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The Abramovic method e Memorie di una geisha: esiste un’esperienza che non sia diretta?

Creato il 04 maggio 2012 da Milemary

The Abramovic method e Memorie di una geisha: esiste un’esperienza che non sia diretta?
Vi chiederete che nesso sussiste tra una performance artistica e un romanzo... se non fosse per via della mail di un amico e il fatto che li ho vissuti a poche ore di distanza, probabilmente questo post non avrebbe motivo di essere (ammesso che ne abbia in ogni modo).
Dopo aver trascorso alcune notti (uniche ore disponibili per darsi ai piaceri della lettura) il fiato sospeso per sapere se il destino di Sayuri si sarebbe compiuto (concedendole di vivere il suo Presidente) ho scoperto che “Memorie di una geisha” era “solo” un romanzo di fantasia... non so dirvi la delusione. Nulla da dire sullo stile, sul ritmo, sulla ricchezza dei dettagli e la ricerca, ma... non posso nascondervi che se fosse stato una storia vera, quella storia avrebbe occupato un posto particolare nel mio cuore (luogo dove, per ora, si cela un unico romanzo: Les confidences di Lamartine, proprio perché intimo, nato da un’esperienza diretta). Mentre ora, il sentimento che permane è la frustrazione.
È stupido lo so, tanto più che se avessi letto qualche critica, avrei saputo che Arthur Golden non era mai stato il confidente di Sayuri, bensì il suo ideatore. Mea culpa, se di colpa si può parlare.
Ma continuiamo.
Il caso (destino?) ha voluto che due giorni dopo aver richiuso questo libro, andassi al PAC di Milano per vivere The Abramovic Method, prima da osservatrice e poi da partecipante. Non voglio tediarvi con il racconto di quest’esperienza, ma la rifarei volentieri, fra qualche settimane per costatare se le sensazioni sono le stesse la seconda volta.
Veniamo al dunque, ieri ho ricevuto questa mail dell’amico che mi accompagnava:
[...]Per il resto, mi sono ritrovato a riflettere sul fatto che, per un paio d'ore, sono stato un'opera d'arte vivente [...] Comunque l'esperienza diretta mi ha insegnato che, per l'appunto, non c'è esperienza se non è diretta. Su questo mi piacerebbe che ne parlassimo un po’.
  D’impeto, la mia risposta è stata :
[...]Per quanto riguarda l'esperienza... credo che sia effettivamente difficile considerarla tale senza esserci coinvolti, però a volte il racconto di alcune persone ha una tale forza che qualcosa smuove dentro di noi, credo almeno [...]
Ora, dopo averci dormito sopra o forse dopo aver trascorso alcuni momenti con Daniel Glattauer e il suo “Le ho mai raccontato del vento del Nord”, comincio a dubitare. Può un racconto, per quanto empio di patos, valere un’esperienza diretta?
Guardando un documentario sul pellegrinaggio “des justes” (non so - e in questo momento non ho voglia di cercare - quale sia la traduzione della parola che qualifica le persone che hanno salvato degli ebrei dal loro atroce destino durante la seconda guerra mondiale) mi sono commossa di fronte all’emozione che provavano i discendenti dei Justes ritrovando i superstiti al Memorial (dans l’allée des Justes). Mi sono inorgogliti di aver avuto dei concittadini capaci di andare contro la follia umana e, ancora una volta, mi sono chiesta se io avrei avuto tanto coraggio... domanda alla quale spero di non dover mai rispondere.
Tuttavia, quell’esperienza raccontata - per quanto forte (avevo le lacrime agli occhi... sì, è vero, sono un’emotiva quindi non vuol dire molto, ma...) - al mio risveglio aveva un altro sapore. La mia emozione non era legata all’esperienza indiretta dell’olocausto, ma all’esperienza “diretta” della condivisione di un’emozione o, peggio, semplicemente un transfert...
Temo di avervi perso, e forse mi sono persa anch’io... ma di sicuro sono aumentati i miei dubbi sulla possibilità che esista un’esperienza non diretta... e forse è per questo che per anni ho letto più volentieri biografie che romanzi... o per lo meno che ho comprato solo opere intime (perché purtroppo, o per fortuna, se un libro entra in casa, prima o poi lo leggo... che sia per affetto per chi me l’ha offerto, o per orrore di avere in casa un potenziale tesoro della letteratura). L’unico per ora che rimarrà per sempre non letto è Profumo (ci ho provato, ma fin dai primi capitoli, ho capito che tutta quella “violenza” gratuita per me non aveva alcun interesse).
Questa volta è ufficiale mi sono persa, e devo scappare quindi... chiedo venia per questo sfogo forse incompiuto anche se in me trova la sua logica.

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