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The bling ring

Creato il 08 ottobre 2013 da Misterjamesford
The bling ringRegia: Sofia CoppolaOrigine: USAAnno: 2013
Durata: 90'

La trama (con parole mie): Rebecca e Marc sono due figli delle famiglie bene delle colline di L. A., patiti di moda e gossip, alla ricerca di un qualche brivido che la vita agiata e le feste non riescono più a dare. Così, sfruttando internet e le notizie sui divi, accompagnati dalle amiche Nicky, Chloe e Sam, cominciano a prendere di mira le ville vuote di personaggi come Paris Hilton, Lindsay Lohan e Orlando Bloom, compiendo furti di denaro, vestiti, oggetti e gioielli che verranno stimati attorno ad un totale di tre milioni di dollari.
Quando, grazie ai video della sorveglianza delle abitazioni VIP e all'ingenuità delle foto postate su Facebook dai rapinatori, le forze dell'ordine giungeranno a prelevarli uno per uno, il gruppo del Bling ring, fino a quel momento estremamente affiatato, si disgregherà sotto il peso della responsabilità di fronte alla Legge.
The bling ring

Finalmente. 
Dopo la parentesi azzeccata di Marie Antoinette e quella ancora più efficace del tanto osteggiato Somewhere, dal sottoscritto personalmente molto, molto apprezzato, Sofia Coppola torna ai suoi peggiori standard, gli stessi che, all'epoca della sua uscita, mi permisero - tra i pochissimi, tra l'altro - di massacrare con grande piacere Lost in translation, uno dei film più spocchiosi, inutili e radical chic del decennio scorso.
Questo The bling ring, ispirato da fatti di cronaca - anche se, forse, sarebbe più corretto scrivere gossip - ed incentrato su una giovane banda di topi d'appartamento costituita principalmente da figli dell'alta borghesia delle colline di Los Angeles dediti a ripulire i guardaroba di VIP modaioli e spesso impegnati in lunghe trasferte lontani da casa, alfiere della rappresentazione del "vuoto" delle nuove generazioni almeno quanto è stato accusato di essere lo splendido Spring breakers - che sprizza da tutti i pori una poesia lontana anni luce dal lavoro della Coppola - nonchè di un impietoso ritratto delle "strade perdute" imboccate da giovani ormai privi di riferimenti e stimoli, persi nella logica dell'apparenza e del consumo, è infatti, e purtroppo, un film vuoto quasi più dei suoi protagonisti, lento, abulico, e cosa assai più grave, totalmente privo di qualsiasi passione.
E attenzione: non parliamo della freddezza di un Haneke o di un Herzog, che spesso e volentieri prendono volontariamente le distanze in modo da fungere da arbitri imparziali delle storie che scelgono di raccontare, quanto di una svogliatezza tale da far pensare che la Sofia figlia di tanto padre, ritrovatasi con un pò di tempo libero, si sia divertita - e neppure troppo - a portare sullo schermo una vicenda dalla quale era attratta ed intrigata quanto lo si può essere, più o meno, da una bella badilata di sabbia negli occhi.
Senza dubbio il lavoro rientra perfettamente nei canoni della poetica della regista, e all'apparenza si inserisce alla perfezione nel percorso intrapreso dalla stessa fin dagli esordi, eppure manca qualcosa, a The bling ring, che ai tempi era presente perfino nel già citato - ed osteggiato apertamente - Lost in translation: una necessità, il desiderio di dare voce a qualcosa che, pur non avendone, resta tra le tematiche più interessanti del dibattito generazionale attuale, figlio delle grandi marche, della comunicazione globale e dei reality show.
Quello che traspare, invece, è la totale mancanza di un qualunque sentimento anche da parte di chi ha lavorato alla pellicola, attori e regista su tutti, incapaci sia di porre l'accento su una sorta di "denuncia sociale" che sul grido d'aiuto che, spesso e volentieri, giustifica anche le azioni più insensate e stupide che un adolescente può portare a compimento.
Come se non bastasse tutto questo, e la lentezza soporifera non fosse il punto più basso dell'opera, contribuiscono alla debacle della Coppola anche le inutili sequenze festaiole dei giovani protagonisti - su tutte l'ormai famoso passaggio della lingua di Emma Watson, sfruttato come traino pubblicitario principale del titolo -, decisamente più volgari e pronte alla strizzata d'occhio al pubblico - o almeno, alla parte di pubblico disposta a cascarci - di quanto non fossero quelle del già citato - e di ben altro valore - Spring breakers.
Un vero spreco, specie considerate l'antipatia dei protagonisti e la possibilità di sfruttare questo elemento per sensibilizzare l'audience, invece che allontanarla, e l'attualità del problema: in questo modo si ha l'impressione, infatti, di assistere ad un inutile sfilata di giovani attori decisamente irritanti svogliatamente occupati a portare sullo schermo un racconto decisamente irritante.
Poca roba davvero, per chi, come la Coppola, ha sempre avuto e continua ad avere ambizioni autoriali.
Qui quello che resta è la promessa di diventare una leader mondiale di Nicky.
Una promessa che suona decisamente vana.


MrFord

I'm smoking dope, I'm on my cell phone
I'm selling dope, straight off the iPhone
he wanna quote, he talking 9 zones
he bought four, I front him 5 more
Rick Ross - "9 piece" - 

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