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Melanie ha sperimentato questo "sfratto" ma la sua personalità rimane nel suo corpo assieme al neoinquilino alieno che viene chiamato Wanda ( abbreviazione di wanderer, vagabondo, dai suoi colleghi extraterrestri). Vuole ritrovare il fidanzato e il fratellino e per questo scappa nel deserto per fuggire agli altri alieni che la stanno già cercando per completare il trattamento.Viene trovata da un gruppo di sopravvissuti umani che si sono organizzati per essere autosufficienti , una piccola comunità nascosta in anfratti reconditi a ogni sguardo indiscreto. La sua posizione è difficile , meticcia in mezzo a umani, ma si sa l'amore vince tutto e una futura integrazione è possibile. Bisogna però spiegarlo ai cacciatori di corpi spietati che le stanno dando la caccia...
Ho visto questo film i preda a umori nettamente contrastanti.
Punto a favore: Andrew Niccol. Beh io a quest'uomo sarò sempre grato per aver regalato al globo terracqueo quel gioiello di fantascienza distopica che risponde al nome di Gattaca e per aver sceneggiato quell'altro film epocale di The Truman Show. Poi la sua carriera , tra alti e bassi, forse non si è confermata a quegli altissimi livelli ma un suo nuovo film di science fiction è sempre da vedere, caso mai ritorni la magia di quei film irripetibili.
Punto a sfavore: Stephanie Meyer. Ora da una che è responsabile di quello scempio che è la saga di Twilight ti aspetti il peggio. E se nella saga del vampiro da asporto c'era una triangolazioone sentimentale tra umani, licantropi e vampiri, qui la triangolazione sentimentale è tra due umani e una mezza aliena.
Quindi sempre amore come il manuale Cencelli del cinema hollywoodiano prescrive, sempre sentimenti usati come corpi contundenti per fracassare le aspettative di avere un buon film e accontentare le platee adolescenziali con la solita storia da romanzetto d'appendice.
In The Host purtroppo la Meyer prevale nettamente su Niccol: trattasi di fantascienza distopica for dummies con generose spruzzate new age che intriga all'inizio ( in fondo molti cinefili appassionati di sci fi sono cresciuti a pane e ultracorpi) ma che poi fa decisamente imbestialire per come getta alle ortiche uno spunto potenzialmente idoneo a ricavarne una grande storia.
E invece no, l'ammmmmore( quello con tante m ) vince su tutto anche quando si sfiora il ridicolo con i due galletti maschi con una cresta alta così che si contendono le grazie dell'aliena meticcia baciandola in rapida successione per scoprire se è umana o aliena. Oppure solo per vedere l'effetto che fa.
Anche l'impalcatura visiva non è delle migliori: a parte gli imponenti scenari naturali dei canyons e del deserto ( che però hanno una "faccia" ampiamente conosciuti in millemila altre produzioni soprattutto western), il film più che avere un aspetto minimalista , ce l'ha proprio povero con scenografie ridotte all'osso rese asettiche da una fotografia dai toni gelidi. Mentre quando la cinepresa è nella "tana" degli umani il film cromaticamente si accende e non solo per il bel colore biondo del grano che loro coltivano.
Parlando del cast diciamo che è una bella idea usare la bellezza un po' ruspante di Saoirse Ronan contrappuntandola a quella algida di Diane Kruger perfetta per la parte dell'aliena ultracorpizzata senza troppe espressioni facciali, mentre il resto del cast naviga un po' a vista con un William Hurt filosfeggiante che evacua perle di saggezza a cadenza regolare manco fosse sotto cura con la dolce Euchessina e i due maschietti che si contendono l'aliena Wanda / Melanie che sono i classici manzetti a stelle e strisce che hanno i pettorali più espressivi dell'intero pacchetto di muscoli del volto.
Tirando le somme The Host parte discretamente ma poi si perde per strada banalizzando malamente uno spunto potenzialmente interessante e talvolta oltrepassando la soglia del ridicolo involontario ( vedi la scena del doppio bacio ma anche le parti in cui le voci di Melanie e Wanda si rincorrono non sono il massimo...).
Purtroppo stavolta la Meyer ha sconfitto Niccol su tutta la linea.
( VOTO : 4,5 / 10 )
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