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Tempi morti (Capo Verde)

Creato il 11 settembre 2012 da Virginie
“Fabrizio? Non fare mai quel numero” *
Sette vegani vestiti di bianco. Tutti italiani. Un paio di ristoratori e un paio di gestori di b&b;, con amici vari. Un paio di pescatori e le loro bionde fidanzate. Un pugno di persone che lavorano nell'immobiliare. Qualche signora, signorina, signore che non si sa bene che faccia. Qualche altra signora, signorina, signore semplicemente in vacanza, forse. Un rapinatore di banche. E persino una sorta di 007 (o sono la stessa persona?). Tutti italiani. Tutti gentili. (Quasi) tutti sorridenti. Non uno che si chieda cosa faccio qui. Io sono arrivata meno di dieci ore fa e me lo sono domandata dopo dieci minuti appena.
Italiani, dunque. Eppure a Capo Verde l'ambasciata italiana non c'è, né c'è un ufficio consolare. Ci sono la Francia, la Spagna, il Portogallo, gli Usa e perfino Cuba e la Cina, ma l'Italia no. Su Internet si trova traccia di un'agenzia consolare onoraria. Il console sarebbe un certo ingegner Luigi Zirpoli, immobiliarista pure lui, ma l'Ambasciata italiana competente per Capo Verde sta in Senegal, a Dakar. Capo Verde, sotto il profilo giuridico-amministrativo, ha pure un'altra particolarità: non ha un trattato di estradizione con l'Italia. Eppure gli italiani sono presenti nell'arcipelago dalla fine degli Anni 30: la prima pista di atterraggio sull'isola di Sal fu costruita dagli italiani (dai fascisti, se vogliamo), “pionieri dell'aviazione a Capo Verde”, come si legge sul sito dell'aeroporto.
Tempi morti (Capo Verde)Ma torniamo a Maio: un'isola di pazzi e da pazzi. Eppure c'è chi trova che sia meravigliosa. Certo, dipende da dove si è partiti, da quel che si è visto, ma per definire Maio una meraviglia ce ne vuole. O forse qui tutti consumano un cibo allucinatorio che mio marito e io non siamo riusciti a scovare. In ogni caso, a chiunque vi abbia messo piede, dovrebbe essere chiaro che sull'Ilha de Maio una spiaggia come quella di Chocas (nella foto) non esiste neppure nei sogni degli abitanti.
Tempi morti (Capo Verde)Il perché sembra ora oscuro, ma è un fatto certo che a Maio in tanti, soprattutto italiani, si sono lanciati nelle costruzioni. La storia sembra sia cominciata negli Anni 90, ma ha avuto uno sviluppo intenso dal 2000 in poi. In ogni caso, non c'è bisogno di faticose indagini: la storia continua. Basta allontanarsi un poco dal centro del capoluogo, verso Ponta Preta, e si scopre di tutto: il “villaggio” per antonomasia, il capostipite in un certo senso, lo Stella Maris; le villette finite e rifinite ma sempre disabitate; e, soprattutto un grande progetto in fieri: il Ponta Preta Village. I lavori sono in corso, almeno così ci assicurano, visto che noi non vediamo nessuno sul cantiere. Fotografiamo invece il cartello dell'immobiliare (qui accanto) che riporta, chiari, due nomi e due numeri di telefono. Quando più tardi, chiediamo di Fabrizio, l'unico nome che sul momento ricordiamo, la risposta è netta: “Fabrizio? Non fare mai quel numero” *. Non è un avvertimento, comunque, solo un consiglio.
Tempi morti (Capo Verde)Lo Stella Maris - nella foto parte della targa-fiume che lo ricorda - è stata una creazione di Gianni Selva Bonino, che, stando alle informazioni raccolte, ha abbandonato l'avventura, ripartendo con moglie e figlie, un paio di anni fa. Su Internet, tuttavia, c'è ancora traccia di lui a Maio e qui c'è un altro link dove non si parla solo dello Stella Maris. Sarà lui il tour operator che ha “avuto l'idea di proporre ai turisti che soggiornavano sull'isola di acquistare dei terreni”, come riportato sulla guida francese “Le Petit Futé” consacrata a Capo Verde (pag. 167)? Sempre secondo la guida “Tutti i lotti di Vila do Maio, lungo la costa verso Praia Preta, sono stati venduti. E gli italiani investono a tutto spiano, seguiti dagli spagnoli, dai tedeschi, dagli inglesi e dai francesi”.
Sarà, ma, a parte l'ImoMaio che, gestita dal francese Dominique, sembra andare a gonfie vele, sull'isola sembra di vedere solo scheletri e costruzioni abbandonate. Nella sua tesi di Dottorato in Etnologia e Etnoantropologia del 2010-2011 “Oltre il turismo. Scenari di mutamento nell'arcipelago di Capo Verde”, il ricercatore della Sapienza Damiano Gallinaro, scrive: “L'isola di Maio rappresenta un caso a parte. L'idea degli investitori era di creare una nuova Boavista, ma il turismo di massa non è mai decollato e l'isola si presenta al momento esclusivamente come luogo di seconda residenza e di turismo legato al weekend, e quindi ancora in una fase di esplorazione”. La fase di esplorazione sembrerebbe oggi conclusa. Maio, a dispetto di chi ancora ci crede, non decolla e, a parere personale, non decollerà mai.
Forse anche perché, come racconta sempre Gallinaro, a Maio le relazioni tra locali e stranieri sono presto degenerate: “Come è accaduto anche a Sal e Boa Vista, il progressivo aumento del prezzo dei terreni ha escluso dall'acquisto gran parte della comunità capoverdiana. Due personaggi, in particolare, venivano indicati come veri e propri truffatori. Uno di questi, è un italiano proprietario di un chiosco sulla spiaggia, secondo molti in combutta con un senegalese, che ufficialmente vendeva souvenir. Un'altra figura poco rispettabile della comunità maiense era considerata una signora brasiliana che, secondo alcuni, vendeva terreni senza avere alcuna proprietà a disposizione. Questi avventurieri erano riusciti ad avvelenare il clima nei confronti della comunità straniera”.
C'era poi un terzo personaggio, di cui a Maio tutti ancor oggi parlano, sussurrando ma non troppo: il “francese pedofilo”. “Un altro fenomeno che ha interessato la vita dell'isola - scrive al proposito Gallinaro - “è stata la presenza, alcuni anni addietro, di un Resort nella zona di Morro che era divenuto luogo privilegiato di turismo da parte dei pedofili. Il proprietario, un belga, organizzava addirittura interi charter di pedofili che passavano le loro vacanze “giocando” con bambini del posto, alloggiati in piccole camere in cui non mancavano giochi e colori. La gente sapeva, ma nessuno parlava, fino a quando un bambino morì come conseguenza di uno dei “giochi erotici” subiti da parte di uno degli ospiti. L'arresto del pedofilo belga e la chiusura del Resort, ancora visitabile nei suoi orrori, non è stato rimosso dalla comunità maiense che, anzi, ha finito per subire altre situazioni problematiche legate al turismo sessuale”. Il resort è sempre lì, sulla spiaggia di Morro, per lo più abbandonato (anche se qualcuno ora sembra aver preso possesso di qualche camera), in parte saccheggiato, in parte intatto. E la strada che conduce al resort è tuttora percorribile anche in auto.
“L'isola di Maio”, ci racconta ancora Gallinaro, “è chiamata l'“isola tranquilla” per la sua pacatezza, la bassa densità della popolazione, e le immense spiagge deserte, con un potenziale enorme per differenti tipologie di turismo da quello balneare, a quello sportivo, al turismo naturalistico. Con una popolazione di 7.900 abitanti concentrata per la maggior parte nel capoluogo Vila do Porto Ingles (o Vila do Maio), dista appena 3 ore di nave o pochi minuti di aereo da Praia. Nonostante queste potenzialità, l'isola è ancora relativamente esclusa dal flusso turistico. Nel 2008 aveva ricevuto appena 539 turisti , corrispondenti allo 0,2% del flusso totale”. Per il 2012, ovviamente, le statistiche ancora non ci sono. E l'esperienza personale vale poco. Comunque: sull'aereo che ci ha portato a Maio (68 posti, tre voli a settimana) mio marito e io eravamo gli unici turisti e quelli che abbiamo incontrato sull'isola non arrivano a dieci. Sia come sia, Gallinaro ci informa che “Nell'isola verso la metà degli anni 90 iniziano gli investimenti nel turismo che, però, ancora oggi si caratterizza solo come turismo residenziale, con poche attività legate al turismo settimanale, questo anche perché l'isola ha vissuto e vive grandi difficoltà nei collegamenti con le restanti isole dell'arcipelago. Come a Sal Rei e a Boa Vista, in località Ponta Petra si stanno completando costruzioni residenziali destinate a futuri residenti provenienti per lo più dall'Italia, dall'Inghilterra e dalla Germania”. E prosegue: “Quello che nel periodo della mia permanenza rendeva peculiare la vita quotidiana nel paese di Vila do Maio era la forte contrapposizione creatasi tra la comunità italiana e capoverdiana in seguito a fatti e incomprensioni che si erano verificati nel corso dell'ultimo periodo. (...) a Vila do Maio nel 2007-2008, la situazione era così grave che molti italiani e spagnoli stavano lasciando l'isola esasperati”. Tuttavia, dice sempre Gallinaro: “A prima vista Vila do Maio è uno dei paesi più tranquilli dell'arcipelago, con una lunga e bianchissima spiaggia, e una calma irreale in quasi tutto l'arco della giornata. Eppure dietro questa facciata tranquilla in appena un anno si sono registrati diversi episodi di contrasto tra le comunità”. A quanto sembra, pure per il ricercatore: “Non è facile cercare l'episodio scatenante di questo contrasto. C'è sicuramente un aspetto storico da considerare. La svendita dei terreni agli “italiani” avvenuta negli ultimi anni novanta”. Ma altrove precisa: “Un altro episodio che ha provveduto ad avvelenare l'animo della comunità capoverdiana è stata la presenza nell'isola di un signore italiano proprietario di un piccolo bed and breakfast che aveva “attenzioni” particolari per i ragazzini e le ragazzine del luogo e che riportava alla mente la vecchia ferita, ancora non chiusa, della pedofilia. Gli episodi legati alla vita di questo signore, sono stati oggetto d'attenzione anche da parte di alcuni forum su internet”.
Gallinaro scrive anche altre cose interessanti: “Il comportamento degli italiani a Maio è per lo meno significativo per capire quale sia il carattere e la qualità degli imprenditori italiani residenti nelle isole. La definizione che è stata data di questi improvvisati investitori, è quella di “aventurieros”, la stessa definizione che in un differente contesto si assegna ai ragazzi che a Sal vivono nelle strade e cercano di passare la settimana “vendendosi” alle turiste. “Se nei casi visti in precedenza, la comunità capoverdiana ha scelto la via della resistenza silenziosa, a Maio invece, la comunità maiense ha messo in atto quelle che sono le più estreme strategie di resistenza arrivando fino all'aggressione. “Ancor più interessante è stato analizzare le relazioni interne alla comunità italiana. Alcuni italiani, per la loro vicinanza con i capoverdiani, finivano per essere esclusi dalla comunità e quando, in un caso in particolare, hanno difeso, dall'accusa di furto una ragazza capoverdiana, hanno subito un vero e proprio processo alle intenzioni. La difesa pubblica di questa ragazza, che era nota per esercitare la prostituzione, da parte della moglie di un italiano, fece cadere sul capo di quest'ultima una doppia accusa: quella di essere a favore dei capoverdiani e di esercitare in qualche modo la stessa professione della ragazza difesa. “Lo scontro tra le differenti comunità era così forte da far fuggire molti italiani da quello che fino a qualche mese prima era considerato un vero e proprio paradiso. “Nonostante tutto non si è fermata, però, la speculazione edilizia. Soprattutto in località Ponta Petra e a Morro continuano ancora oggi, le costruzioni di nuove abitazioni destinate a case di seconda residenza per italiani, tedeschi, inglesi e per i nuovi ricchi polacchi e russi. Da qualche tempo, poi, sono iniziati interventi da parte della Camara Municipal volti a rendere sostenibile il turismo nell'isola con la creazione di un Parco Marino legato all'osservazione delle tartarughe e soprattutto con la creazione di un “museo diffuso” del sale che troverà posto nelle saline di Vila do Maio”.
Le saline ci sono. Quasi abbandonate. Il museo è ancora in fase di progetto. In compenso, giusto davanti alle saline e al progetto, c'è un'altra cattedrale nel deserto: il complesso Sogei. Sta già affondando e si sospetta non verrà mai finito. C'entra uno degli uomini più ricchi e discussi di Capo Verde, Jorge Spencer Lima, detto Scapa, proprietario, tra le altre cose, anche della compagnia aerea Halcyonair. Maio, in sostanza, è il secondo mistero di Capo Verde. (Il primo è la ricchezza ostentata da molti. La risposta – sovvenzioni, aiuti e rimesse a parte - sembra essere una sola: la droga)**.
Certo, si può immaginare che Maio qualche anno fa fosse più vivace, più pulita (spiagge comprese), dunque, in definitiva, più carina. Tuttavia l'entusiasmo speculativo si spiega poco (anche la lunga bianchissima spiaggia descritta da Gallinaro non è un granché. E men che meno è bianchissima). Sarà sfiga personale, ma, per di più, nei quattro giorni che passiamo a Maio qualcosa sparisce (anche per 48 ore quasi consecutive): l'elettricità. Chi l'ha vista? Per quanto ci consta, insomma, laggiù non c'è nient'altro da fare che ammazzare il tempo. Tra l'altro, a differenza di quanto ci avevano detto diversi italiani residenti a Capo Verde, a Maio l'auto (4X4) è indispensabile, altro che.
Gallinaro non lo spiega, ma io continuo a chiedermelo: cosa ha richiamato tutti questi italiani a Maio? “Comprare un immobile a Capo Verde – si legge qui, “è un investimento tutelato e sicuro. Capo Verde è divenuto nel 1991 una Repubblica Democratica Presidenziale Multipartitica, in seguito alle elezioni libere. Il primo governo attuò una politica riformistica liberalizzando alcuni settori dell'economia per stimolare l'afflusso di investimenti stranieri e l'iniziativa privata. “Il 29 dicembre 1997, in Italia è stata approvata la Legge n. 527, un accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica di Capo Verde, in materia di promozione e protezione degli investimenti, con protocollo fatto a Roma il 12 giugno 1997. (pubblicata sulla GU n. 13 del 18 gennaio 2000). Questa Legge è la garanzia a tutti gli effetti del diritto di proprietà nella Repubblica di Capo Verde per tutti i cittadini italiani (poi estesa a tutti i paesi della Comunità Europea)”. Il target sono i pensionati (e, anche questo, è luogo comune a Maio): “La Legge approvata a Praia, n. 19/V/96 del 30 dicembre, stabilisce le condizioni per l'autorizzazione di residenza permanente a Capo Verde, di cittadini stranieri in pensione. Questo significa innanzitutto l' esenzione dalla tassazione della propria pensione in Italia, ed inoltre porta ad avere molte agevolazioni anche a Capo Verde”. Ancora: “L'autorizzazione alla residenza permanente si estende al coniuge ed ai parenti minorenni a carico del titolare”. E si ha il “diritto di importare un mezzo di trasporto proprio, mobili ed oggetti personali con l'esenzione da qualunque tassa o diritti doganali”; l'“esenzione del pagamento della imposta di SISA per l'acquisto di una casa per abitazione propria” e si può “usufruire dello statuto di investitore esterno, nei termini della legislazione vigente, in relazione agli investimenti che si realizzano a Capo Verde”.
Ancora, come ci viene spiegato, “Capo Verde non è precisamente un paradiso fiscale, ma qui il denaro si può portare e gli interessi bancari sono elevati (BCN – Banco Capoverdiano de Négocios – 5,5%, Caixa 7%)”. Ma subito c'è chi contraddice: “Paradiso fiscale? Nooooo”. Ma conferma che puoi portare tutti i soldi che vuoi e che gli interessi sono tra il 6 e l'8%. In compenso, si possono far uscire solo 9000 € per volta. A meno che, ti spiegano, tu non cambi gli escudos al mercato nero al Platô (nel centro di Praia), nel qual caso, ti porti via tutti gli euro che vuoi.
Eppure il grande atout di Capo Verde per tutti i residenti stranieri (con un sola eccezione) sapete qual è? Il clima. No, dico: il clima.
Note
* Il signor Fabrizio ha, giustamente, risposto. Qui la sua replica
** Dopo aver letto la replica del signor Macchi mi sono accorta che questo passaggio non era tanto chiaro, perciò ho messo tra parentesi "il primo mistero di Capo Verde", che non è affatto legato a Maio, e me ne scuso, ma, appunto, a Capo Verde. A Maio, al contrario che in altre isole, ricchezza non se ne vede, dunque, tanto meno, la si ostenta. Quanto all'arcipelago come terra di passaggio del commercio di droga, scelgo a caso tra tutto il materiale che si può trovare in rete - per esempio su Panapress, agenzia di stampa panafricana - "La storia di Zany, la baronessa capo-verdiana della droga", pubblicata sul quotidiano portoghese Publico il 26 luglio 2010.
P.S. mi son riletta a freddo, poco fa, addì 13 dicembre 2012, e non mi sono trovata neppure scorretta. davvero, a parte, forse, un po' di sarcasmo, che si voleva comunque ironia.

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