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TESTI INEDITI di Ninnj Di Stefano Busà

Creato il 21 febbraio 2014 da Vincenzoweb

di Ninnj Di Stefano Busà

Esistere per patire, o restare

nello smarrimento è lo stesso,

per sottrarsi al solleone o

al mondo che pure li incalza.

Rispondono col fomentare

le follie del vento, hanno il sorriso

da opporre all'imperio dei giorni,

alle sottrazioni inutili della vita.

Anche se spiove o fa gelo invadono

metropolitane e sottopassi,

vegliano con lo stesso timore

i figli e i bonus del discount.

Intanto si contendono

la luce di un giorno che verrà,

e godono il lucore

dei fanali che nasconde loro

le nuvole e le stelle.

Non è fatica. È dolore che affatica,

lo vegli con lo stesso timore,

il traguardo che fugge, si defila,

perché in gioco è la vita,

l'istinto che ti sopravvive, l'ipotesi

che ti abbandona alle cose maldestre,

senza rimorso, il suo finale che non regge,

non ha elastici e ti cambia.

A nulla servono i pensieri, il silenzio,

la regola del giorno è presto fatta:

è tutto lì, nella paura l'istinto perverso,

la sua sorte, essere il fuori "fuoco"

dentro l'obiettivo.

E poi non basta nessuna forma di dolore

a dirti salvo o morto.

Un trattenere i battiti del cuore

che non si arrende, resiste un po',

fino all'ultimo sguardo, e pare ti appartenga.

La combatte ogni giorno la guerra:

dei cartoni, dell'erba e del pane,

poi c'è l'ombra che lo serra all'asfalto

di strade roventi...relegato al tempo di esistere,

allo spazio che gli è consentito

e veglia con lo stesso terrore

il sottoscala e il bricco di latte pe' i figli.

Nei cortili c'è l'ombra, ma non è l'ombra buona

dei prati, non ha profumo d'erbali.

Nell'ora di punta è il sogno a franare,

trasuda dagli scantinati la muffa, come topi

dal vicolo cieco essi vanno a cercare

frescura ai picchi di sole.

Formiche senza fretta scompaiono

nei vicoli ciechi di città-fantasmi.


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