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Telecom paladina delle donne

Da Motherbrave

 

Telecom paladina delle donne

foto:flickr

Non so se si era capito dal post "Terrore al centro estetico", comunque chi mi conosce lo sa molto bene: a me piace mangiare. Ma non scafandrarmi qualsiasi cosa. Non sono il tipo che si fa fuori un vaso di Nutella davanti alla TV, per intenderci. Cioè, se ci fosse, la Nutella sicuramente avrebbe vita breve, per cui non la compro direttamente. Ma non mi costa fatica, giuro, ci rinuncio volentieri. Quello a cui non rinuncio è la buona cucina. Che ne so, la pasta al forno con le polpettine, per esempio, il filetto in crosta di pane, gli spaghetti allo scoglio, i ravioli alla zucca con ricotta affumicata. Cose così. Ecco, più che la Nutella davanti alla TV, prediligo quei tre-quattro etti di pasta al forno. Senza fondo alcuno. Non sono mai stata particolarmente attratta dalle cosiddette "schifezze", quelle che la mamma ti dice sempre di non mangiare a scuola, per merenda. Non amo le merendine (non in quantità industriale almeno), né i panini del Mc Donald's. Certo, per mantenere equilibrata la quantità di tossine presenti nel mio corpo, ogni tanto un panino me lo mangio. Ma capiterà due volte all'anno. Mc Donald's rappresenta la quintessenza delle "schifezze": l'abbiamo sempre saputo anche prima che uscisse il film Super size me. Quel retrogusto chimico che accomuna un cheesburger a un Mc Bacon e a un Big Mac e che, di fatto, rende identici tutti questi panini, a volte spaventa. Quel cetriolo che poi non va né su né giù. E vogliamo poi parlare del pane? Ma è pane? Non lo sapremo mai. Insomma, molto meglio un altrettanto calorico panino con la mortadella. Magari in una baguette, con un filo di maionese (si vede che non ho fatto colazione, oggi?). Quello che mi meraviglia sempre è la pubblicità dei panini Mc Donald's. La scorsa settimana, nella stazione dei treni di Milano, ho visto totem enormi che gridavano concetti come "genuinità", "qualità", "italianità". Erano totem pubblicitari di Mc Donald's, mica della pasta De Cecco. Questo trend mi sconvolge sempre. E dire che io faccio proprio questo lavoro. Ma niente, poi quando vedi il risultato finale ti stupisci ogni volta. Il simbolo del più deteriore regime alimentare ha ovviamente un bisogno disperato di ripulirsi e di dare di sé un'immagine positiva. Soprattutto in Italia, dove la buona tavola ha ancora un senso, dove la pizza al taglio ha ancora la meglio sul panino, dove la dieta mediterranea è appena stata nominata Patrimonio dell'Unesco. Però a un certo punto, quando l'obiettivo è così irraggiungibile, dico io, si potrebbe pure cambiare strategia. Che ne so, usare l'ironia. Dire: "Vabbè, se ti cibi solo di Mc Donald's morirai giovane, però ogni tanto ci stanno proprio bene. Tipo dopo un cinema. O quando vuoi gratificare l'adolescente che è in te". Ecco: "Ama l'adolescente che è in te: fatti un panino".Ma perché vi sto raccontando tutto questo (oltre al fatto che ho fame)? Perché ci sono operazioni pubblicitarie che vanno veramente oltre ogni senso del pudore. Mi è venuta in mente la storia del Mc Donald's quando ho saputo che Telecom ha aperto un blog dedicato a donne, lavoro e questioni di genere. Allora, per chi non lo sapesse, questa cosa delle aziende che sposano una causa sociale è una tendenza che va avanti ormai da molti anni. Serve a far percepire come "buona" un'impresa che comunque ha come obiettivo principale quello di fare utili. E a dare la mazzata finale ci ha pensato Naomi Klein con No logo, che ha definitivamente rovinato la festa, parlando delle multinazionali che sfruttano, affamano, truffano. Oggi un'azienda ha il dovere di sentirsi in colpa per il solo fatto di fare profitto. Insomma, ha fatto di più la Klein nel 2000 che Marx in un secolo e mezzo. Così adesso abbiamo aziende che costruiscono asili, che finanziano ospedali, che sposano la cultura, che aiutano i giovani, che promuovono la pace nel mondo. Tutto questo, chiaramente, non come anonime benefattrici, ma come soggetti ben visibili, con il loro logo, con comunicati stampa, con campagne pubblicitarie, in modo che tutti sappiano che sono aziende buone e sensibili. Bene, assodato questo, c'è da vedere quale causa sociale viene scelta da ogni impresa. Di solito quella più vicina ai valori del loro marchio. Che ne so, Ikea, che fa mobili e usa il legno, sposa la causa ambientale piantando alberi per esempio. Così ti può dire: "Vedi? Io non disbosco l'Amazzonia per fare i miei prodotti. Ma pianto apposta la materia prima". Poi arriva Telecom, che adesso sembra aver sposato la causa sociale della tutela delle donne. Forse hanno pensato di poter fare come Ikea, dicendoci: "Vedi? Io sfrutto le donne nelle mie pubblicità mostrandotele seminude e ammiccanti, con un sottofondo di battute sessiste, ma poi apro un blog a loro difesa e contro le discriminazioni". Ma c'è qualcosa che non va. È come se Ikea, nelle sue pubblicità radesse al suolo con il napalm una foresta per creare attenzione, e poi aprisse un blog sull'amore per le piante. Ma in Svezia non lo farebbero mai. In Italia invece questo ragionamento è possibile. È possibile silurare Belen dandole tutta la colpa per il calo delle vendite. È possibile sostituire Belen con un'altra bellona che farà le stesse cose che faceva Belen. Ed è possibile poi denunciare "pregiudizi" e "stereotipi legati alla figura femminile" sul blog sociale dell'azienda. Ecco, francamente questo ha dell'inverosimile. Se fosse morta, la Klein si rivolterebbe nella tomba. Del resto, se riescono a proporci il Mc Donald's come genuino prodotto italiano, perché non credere a Telecom, paladina dei diritti e della dignità delle donne?


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