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The Cult of Beauty al Victoria and Albert Museum

Creato il 20 maggio 2011 da Nebbiadilondra @nebbiadilondra
Si racconta che, quando i suoi occhi si posarono sulla volgare carta da parati che decorava la squallida stanza del suo albergo di Parigi, il morente Oscar Wilde abbia mormorato: “Uno di noi deve andarsene”. Leggenda metropolitana? Poco importa: quello di Oscar Wilde e dell’Estetismo era un mondo in cui cose come la carta da parati contavano molto. Se ne parla, fino al 17 luglio, al Victoria and Albert Museum di Londra.
The Cult of Beauty al Victoria and Albert Museum Frederic Leighton – Pavonia – 1858-59 © Private Collection c/o Christie
L’Inghilterra della metà del XIX secolo è una realtà in grande fermento. L’industrializzazione e la crescita urbana che ne consegue portano alla costruzione di case più confortevoli e a una crescente domanda di oggetti di arredamento (mobili, tappeti, tende e carta da parati) da parte di una borghesia ansiosa di promozione sociale. Ma la crescita economica e la produzione in serie sono nemiche della qualità. Qualità che William Morris, con il suo movimento delle Arts and Crafts, si propone di restaurare, dedicandosi alla produzione di oggetti che siano esteticamente belli, oltre che utili. Morris è un socialista che, opponendosi alla volgarità della produzione industriale, vuole portare la bellezza alle masse. Ma per un gruppo di intellettuali e artisti come Dante Gabriel Rossetti, il culto della bellezza diventa l’unico mezzo per opporsi al rigido moralismo vittoriano.
The Cult of Beauty al Victoria and Albert Museum
Napoleon Sarony – Oscar Wilde – 1882 – National Portrait Gallery, Londra
Celebrazione della bellezza in tutte le sue forme ed espressioni, The Cult of Beauty: The Aesthetic Movement 1860-1900 al Victoria and Albert Museum è una vera e propria festa per gli occhi, con oltre 250 opere (dalle fotografie di Julia Margaret Cameron ai colorati artefatti di William Morris e delle sue Arts and Crafts, ai numerosi dipinti di grandi dell’epoca come Frederick Leighton, Edward Burne-Jones e James McNeill Whistler) organizzate cronologicamente in quattro sezioni, racconta la storia dei padri del Decadentismo.
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