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Territorio Zero - una recensione di Antonio Benforte ed Econote.

Creato il 13 febbraio 2014 da Tazzina @tazzinadi

Territorio Zero - una recensione di Antonio Benforte ed Econote.

Territorio Zero, a cura di Livio de Santoli e Angelo Consoli, Minimum fax


 Buongiorno buongiorno! Ringrazio tantissimo Antonio Benforte, per questa recensione che introduce una bella novità, per questo blog e per me. Da oggi, comincio infatti una collaborazione con Econote.it. Un magazine indipendente che si occupa di temi a me particolarmente cari: ecologia, sostenibilità da molti punti di vista.  
Qui, c'è il mio primo post. Si intitola Running in the rain e inaugura un rubrica sugli sport all'aria aperta. Sono davvero felice di questa nuova avventura e ringrazio Antonio e tutto il bel gruppo di Econote.it che, dal 2008, lavora per un mondo più verde :)


Prendete un libro. Osservatelo, leggetene la quarta di copertina. Fate frusciare le pagine, annusatele. Ogni libro che leggete è un viaggio. Può essere più o meno bello, ma vi cambierà, statene certi. Alcuni libro lo fanno grazie all’invenzione di una storia indimenticabile, mentre libri come Territorio Zerovi cambiano perché vi fanno comprendere che un altro modello di vita è possibile. Anzi: è necessario.
Curato da Livio de Santoli e Angelo Consoli, Territorio Zero è un “manifesto che impegna chi lo sottoscrive a realizzare un programma di sviluppo territoriale rispettoso delle risorse naturali in una visione innovativa”. Nel farlo, mette insieme una serie di contributi efficaci e intelligenti su tematiche ecosostenibili. Perché “la crisi attuale ci dice che il modello della seconda rivoluzione industriale è ormai inservibile”, ci dicono gli autori. Ed è quindi necessario tornare allo zero: zero rifiuti, zero emissioni, zero chilometri per il consumo dei prodotti.
Non è certo un percorso facile, ma bisogna iniziarlo. Soltanto cambiando ottica, uscendo fuori dalla logica attuale: riusando, riutilizzando, rimettendo in circolo le cose. Bruciare un rifiuto è una follia, lo stesso è buttarlo in discarica, ci fa capire Paul Connett nel suo intervento “Territorio Zero. Un imperativo morale per la sostenibilità”. Leggendo alcuni passaggi del libro sembra che si tratti di un romanzo di fantascienza. Ma non perché siano proposte inattuabili, anzi. Perché l’attuale politica e le amministrazioni pubbliche sembrano sorde a questi messaggi, e il tutto sembra lontano, impossibile da realizzare.
Gli spunti offerti da Territorio Zero spaziano dall’agricoltura e l’energia alla valorizzazione del territorio, passando per la gestione del ciclo dei prodotti e la mobilità sostenibile. Molte cose sono interconnesse, alle volte non ci pensiamo. Ad esempio, la qualità dei cibi, la qualità della vita, la gestione dei rifiuti, hanno anche un profondo impatto sulla nostra salute. Nella nostra epoca crisi ambientale, crisi della salute e crisi dei lavori sono collegate, e bisogna quindi ripensare anche a nuove politiche per la gestione della salute pubblica.E la cosa più importante a proposito dei contenuti di questo libro è che non si tratta di chiacchiere sterili: gli autori si pongono anche degli obiettivi: nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
Difficile scegliere il contributo più interessante. Forse ce ne sono alcuni più immediati di altri, sia per la capacità dell’autore di divulgare un’idea (penso nuovamente a Connett e la sua strategia Rifiuti Zero, o Carlo Petrini e il Chilometro Zero) che per la notorietà del tema, ma in linea di massima uno dei pregi del volume è l’accessibilità dei contenuti: niente paroloni, niente formule misteriose. Anche quando si parla di approccio strategico alla finanza selvaggia con Alessandro Politi o di evoluzione della città con Franco Purini. Al contrario, una luminosa chiarezza. Una chiarezza che passa attraverso car sharing ed energie sostenibili, l’abolizione del “vuoto consumismo a perdere” e tante piccole e grandi sfide.
Dobbiamo affrontarle, dobbiamo prepararci a tutto questo, modificando ciascuno di noi il proprio approccio alla vita e alle cose. La terza rivoluzione industriale, così come è stata definita da Jeremy Rifkin, comincia a realizzarsi in tutto il mondo. Citando Sergio di Cori Modigliani, autore forse del contributo più emozionante del volume: “Siamo sette miliardi di animaletti che si agitano su una gigantesca biosfera che gira intorno al sole. E siamo arrivati al capolinea dopo diecimila anni di civiltà. O ne usciamo tutti insieme. O non ne usciremo”.
Pensiamoci bene. Prima che sia troppo tardi.


(Antonio Benforte)
  


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