troppo in fretta e sostanze proibite che minacciano il loro già precario equilibrio.
Lo spettacolo è dunque nel segno della fedeltà e della continuità con Shakespeare,
senza tradimenti al testo, alla sua carica vitalistica, alle sue preziose ambiguità, alla sua fantasiosa e dirompente comicità. Ma, nel contempo, grazie alle qualità dei protagonisti, alla loro singolare sensibilità, all’originalità del loro stile espressivo, ne re-inventa il linguaggio e lo smarca dal rischio della convenzione.

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