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Terramatta: i tempi della memoria

Creato il 24 aprile 2013 da Sulromanzo

TerramattaTerra matta è un romanzo anomalo. In primo luogo perché è allo stesso tempo romanzo e biografia, anzi romanzo della biografia. In secondo luogo perché propone una scrittura che scava nella lingua, attraverso metatesi, ipercorrettismi, lessico inappropriato, e riporta alla luce, non sappiamo se gloriosamente o suo malgrado, un senso straordinario di epicità.

 

La vicenda “editoriale” di quello che, partendo da oltre un migliaio di pagine dattiloscritte da un semi-analfabeta, è diventato con la curatela di Evelina Santangelo e Luca Ricci, un romanzo per Einaudi, è qualcosa di straordinario, nel senso letterale del termine.

 

Su queste basi, il film-documentario Terramatta, diretto da Costanza Quatriglio, nel quale Roberto Nobile dà voce alla scrittura di Rabito, tenta non già di “riprodurre” il romanzo, cosa peraltro poco edificante, ma di riflettere sull’operazione di recupero del tempo che Rabito fa con grande lucidità e catapultando in scena quella “sicilianità” perfetta fatta di una candela offerta al santo, e l’altra in omaggio al serpente.

 

Il ragazzo della «chilassa 1899», che Rabito fu, è lo stesso “ragazzo” che procede ad una scrittura, la quale, come fa ben notare la Quatriglio col suo film, fa i conti con la storia in maniera aperta e sincera. Non si sfugge alla teoria degli episodi narrati, uno dopo l’altro, è fisiologico, tuttavia, attraverso questo documentario, si accede alla dimensione più generale, complessiva, che Terra matta ha rappresentato, vale a dire un affresco personalissimo della storia d’Italia e delle sue “statutarie” contraddizioni.

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