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The sonnets – “Western harbour blue”

Creato il 01 novembre 2010 da Fabsound

The sonnets – “Western harbour blue”Dunque, lo dico subito: non è un disco palloso. E’ inevitabile che, a voler ascoltare musica un po’ ricercata, un po’ diversa dalle New Hits, si finisca con l’inseguire dischi sempre meno diretti, melodie scarne, cantati inafferrabili, fino a trovarsi nello stereo un disco che, se non lo ascolti col mood giusto, è sostanzialmente e indiscutibilmente un po’ palloso. Ma a volte succede invece di scoprire un disco di qualità che sa essere anche gustoso.

I The Sonnets arrivano dalla sempre fruttuosa Svezia, e sono giunti alla ribalta da qualche mese con un disco sul quale mi sento di puntare molto – e visto che se ne sta iniziando a parlare un po’ su tutti i siti musicali, eccheccazzo, per una volta cavalco anch’io i tempi!

The sonnets – “Western harbour blue”
Già dai primissimi secondi (a proposito: come fanno dei secondi ad essere primi? e non solo, superlativamente primi, più primi di tutti gli altri!) si intuisce che i prossimi 30 minuti saranno un’esplosione di freschezza e sole in faccia: un irresistibile crescendo di violini catapulta le orecchie nelle ritmiche brillanti e primaverili di “No hollywood ending“, fino all’ingresso della voce  del cantante, che impunemente balzella tra falsetti e cori appiccicosi come un ghiacciolo al sole di luglio.

Il disco scorre liscio e naive mantenendosi frizzante dall’inizo alla fine, e come sull’azzeccata copertina se chiudo gli occhi ciondolo in coperta sulla barca a vela, Rayban in faccia ad aspettare il tramonto. “New fire in the city”, “Everybody’s on a high”, “Seaside” sono semplicemente irresistibili, e quando dopo poco più di mezz’ora arrivo alla conclusiva “Psalm for summer” sono sinceramente dispiaciuto che il giro in barca stia già volgendo al termine.

Mettiamo in chiaro una cosa: fare musica pop non è per nulla una cosa semplice. Il fatto che una canzone sia facilmente fruibile non significa che sia altrettanto facile da concepire, anzi. Quindi onore al merito ai The Sonnets, alziamo il volume e chiudiamo gli occhi: è arrivata l’estate.


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