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Tg1, Ferrario: “Il direttore decide ma senza emarginare”. Minzolini: “Dopo 28 anni di conduzione forse si può anche fare altro”

Creato il 30 dicembre 2010 da Iltelevisionario

Tg1, Ferrario: “Il direttore decide ma senza emarginare”. Minzolini: “Dopo 28 anni di conduzione forse si può anche fare altro”

(di Francesco BeiLa Repubblica) Minzolini, adesso che succede? Rimanderà in video Tiziana Ferrario come chiede il tribunale?
«A me ancora non è arrivato nulla di ufficiale, vedremo nel dettaglio quello che scrive il giudice. Ma ci voglio ragionare bene sopra. Vede, il contratto dei giornalisti prevede delle prerogative del direttore e mi sembra che questo aspetto non sia stato valutato attentamente da chi ha commentato la sentenza».

Il giudice riconosce che nei confronti della Ferrario lei ha attuato una “discriminazione” politica, l´ha cacciata dalla conduzione perché non aveva firmato un documento di sostegno alla sua direzione…
«È una scemenza. Il problema era uno soltanto: io ho fatto assumere in blocco 18 precari, tutti ereditati dalle precedenti gestioni, imponendo all´azienda un notevole sforzo economico. A fronte di questo c’era bisogno anche di proiettare all’esterno questo rinnovamento della redazione e in un Tg questa operazione la puoi fare solo inserendo volti nuovi. Stimo la Ferrario, ma dopo 28 anni di conduzione forse si può anche fare altro».

Secondo il giudice questo “rinnovamento” è stato a senso unico, gli altri conduttori sono rimasti dov’erano.
«Ma nessuno di loro, né Susanna Petruni né Attilio Romita, hanno passato 28 anni in video. L’avvicendamento è una prassi normale: Petruni fece la conduzione e poi Giulio Borrelli gliela tolse. Clemente Mimun tolse la conduzione a Francesco Giorgino. Ma nessuno di loro ne fece un caso politico. La realtà è che in Rai, quando qualcuno mette in discussione il tuo ruolo, c’è chi preferisce buttarla in politica, ma questo rischia spesso di essere un alibi per tenersi stretto il proprio posto».

Un conduttore è la firma del Tg, non lo può mettere in un sottoscala solo perché non la pensa come lei.
«Sottoscala? A Ferrario ho offerto di fare il superinviato: tre mesi a Mosca, tre mesi a New York, massima libertà. Un sogno per qualunque giornalista abbia ancora il gusto di fare questo mestiere. Posso aggiungere una cosa?».

Prego.
«Se posso dare un consiglio alla sinistra, la smetta di fare battaglie di retroguardia a difesa dell’esistente. Difende i baroni universitari, ora anche i baroni del video. A questo punto capisco certe critiche di Matteo Renzi».

Intanto da qualche mese lei non fa più i suoi contestati editoriali. È un segnale di autocritica?
«No, il fatto è che la situazione politica non è cambiata. A ottobre dicevo che l’alternativa era tra un governo autorevole per fare le riforme o il voto anticipato. Mi pare che stiamo ancora a quel punto: quando cambieranno le cose tornerò in video a dire la mia».

Tg1, Ferrario: “Il direttore decide ma senza emarginare”. Minzolini: “Dopo 28 anni di conduzione forse si può anche fare altro”

(di Silvia FumarolaLa Repubblica) Tiziana Ferrario, che significa per lei questa sentenza?
“Significa che nel nostro Paese il principio di legalità e di rispetto delle regole prevale ancora su quello di autorità e sull’arroganza”.

Era davvero impossibile trovare una mediazione con Minzolini?
“Dopo la mia rimozione Minzolini ha detto più volte al Cdr che la mia ricollocazione era un problema dell’azienda. La direzione del personale a sua volta ha ribadito che si trattava di un problema di Minzolini. Sentirmi oggetto di un palleggiamento mi ha molto umiliata”.

Al Tg1 c’è sempre stato il confronto, anche politico. Cos’è cambiato?
“Oggi il Tg1 è un telegiornale di parte e non lo dico solo io ma anche l’Agcom. Anche i telespettatori se ne sono accorti, a giudicare dal calo degli ascolti, e questo mi dispiace molto perché è il mio giornale”.

Minzolini ha detto che la sentenza crea un problema: prevede l’inamovibilità e incide sulle funzioni del direttore.
“Non è la prima decisione del genere che tutela la professionalità del giornalista. Nessuno mette in discussione i poteri di un direttore, se vengono esercitati nel rispetto delle regole. Tra questi poteri sicuramente non c’è quello di emarginare dei colleghi e non farli lavorare”.

La sentenza crea un precedente: visto il malessere diffuso è ipotizzabile che altri colleghi si rivolgeranno al

giudice?
“Mi auguro che non sia necessario e che ci sia un cambio di rotta da parte della Rai. Sono tanti i colleghi emarginati che aspettano di poter riprendere a fare il loro lavoro con dignità”.

In una lettera appesa in bacheca, lei ha scritto che “la credibilità del Tg1 nel passato era data dalla ricchezza delle tante sensibilità culturali presenti in redazione”. Come si recupera la credibilità?
“Basterebbe ricominciare a dare le notizie rispettando le diverse opinioni, con un occhio più attento a quello che accade nel nostro Paese, alla gente comune”.

Con che spirito si appresta a tornare in redazione?
“Con l’impegno di sempre”.

Ha avuto solidarietà dai suoi colleghi?
“Mi auguro che tutti abbiano capito che questa non è una vicenda personale”.

La prima telefonata ricevuta dopo la notizia della sentenza?
“Preferisco parlare delle prime telefonate che ho fatto. Ho chiamato altri colleghi che si trovano nella mia stessa situazione – Massimo De Strobel, Paolo di Giannantonio, Raffaele Genah e Maria Luisa Busi – per condividere con loro questo momento”.

 



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