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Creato il 06 febbraio 2012 da Pesa
In quei maledetti cinque anni di liceo classico ginnasio statale Siotto Pintor, non so quante volte ho percorso viale Trento, probabilmente un numero tendente all'infinito. Con il sole, il vento, la pioggia, io ero sempre su quella lunga striscia d'asfalto, il capo chino sconsolato pronto ad affrontare sei martorianti ore di lezione.
E nonostante lì, a due passi dal mio liceo, ci fosse, e continua ad esserci, la sede principale degli uffici regionali della Sardegna, non ho mai avuto l'opportunità di incrociare per la strada un esponente politico, uno di quegli opulenti e viscidi assessori regionali, o rappresentanti di partito dalle facili e belle parole, in modo da potergli sputare in faccia ciò che pensavo, per poter provare ad instaurare un discorso che fosse costruttivo, nella speranza che un giovane diciassettenne armato di ideali potesse far aprire gli occhi a chi pensa solo al proprio benessere. Ci ho sperato per ben cinque anni. 
La fortuna ha voluto che un paio di venerdì fa, quando mi son mascherato da bravo fratello dando un passaggio a mia sorella in modo da non farle perdere un giorno di lezione per via dello sciopero dei mezzi di trasporto, mentre tornavo alla macchina dopo la classica colazione da Marius, sia successa una cosa che ha quasi dell'incredibile. Sul freddo asfalto di viale Trento ho incontrato un personaggio che probabilmente meglio incarna lo schifo e l'indifferenza della politica sarda, colui che occupa un posto di rilevanza politica regionale da oltre un ventennio. 
E non farò nomi, lascerò solo un link. No, non è quello che compare all'inizio del video, lui è Dr. Drer
Gli son passato accanto, l'ho guardato con indifferenza e, in quel momento, ho pensato a tante cose: ho pensato che dall'altra parte della città una manifestazione bloccava il traffico cittadino, che a 50km di distanza da lì intere famiglie occupavano le strade statali costringendo i TIR a fermarsi; ho pensato ai comuni occupati della Barbagia, ai porti di Olbia intasati di merci perché i manifestanti impedivano l'uscita dall'area portuale; ho pensato alle interviste in televisione di chi piange perché non può garantire un futuro ai figli, non può togliersi lo sfizio di andare a mangiare una pizza fuori con la moglie all'età di cinquant'anni, non può comprare il pane ogni giorno; ho pensato ad Antonello Pirotto e al suo intervento il giorno prima contro Castelli, ai Sardi e Siciliani che insieme lottano per farsi sentire nonostante l'isolamento renda tutto più difficile. E allora non mi è venuta voglia di parlargli, mi è venuto il desiderio di dargli uno schiaffo urlando il mio disgusto nei confronti di quello che succedeva nelle alte mura del palazzo Regionale, avrei voluto dargli un ceffone con tutta la forza che sta dentro il mio corpo e poi scaraventarlo a terra. 
Sarei poi corso via in preda alla disperazione. "Non mi conosce" avrei pensato, ma avrebbe comunque scatenato una caccia all'uomo, si sarebbe urlato alla violenza della protesta e ai metodi sbagliati, sarei diventato una sorta di capro espiatorio. Ma non mi sarei mai fatto prendere. Con la macchina sarei corso dalla mia dolce metà e chiuso il mio conto in banca sarei volato verso Roma e poi Sydney, prima che la notizia e il mio volto si fossero diffusi. 
Arrivato a destinazione inizierò una nuova vita, con un nuovo nome, un nuovo lavoro. Dopo tanto tempo avrò dei bambini e li tirerò su come si deve, lì li farò vivere bene, darò loro ciò di cui hanno bisogno.  E forse un giorno, tra tanti anni, ormai vecchio, radunerò la mia famiglia e racconterò loro la verità, chi sono e da dove sono venuto. Gli racconterò tutta la storia e poi gli chiederò se si renderanno conto di quanto siano fortunati ad essere lì. 
C'è mancato poco che non succedesse mai... c'è mancato poco che non succedesse mai...

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