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The pills – Sempre meglio che lavorare

Creato il 17 gennaio 2016 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
The Pills - Sempre meglio che lavorareplay video
  • Anno: 2016
  • Durata: 83'
  • Distribuzione: Medusa
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Luca Vecchi
  • Data di uscita: 21-January-2016

La serie che ha spopolato sul web The pills – Sempre meglio che lavorare arriva nelle sale dal 21 Gennaio.

Sinossi: I trentenni di oggi non trovano lavoro, non riescono ad emanciparsi e di questo sono terribilmente affranti. I The Pills no. Luigi, Matteo e Luca si conoscono dall’infanzia, hanno quasi trent’anni e nessuna intenzione di prendersi sul serio. Da anni sono paladini di una battaglia ideologica: immobilismo post-adolescenziale costi quel che costi. E così, invece di star dietro a stage e colloqui di lavoro, preferiscono tirare a campare fumando sigarette, bevendo caffè e sparando idiozie attorno al tavolo della loro cucina alla periferia di Roma Sud. Ma il lavoro è un nemico duro, che colpisce alle spalle e cerca di farti crescere quando meno te lo aspetti. E allora bisogna essere disposti a tutto pur di salvarsi. Disposti a qualunque cosa…

Recensione: Va bene. Questi ragazzi scherzano, sono dissacratori, e, dunque, a prenderli sul serio si passerebbe da sciocchi. Per caso chi scrive (per problemi di redazione) si è ritrovato all’anteprima del filmetto in questione, in cui, comunque, qualcosa di buono c’è. La ferrea volontà di evitare in ogni modo il lavoro potrebbe essere valutata come una sorta di ‘inoperosità resistente’, e quindi un qualcosa di positivo da non derubricare immediatamente come semplice ignavia. Però il punto è che non c’è un contraltare, un’attività antagonista rispetto alle forme consuete di adattamento sociale. Insomma, questi non fanno davvero niente, recalcitrano. Ma, facendo il verso al Moretti di Ecce Bombo, viene da chiedersi: come campano? Chi gli paga da mangiare, i vestiti, le birre, le uscite? Su questo punto i tre ragazzotti sono reticenti e omettono completamente una spiegazione. Non gli si vuole fare una paternale, per carità, però non possono impedirci di classificarli come appartenenti a una borghesia che ancora mantiene nella bambagia i propri rampolli. Che, ripeto (ed è questo un punto decisivo), non mettono in atto alcun comportamento alternativo che produca qualche effetto quantomeno originale. Neanche delinquono.

Sberleffano e basta: “Chi l’ha detta questa cazzata, Carmelo Bene?”. Oppure: “Pasolini? Che è della Marvel o della DC Comics?”. Si, molestano anche i sacri (almeno nella loro versione divulgativa) riferimenti culturali di un’estesa fascia della popolazione under 30 (e non solo, ovviamente), mostrandosi in ciò davvero temerari. Non hanno una morale e se ciò da un lato infastidisce, dall’altro però in un certo qual modo affascina, perché non vogliono maestri, ma tentano di fare una tabula rasa di tutto ciò che gli si presenta come eredità, sia essa culturale, umana, etica. Come se volessero sgombrare tutti gli spazi saturi della postmodernità; solo che quest’operazione comporta anche un gesto che agevoli il riempimento con nuovi contenuti. Loro no, sono troppo impegnati a dire cazzate dalla mattina alla sera, seduti a un tavolo, ricordando l’adolescenza, con tutta la miseria di quegli anni (parliamo dei dimenticabili anni novanta). Non sentono musica, non leggono un libro, un giornale. Fumano e straparlano. Una generazione 2.0 che non ammette serietà, ogni tentativo di promuovere una qualche idea, o ideale, viene già da subito schernito da una sghignazzata che rimanda al mittente la velleitaria iniziativa.

C’è in loro un senso di colpa ancestrale che innesca un meccanismo auto persecutorio totale, che non ammette alcuna azione. Sono scettici fino in fondo. Condannati a un’afasia (cosa in sé non negativa) che però non annuncia il nuovo, ma solo un ripetitivo rimescolare nel torbido. Eppure il loro stantio sottrarsi alla schiavitù del lavoro (Silvano Agosti, incontrato ieri , mi ricordava che non si deve lavorare più di tre ore al giorno) esercita un certo fascino. Dunque, forse, bisogna aspettare che i tempi maturino affinché questo gesto ‘di protesta’ completi il suo movimento giungendo a dare corpo a un ordine simbolico rinnovato, in cui soffi un vento rivitalizzante (anche se, in un certo senso, ciò che si auspica potrebbe essere proprio la realizzazione del film in questione, operazione che procurerà anche un certo numero di introiti….). Bisogna che l’ironia diventi impietosa. Glielo auguriamo.

Però occhio ragazzi, avete trent’anni, e il tempo vola.

Luca Biscontini

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