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The Man in the High Castle, la serie fanta-politica ispirata a Philip K. Dick

Creato il 27 gennaio 2015 da Oggialcinemanet @oggialcinema

il Giudizio di Carlo Lanna

Summary:

3 buoni motivi per dare una chance alla nuova produzione degli Amazon Studios

Una nuova serie dalla grandi premesse scalpita per entrare nell’Olimpo dell’intrattenimento. Stiamo parlando di The Man in the High Castle, una delle nuove produzioni diffuse dagli Amazon Studios negli ultimi giorni. Come è avvenuto lo scorso anno, il canale telematico ha diffuso una marea – nel vero senso del termine – di pilot da sottoporre alla visione degli utenti e solo alcuni di questi diventeranno delle vere e proprie serie tv. È un destino quindi appeso ad un filo quello di The Man in The High Castle, eppure questa produzione ha tutte le carte in regola per diventare un cult sotto ogni punto di vista. Prodotta da Frank Spotnitz (celebre per essere stato al fianco di Chris Carter nel creare il celeberrimo X-Files) e Ridley Scott, gli sceneggiatori attingendo alla grande tradizione letteraria di Philip K. Dick, concepiscono un thriller fanta-politico da mozzare il fiato che brilla per ritmo ed originalità. The Man in the High Castle conosciuto in Italia come La Svastica sul sole, non solo rappresenta uno dei racconti più intimistici del noto romanziere, ma è anche uno fra i libri più brillanti ed emozionanti che si sono letti nel corso degli anni. Prendendo comunque le giuste distanze dal romanzo, la serie è un viaggio inquietante in una realtà post bellica fra spie, colpi di stato e sogni di libertà. Noi di Oggi al cinema abbiamo visto il pilot ed ora vi diamo 3 buoni motivi per dare una chance a questa nuova serie tv, che segna l’inizio di un nuovo viaggio esplorativo per l’universo seriale.

Prima di tutto cosa racconta The Man in The High Castle? Ci troviamo negli anni ’60 ed in un mondo dove la Germina ed il Giappone si sono divise il predominio dell’America, si ode un canto di rivolta tra i cittadini oppressi.  I protagonisti coinvolti infatti si dirigeranno in un territorio neutrale, situato tra le Montagne Rocciose, per mettere in salvo una pellicola, un film muto chiamato La Cavalletta non si alzerà più, dove si evince che la vittoria della guerra da parte della Germania e del Giappone è frutto di un intrigo ben più grande. Ma ben altro bolle in pentola; Hitler è malato ed un nuovo conflitto sta per esplodere questa volta ancora più veemente rispetto al precedente.

The Man in the High Castle

I 3 Motivi:

3. La serie è un emozionante trattato di fanta-politica che colpisce schiettezza e grande caparbietà. Difficilmente un romanzo di K. Dick, in un adattamento cinematografico o televisivo, ha con sé un appeal così sconfinato. La serie tv in questione è assolutamente brillante, fulgida ed emozionante grazie ad un plot che cresce minuto dopo minuto ed un cast di volti noti (ma non notissimi) del panorama televisivo, che riescono a dare enfasi ad un racconto di fantascienza di grande impatto.

2. I ruggenti anni ’60 sono offuscati da una spada di Damocle che impedisce loro di brillare come dovrebbero. Le luci ed i colori di una decade brillante ed in pieno boom economico, viene qui illustrata con un pizzico di finto perbenismo, senza quel suo appeal seducente, senza i vestiti sgargianti e le macchine tirate a lucido. Un escamotage voluto solo per dare enfasi ad un drammatico periodo storico che ha messo in ginocchio l’economia mondiale.

1. The Man in The High Castle è un mondo di spie, amori e tradimento: un canto di rivolta. Al di là della pura fantascienza, la serie brulica di spie, patti scellerati, di forti sentimenti, di ideali di libertà e rovesci di fortuna. Lo spy-drama quindi rivive in questa nuova veste, allargando i suoi confini ed arricchendosi di emozioni.

Di Carlo Lanna per Oggi al Cinema.net  


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