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The killing room (2009)

Creato il 11 agosto 2013 da Sonjli
The killing room (2009) Quattro individui firmano per entrare a far parte di un esperimento di ricerca psicologica. Quando scopriranno di essere coinvolti in un brutale programma del governo americano classificato top secret, dovranno combattere per salvare la propria vita. Ma è davvero tutto come sembra? Film che parte da un presupposto noto, cioè mettere una serie di individui in una stanza chiusa, dargli qualche giochino malsano da fare, possibilmente sadico e violento, e vedere cosa succede. Di questa tipologia di film ne abbiamo ormai visti parecchi, dal fantastico Cube come capostipite fino ad arrivare alla infinita saga di Saw. Il problema più grosso in queste produzioni è sempre stato la sceneggiatura che deve reggere per i novanta minuti canonici, ma spesso ci ritroviamo davanti a sonnolente trovate, furberie di ogni genere e falle profonde. Cube faceva eccezione a queste regole, e adesso ci possiamo affiancare anche "The killing room".
Film non recentissimo e praticamente sconosciuto del regista Jonathan Liebesman che ha già dato segni di Bay-ite con "La furia dei titani" e il discreto "World Invasion". Tralasciamo "Al calare delle tenebre" di cui non porto un buon ricordo. Lo attendiamo al varco con il suo prossimo remake delle tartarughe ninja... supportato da Michael Bay, appunto, mah! La scrittura a più mani è fondamentalmente di Gus Krieger che ha anche prodotto il recente e carino "Would you rather".Prendere in mano un vecchio lavoro di Liebesman mi incuriosiva perché è forse segno dei tempi che registi in gamba si buttino a capofitto nella oscura baraonda economica in cui è finito il cinema d'oltreoceano ma non posso credere che gli attuali cineasti non sappiano far altro che rumore e confusione, senza dare corpo a qualcosa di più interessante che un bel gioco di luci; e mi sto riferendo sempre al genere fantastico che sta vivendo uno dei periodi più bassi della sua storia. E ricordiamo che Liebesman per girare questo thriller si è trasferito in Germania.
La domanda è: come mai questa opera è rimasta completamente nascosta per tanto tempo? Il film, in effetti, non è un capolavoro ma ci sono dei momenti davvero interessanti e la trama, oltre ad una originalità inaspettata, è piuttosto complessa e mette in gioco una idea malsana che fa fare più di qualche riflessione: come si combatte il male? Questo il leitmotiv che permea la vicenda.
Il film inciampa ogni tanto in qualche scorrettezza e ci sono alcuni errori evidenti che non voglio riportare qui, perché l'insieme funziona molto bene. Alcuni personaggi potevano essere maggiormente calcati e la parte che precede il finale doveva essere più chiara. Gli attori sono molto bravi e alcuni colpi di scena ben orchestrati fanno rimanere incollati alla sedia fino al finale che, pur ingarbugliandosi un pochino, termina il film in maniera perfetta. Siamo dalle parti dello splendido "Red State" come atmosfere, e seppur non raggiungendo lo stesso grado di potenza visiva e emotiva, lascia comunque un buon ricordo di sé.
Chloe Sevigny credibile nel ruolo della newbie; brava e sempre particolarissima attrice, che abbiamo già avuto il piacere di conoscere in molte altre pellicole ma sopratutto nella parte della ninfomane in AHSA. Peter Stormare assolutamente perfetto nel ruolo del dottore a capo del progetto. Medaglia d'oro per un ottimo Timothy Hutton.

The killing room (2009)

Tressette col morto? Ups...

Tutta l'originalita sta nell'apprezzabile tentativo di uscire dai cliché. La stanza infatti fa solo da sfondo a una specie di esperimento figlio dell'undici settembre. L'orrore sta chiaramente nei modi in cui vengono trattati i quattro prigionieri, ma soprattutto negli scopi alquanto misteriosi che ricoprono la vicenda. L'ottimo dipanarsi della storia che si scopre a poco a poco attraverso violenti capovolgimenti di fronte, è il punto di forza di questa piccola produzione. Straordinaria la prima morte che arriva inaspettata e senza complimenti.
La presenza dell'agente novizia rende tutto il film molto freddo, perché lei lascia che tutto scorra sotto i suoi occhi senza intervenire mai. I suoi dubbi sull'etica del procedimento si faranno sempre più forti ma rimarranno lì sepolti fino alla fine, o quasi.
Il bianco, come per Antiviral, è il colore predominante ma in questo caso rappresenta una scelta psicologica di trama più che estetica.
Il film va visto più per lo sfondo politico che per quello perturbante e per un impegno fuori dall'ordinario se paragonato al livello artistico della pellicola che si posiziona nettamente in serie B. O forse proprio per questo impegno che la troviamo relegata qui?
Rimarremo per sempre con il dubbio, ma anche in possesso di un'opera mediocre ma che consiglio vivamente per passare novanta minuti fuori dall'ordinario. E quando avrete concluso la visione potrete passare al livello successivo...

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