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Tempi moderni ; Quanto costa comprarsi un bebè chiavi in mano

Creato il 17 marzo 2012 da Maurizio Picinali @blogagenzie

Funziona più o meno come per le case vacanza o le automobili a chilometri zero: sapendo dove andare, a Mumbai per comprarsi un bambino basta una settimana. Con in tasca un documento d’identità e poco più di 4 mila euro, in sette giorni si torna a casa con un figlio che ha il nostro nome sul certificato di nascita. In caso di fretta, la nostra meta è un orfanotrofio, attraverso il quale i genitori più poveri si vendono la progenie. Ma se abbiamo un po’ di pazienza e qualche soldo in più da spendere, e soprattutto se sentiamo forte il richiamo del Dna, ci potrebbero offrire anche la pancia di una donna in cui fare crescere un bambino che ha i nostri geni: in questo caso ce la caveremo con 15 mila euro e magari vitto e alloggio per la signora. Tempi moderni ; Quanto costa comprarsi un bebè chiavi in manoLo hanno documentato due reporter del tabloid indiano MiD Day, che dopo una settimana di trattative, un discreto pragmatismo e un cospicuo acconto sono riusciti a comprarsi un bel neonato.
La figura centrale è una Celestina in chiave riproduttiva, colei che tratta con i clienti e diffonde fra le giovani (e povere) spose la sua personale teoria antiabortista: non interrompere la gravidanza, vendimi il bambino e ci guadagnerai pure. I singoli passaggi, scartoffie comprese, sono organizzati con cura e potrebbero essere ulteriormente velocizzati: l’affare si è concluso in una settimana soltanto perché un giorno l’anagrafe era chiusa e il sabato tradizionalmente non è un giorno di buon auspicio per portarsi a casa un figlio. Nel medesimo villaggio, a 60 chilometri da Mumbai, la stessa mezzana poteva risolvere anche il problema delle coppie infertili o desiderose di un figlio maschio che si fa attendere: al marito, se danaroso, viene offerta una ragazza del luogo, non necessariamente per fecondazione in provetta. Appurati salute e sesso del feto la ragazza porta in pancia il figlio dell’uomo ricco e al termine lo consegna alla sua famiglia. Anche ai due reporter l’intermediaria ha proposto la maternità surrogata a 15 mila euro, di cui a lei sarebbe spettata una percentuale per il disturbo.Tempi moderni ; Quanto costa comprarsi un bebè chiavi in mano

Il reportage di MiD Day racconta solo la versione artigianale di un business consolidato che vale quasi due miliardi di euro. I primi in India ad affittarsi pance altrui sono gli straricchi locali, i vip e gli attori di Bollywood che sorridono sulle copertine con le nuove creature («Siamo colpiti dalla grandezza di Dio e dal miracolo della scienza», hanno commentato due star del cinema indiano, Aamir Khan e Kiran Rao, ringraziando per «il dono di un maschio» attraverso un utero in affitto). Poi arrivano gli stranieri, coppie etero o gay che optano per incubatrici umane a basso costo appoggiandosi ad agenzie che si occupano esclusivamente di questo. L’importante, anche qui, è la destinazione: bisogna dirigersi nelle zone più povere, quelle dove le donne accettano di trasformarsi in galline da batteria per poter sfamare i figli che hanno già.

Per esempio a Guntur, nell’Andhra Pradesh, sulla costa orientale, dove in media, secondo i calcoli del quotidiano indiano Mail Today, un bambino costa 6 mila euro: 2.500 vanno alla madre, 3 mila all’ospedale e il resto all’intermediario. Quello dell’intermediario è un lavoro redditizio (e abbastanza semplice, pare: 2.500 euro sono un sacco di soldi da quelle parti, in cambio dell’inconveniente di portarsi un figlio altrui in pancia per nove mesi) e i migliori sono i medici. Le candidate ideali per un posto da surrogate hanno invece meno di trent’anni, sono sane e hanno già figli. E devono avere un po’ di spirito d’adattamento: a Prabhadevi, quartiere superborghese di Mumbai, la “prima clinica gay, lesbian, bisexual e transgender friendly d’India”, Rotunda Clinic, ospita le sue madri surrogate in bilocali. Quindici alla volta. In questi appartamenti le donne, stoccate sui materassi appoggiati al pavimento, crescono i loro pancioni e litigano un po’ (è tutta colpa degli ormoni, non del fatto che vivano in un allevamento intensivo), ma hanno una domestica che pulisce e dà loro da mangiare.
Grazie a leggi fra le più permissive del pianeta, l’India si è trasformata in un supermarket di uteri e bambini, offerte comprese. Il pacchetto può includere una donatrice di ovuli con gli occhi chiari (merce da prelevare in Russia o in Inghilterra), oppure una seconda pancia in affitto (per aumentare le probabilità) a metà prezzo. La tariffa varia anche per le caratteristiche richieste: non fumatrice, timorata di Dio, non musulmana (opzione richiesta delle coppie di fede ebraica).
Solo che in tutto questo tramestare fra pance e provette, spiegano i sociologi locali, in India non c’è più la maternità surrogata di una volta: fino a vent’anni fa due coniugi senza figli chiedevano a una donna della famiglia di farne uno per loro (e poi si capisce perché nei romanzi di Chitra Divakaruni le ragazze indiane in America si innamorano dei mariti delle cugine). Poi sono arrivati gli stranieri e adesso il 90 per cento delle donne lo fa per soldi e quasi la metà delle coppie che cercano madri surrogate abitano nelle grandi città indiane. Alle volte si portano a casa la ragazza incinta del loro bambino e la accudiscono fino al parto. visto su tempi.it di Valentina Fizzotti 13 marzo 2012


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