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“Tenebre e ghiaccio” di Leigh Bardugo, Piemme

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

tenebreghiacciocopIl fantasy è, tra tutti i generi più in voga nella letteratura per ragazzi, indubbiamente quello che mi rimane più ostico. Pur avendone letti di bellissimi, devo ammettere che quando si tratta di pubblicazioni che, in qualche modo, rispondono alla tipologia, mi trovo ad entrare nella storia con un pizzico di fatica in più rispetto a quella che di solito spendo nella maggior parte degli altri casi.

Ed invece stavolta ho avuto la sorpresa! Perché “Tenebre e ghiaccio” di Leigh Bardugo, edito da Piemme nella collana Freeway, mi ha coinvolta fin dalla prima pagina, trascinandomi nelle sue atmosfere suggestive, dagli echi misti tra scenari di ispirazione russa e probabili rimandi alle società giapponesi medioevali dei samurai.

Niente elfi, draghi, nani o altre tradizionali figure del fantasy, qui abbiamo delle creature spaventose dalla forma di uccelli rapaci che vivono in una distesa dove tutto è buio e morte, al limitare del regno di Ravka, terra in guerra, povera e divisa che si affida al potere e alle forze magiche dei Grisha, un esercito di maghi e maghe, capeggiato dal carismatico Oscuro, i quali hanno capacità, grazie all’esercizio, agli studi e alle doti innate, di governare gli elementi, di forgiare i materiali e perfino di curare o uccidere.

Alina e il suo amico del cuore Mal sono orfani, cresciuti insieme presso la dimora di un nobile dedito all’accoglienza e la cura dei bambini soli, e insieme arruolati nel Primo Esercito, la congregazione militare dei soldati semplici, quelli che non hanno poteri magici e possono difendere la loro terra solo con l’uso della forza e delle armi.

Alina è gracile, debole, di aspetto malaticcio, una ragazzina insignificante che per lo più passa inosservata e si dedica al mestiere di apprendista cartografa. Mal, al contrario, è attraente e sicuro, allegro, di buon carattere e gran successo con l’altro sesso.
I due sono amici per la pelle, ma è indubbio che i sentimenti di Alina vanno un po’ oltre il cameratismo e l’affetto spontaneo che le mostra il ragazzo.

I ragazzi sono giovani e coraggiosi, ma attraversare la Distesa delle Tenebre è qualcosa che spaventa tutti e quando arriva la vigilia del giorno in cui Alina, Mal e la loro truppa dovranno addentrarsi nel buio, facile preda dei carnivori Volcra per giungere – si spera intatti – dall’altra parte del regno dove c’è lo sbocco sul mare in grado di garantire il commercio e le comunicazioni con il resto del mondo, è normale che una corrente di nervosismo attraversi gli animi.
E’ da secoli ormai che le cose stanno così, da quando nella notte dei tempi uno stregone malvagio e assetato di potere creò la Distesa ad isolare Ravka e la popolò di esseri terribili.
Da quel momento in poi gli abitanti del regno sono stati costretti, per garantire la sopravvivenza della propria terra, rifornire le navi, approvvigionarsi del necessario, a mettere a repentaglio le proprie vite tentando la sorte di passare oltre la pianura della morte.

Alina è ben cosciente dei rischi e così quando tocca a lei e ai suoi amici non si fa grosse illusioni. D’altra parte la speranza pare venir meno quasi subito: appena i mezzi speciali per solcare il deserto si ritrovano nel buio ecco giungere gli stormi di Volcra a ghermire e uccidere, e a poco si dimostra utile l’aiuto dei Grisha arruolati nella spedizione.
Ma esattamente quando uno dei rapaci è in procinto di straziare il corpo di Mal, accade l’imponderabile e Alina, in maniera del tutto incosciente, si ritrova a liberare un potere immenso e unico: quello di richiamare e diffondere la luce del sole.

Ben presto tutto il regno è sgomento e speranzoso: che si sia trovata la grande Convocatrice del Sole, l’unica in grado di sconfiggere la Distesa delle tenebre?
Alina è ancora più incredula e perfino spaventata. Come è possibile che abbia in sé una tale magia? Come fare per esercitarla e governala? Cosa il destino ha in serbo per lei?
Subito viene trattata come qualcosa di prezioso, condotta al palazzo reale e inserita nel gruppo dei Grisha.
Questi infatti prima di trovare il loro posto nelle missioni di guerra, devono essere istruiti presso la corte e qui conducono una vita privilegiata, studiando ed esercitandosi, tra gli agi e i favori.
Pur essendo servitori del re, i Grisha paiono avere un potere forte ed autonomo, soprattutto il loro capo, il tenebroso e algido Mago Oscuro, tanto affascinante quanto altero e misterioso.

La vita di Alina subirà una vera rivoluzione: da orfana e umile apprendista a Grisha unica nel suo genere e favorita dell’Oscuro, tra le invidie, i duri esercizi, le aspettative e i giochi di potere dei palazzi…

Ma tra gli sfarzi e gli intrighi, un’inquietante verità verrà piano piano alla luce costringendo la giovane, oramai guerriera, a cambiare di nuovo il suo punto di vista e ad impegnarsi per una missione davvero immensa e difficile: salvare la sua terra con l’uso delle sue forze e contro il mondo finora conosciuto. Con l’unico aiuto di chi la ama davvero, e non desidera solo il suo potere o renderla schiava.

Un romanzo che, pur non essendo sostenuto da una prosa ricercata ed elevatissima – ma comunque dignitosa nella sua semplicità – ha il pregio di una discreta dose di originalità e di un ritmo coinvolgente e serrato. E’ uno di quei libri che hanno la capacità di risucchiare nella storia, di allestire scenari nella mente del lettore, di richiamare una pagina dopo l’altra senza una tregua concessa dalla curiosità di sapere cosa accadrà dopo.

La trama, pur non essendo troppo complessa, è intrigante, con un buon uso del colpo di scena, del cambio di registro, del romanticismo, dell’azione.
L’uso della prima persona aiuta, oltre a rendere più vivace e trascinante la narrazione, a conferire uno spessore al personaggio della protagonista che, a differenza dei comprimari, forse un po’ troppo stereotipatati, risulta ben sfaccettata e umana, sia nei sentimenti che nei comportamenti.
E nelle sue imprese lancia anche un efficiente messaggio di riscatto e autonomia, nella sua forza di eroina atipica e artefice del proprio destino.

Affascinanti sono le ambientazioni che ricordano i territori freddi e sconfinati della Russia (anche con richiami linguistici e assonanze) e, almeno a me, hanno lasciato anche suggestioni orientali, legate al mondo dei samurai che ho subito messo in parallelo con la società dei Grisha.

Una lettura che sicuramente, al di là di ogni analisi critica troppo celebrale e sofisticata, mi ha divertita e rapita, permettendomi quello che infondo ogni lettore cerca e spera quando si affaccia ad un romanzo: un momento di evasione assoluta e coinvolgente.

(Il libro è il primo di una trilogia, non resta quindi che attendere il prossimo e sperare che sia nella stessa misura avvincente e interessante. E’ disponibile anche il formato Kindle)

(età consigliata: da 11 anni)

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