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The Artist

Creato il 30 ottobre 2011 da Zaziefromparis

The ArtistSiete di quelli che non hanno più fiducia nel cinema? 
Di quelli che pensano che ormai a Hollywood si facciano solo film in 3D pieni di effetti speciali, morti ammazzati, dialoghi privi di spessore e attori capaci soprattutto di mostrare bicipiti e sorriso smagliante? 
Se appartenete a questa categoria, allora ecco qua il film che fa per voi. Il film nato per smentire le vostre certezze, il film creato per dimostrarvi che, nell'anno di grazia 2011, il cinema è ancora capace di osare l'inosabile, di stupire, di farci sognare, ridere, piangere, e credere, anche solo per due minuti due, signoriesignore, che il mondo è un posto meraviglioso. Come? Semplice, con un film muto (!) e in bianco e nero (!): The Artist.
Girato a Hollywood (e sognato da anni) dal regista francese Michel Hazanavicius, questo film ha visto la luce grazie al coraggio e alla lungimiranza di un giovane produttore, Thomas Langmann (che non è nuovo ad operazioni arrischiate, basti pensare che c'era sempre lui dietro le quattro ore di biografia del criminale francese Mesrine). Presentato in competizione all'ultimo Festival di Cannes, il film ha ricevuto il premio (meritatissimo!) per la miglior interpretazione maschile, assegnato a Jean Dujardin. L'attore e il regista sono alla loro terza collaborazione. In Francia, hanno sbancato il botteghino e ricevuto elogi dalla critica per i loro film OSS 117, Le Caire Nid d'Espions e OSS 117, Rio ne répond plus, che sono in pratica una ridicolizzazione dei film di James Bond, con ambientazioni rigorosamente '60s. Film deliziosi e leggeri, che suonano ora come un bel preludio al loro ultimo lavoro. Del quale fa anche parte Bérénice Béjo, compagna del regista nella vita reale, e già protagonista con Dujardin del primo OSS.  
The ArtistThe Artist racconta la parabola discendente di George Valentin, star del cinema muto alla fine degli anni '20, incapace di rendersi conto che l'avvento del cinema sonoro gli distruggerà prima la carriera e poi la vita. A differenza di Peppy Miller, una ragazza che passa da semplice comparsa nei film di Valentin a star del cinema parlato nel giro di pochissimo tempo. Tra i due scatta subito una forte attrazione, ma Valentin è sposato e i due non possono coronare il loro sogno d'amore. Soltanto quando l'attore, in miseria, verrà abbandonato da tutti (moglie compresa), Peppy potrà andare in suo soccorso e offrirgli una seconda occasione di vita.
The ArtistThe Artist, lo confesso, mi è piaciuto da morire fin dai titoli di testa, in perfetto stile RKO. Il regista non può capire quanto lo ammiri per il coraggio che ha avuto: l'idea che qualcuno faccia un film muto nel 2011 è semplicemente meravigliosa (mi ricordo un solo altro esempio negli ultimi anni, ed è quello di Juha di Aki Kaurismaki, ma in tutt'altro stile). E la cosa ancora più incredibile è che il pubblico lo segua: il film in Francia, sappiatelo, è già campione d'incassi. La verità è che ci si dimentica dopo un minuto che è iniziato, che questo film è senza dialoghi. Perché si rimane immediatamente catturati dalla storia, dalla bellezza delle scene, della luce, della musica, e dalla bravura degli attori (Jean Dujardin è magnifico: ha la classe, il carisma e il portamento di un moderno Clarke Gable). The Artist è amore per la magia del cinema (e del cinema toutcort) che trasuda da tutti i pori dello schermo, è un omaggio sentimentale (sincero e disarmante) a Hollywood e ad universo lontano che racchiude in sé gli elementi essenziali del nostro immaginario collettivo. E' come se, guardando The Artist, ritrovassimo l'innocenza perduta, e ci rendessimo conto di quanto ci fosse mancata. Per me, il momento più bello, è senza dubbio quello dell'innamoramento tra George e Peppy: i due stanno girando la scena di un ballo, dove si devono incrociare, ballare allacciati per pochi istanti e poi separarsi. Ma la scena deve essere ripetuta continuamente, perché c'è sempre qualcosa che non va: i due ridono, sbagliano i tempi, rimangono abbracciati troppo a lungo. Insomma l'amore racchiuso in quattro, semplicissime scene. Alla fine del film, il pubblico (sala stracolma di uno dei più grandi cinema di Parigi) è scoppiato in uno spontaneo, fragoroso applauso. Come se fossimo a Hollywood nel 1927, e non al Gaumont Opéra nel 2011.
Tutto sembrava possibile, persino mettersi a baciare qualcuno sotto la pioggia all'uscita del film, pretendendo di essere ancora in un mondo perfetto: silenzioso, e in bianco e nero.


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