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Tekno - Il respiro del mostro osserva con meticolosa lucidità un fenomeno che fa parte della nostra cultura.

Creato il 02 settembre 2014 da Rstp

Dopo un toccante documentario sulle anziane mondine della bassa modenese datato 2008 ("Mondine - Di madre in figlia"), Andrea Zambelli si avventura nel territorio inesplorato e sotterraneo dei free parties tekno, delle tribes e di tutto quello che generalmente viene definito rave.

Girare un documentario su un argomento tanto ostico ed osteggiato denota prima di tutto un coraggio fuori dal comune, non perché i teknival siano pericolosi, ma perché l'ignoto e l'inesplorato richiedono sempre uno sforzo conoscitivo che non tutti sono disposti a fare.

tekno il respiro del mostro

"Tekno - Il respiro del mostro" vuole osservare con meticolosa lucidità un fenomeno che indiscutibilmente fa parte della nostra cultura, di quella generazione che si è trovata a cavallo fra la fine delle ideologie e la supremazia della tecnologia.

Non giudicare quindi, ma comprendere, per quanto si possa comprendere un movimento in continua evoluzione, fatto di travellers, di carovane, di sound systems che sparano decibel contro e attraverso un pubblico che diventa un solo, vibrante ectoplasma danzante. In ultima analisi, non è nemmeno giusto comprendere perché - e, forse, non c'è proprio nulla da capire.

Saranno proprio le parole dei ravers (i duri e puri, non i ragazzini che vanno alle feste per svoltare, per collassare, per fare i grandi) che mostreranno una consapevolezza annebbiata ma presente: l'essere qui e ora, il fare parte di un movimento, per quanto sgangherato, la voglia di socialità e di libertà, l'assoluta indifferenza nei confronti della politica (perché il raver non è il comunista, è la particella impazzita che vive sotto e per il totem del sound system), l'indefinibile energia che li spinge a creare spazi temporaneamente autonomi, fuori dal tempo, dalla società e forse anche dalla realtà.

E poi ci sono le sostanze, chiavi che aprono alcune porte ma non tutte. Si insiste su un uso consapevole delle chiavi, quasi tribale, quello che si è perso nella nostra società consumistica e materiale ma che si sta perdendo progressivamente anche all'interno dei rave stessi. Da uso sociale a individuale, da esperienza psichedelica a esperienza ottundente.

E' un mondo di chiari e scuri, di forti contrasti, ma anche di dolcezza e di voglia di vivere. Provare per credere.


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