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Tempo fuori luogo di Philip K. Dick

Creato il 22 gennaio 2012 da Spaceoddity
Tempo fuori luogo di Philip K. DickPhilip K. Dick è l'autore che, più di tutti, suggella la mia ipotesi per cui gli autori più popolari di fantascienza hanno poco a che fare con battaglie spaziali ed elettronica inaudita. A dispetto del lettore insaziabile del genere in Tu, sanguinosa infanzia di Michele Mari, è quando le tematiche si allargano e indugiano di più nella vita contemporanea che i suoi risultati migliori assurgono al livello di capolavori. Dal novero dei quali mi sento di isolare Tempo fuori luogo (tit. or. Time Out of Joint, 1959), edito da Sellerio di Palermo, in seconda edizione, nel 2000 (con la traduzione di Gianni Pannofino). Per me il Dick migliore rimane tuttora quello dei racconti di Memoria totale, dove trovo Minibattaglia, una delle più incantevoli storie di giocattoli mai lette, o Rapporto di minoranza, a cui si è ispirato Steven Spielberg per un celebre ed emozionante film (Minority Report, appunto).
Tempo fuori luogo condivide con quest'ultimo racconto il tema della preveggenza e della sicurezza pubblica, in uno scenario che via via scivola nell'apocalittico - nel senso che rivela e sconvolge l'effimero castello di apparenze dove gli uomini e le donne si trovano a vivere sul serio. Una famiglia normale: Vic e Margo con Sammy e con l'eccentrico Rangle, fratello di lei, intento a guadagnarsi da vivere vincendo ogni giorno per tre anni consecutivi un concorso al giornale locale. Dei vicini un po' invadenti, Bill Black e Junie, ma insomma: c'è di peggio. Un mondo provinciale della migliore tradizione americana, dove non manca niente, meno che mai i pettegolezzi e la pruderie di tutte le Wisteria Lane che ben conosciamo.
Con una scrittura immediata, la freschezza di chi racconta un film e la sapienza di chi sa costruirlo con le sue parole, Philip K. Dick ci mostra le apparenze che si incrinano, la serenità monotona e molto evasiva con tutte le crepe che il fluttuare del tempo produce. L'autore è capace, come sempre, di dosare emozioni e personaggi, di calibrare la vicenda perché rimanga in suo possesso, consentendo alla sorpresa di preservarsi tale oltre ogni possibile consuetudine con la science fiction. L'arte, e non il trucco, sta tutto nel saper parlare dell'uomo e della sua storia consentendo al lettore un'evasione dagli aspetti più vieti e lasciandolo alle prese con il magma incontrollato del suo presente, come un'emergenza da affrontare.
Tempo fuori luogo di Philip K. DickNon lo nascondo: Tempo fuori luogo di Philip K. Dick sarebbe potuto essere per me un secondo Indietro nel tempo di Jack Finney, eppure non mi ha preso con la stessa calda e ipnotica emozione che mi ha trascinato fino in fondo a quel magnifico capolavoro. C'è qualcosa di trattenuto, un freno, in queste pagine: come una reticenza a mantenere le promesse. Ciò rende Tempo fuori luogo un po' più misterioso, e direi anche metafisico, ma anche più impalpabile. Il romanzo di Dick tende a scivolare un po' dalle mani, coinvolge il mondo dell'epistemologia e dell'ermeneutica più recenti, eppure si nasconde dietro un velo di incompiutezza. Prova d'autore sulla forza delle parole, del tempo e dello spazio, Tempo fuori luogo ti guarda con quelle sue pagine ineffabili, in quello scenario fuori dalle coordinate della conoscenza, forte della sua impenetrabilità a chi non è iniziato ai riti del futuribile.
Un lettore di oggi, in specie uno non espertissimo come me, ci vede dentro di tutto, da Matrix al Truman Show, dalla fantapolitica alle storie di spionaggio: la storia, imperniata tutta su un uomo che scopre il senso del suo potere, richiama anche i romanzi fantasy: eppure in Tempo fuori luogo il fenomeno, ovvero l'apparire di una dimensione nuova e stupefacente, è stato raffreddato un po' dall'intelletto. Classe e intelligenza impareggiabili, ma poca adrenalina.

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