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The Sound - La perla nascosta della dark wave

Creato il 01 gennaio 2012 da Lesto82

LO SPELEOLOGO

 

di NICOLAS ICARDI

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I Sound sono stati una delle band più ingiustamente sottovalutate del movimento dark-new wave che ha portato al successo gente come Cure, Joy Division, Siouxsie e compagnia bella. I Sound si formano nel 1979 a Liverpool dalle ceneri degli Outsiders, il gruppo è formato da Adrian Borland (voce e chitarra), Graham Green (bassista), Mike Dodley (batterista) e Benita Marshall (tastierista). Pubblicano il loro primo singolo "Physical World" nel 1979 e l'anno dopo il loro primo album "Jeopardy"(1980). Chitarre taglienti, batterie scarnificate al servizio di un suono cupo, ricco di riverberi, paradossalmente anche pieno, quando entrano in scena le tastiere a ricamare struggenti melodie. Tutti gli 11 brani del LP si mantengono sempre su ottimi livelli. Non c'è, in definitiva, nemmeno una caduta di tono in questo grande disco che purtroppo non ebbe all'epoca molta fortuna commerciale. L'anno seguente, con il nuovo tastierista Colvin Mayers, ci riprovano subito con il secondo album "From the Lions Mouth"(1981), un prodotto di ottima fattura, tanto da non sfigurare assolutamente al confronto con dischi come “Pornography” dei Cure o “October” degli U2, usciti più o meno nello stesso periodo. Rappresenta un progresso stilistico rispetto al lodevole debutto “Jeopardy”, forse un po’ più acerbo e grezzo, fatto questo dovuto alla presenza di sfumature più punkeggianti. Si distingue dal suo predecessore per le sua atmosfere più rilassate e, quindi, per la carenza delle schitarrate di Borland. Già dal successivo "All Fall Down"(1982) il gruppo però inizia a mostrare segni di cedimento e di stanca creativa con un andamento più discontinuo, tra momenti cupi ed altri di respiro più pop, privi tuttavia di quello smalto scintillante che ricopriva i lavori precedenti. E in effetti, con questo album struggente e contraddittorio, i Sound si allontanarono ancor di più dai riflettori che contavano; una malinconica deriva apparentemente auto-inflitta, ma inevitabile, considerate le aspettative e lo stress cui il gruppo fu sottoposto. Da questo impasse i nostri sapranno scuotersi e reagire, confezionando lavori più accessibili e non meno suggestivi come l'EP "Shock of Daylight"(1984) e il successivo "Head And Hearts"(1985). Ma se la critica rispose positiva, non altrettanto soddisfacente sarà il riscontro del pubblico, che relegherà il gruppo -nessuno saprà mai veramente perchè- ad un debole fenomeno di nicchia. Il successivo disco "In the Hothouse"(1985) è un doppio live registrato al Marquee Club di Londra nell'agosto del 1985. Il tono dell'album è tuttavia gracile e non stupisce la scomparsa del gruppo dalle scene poco dopo la pubblicazione di "Thunder Up"(1987). Mentre gli altri membri lasciano la musica (il tastierista Mayers morirà agli inizio degli anni '90), Borland decide di intraprendere la carriera solista che frutterà diversi buoni album tra cui "Brittle Heaven"(1992) e "Cinematic"(1995), generalmente sottostimati come era successo per i lavori dei Sound. Dopo lunghe crisi depressive, Borland muore suicida a Londra il 26 Aprile 1999. Un gruppo da ricordare i Sound, sperando che prima o poi raggiungano quel firmamento in cui sostano da quasi un trentennio i Joy Division, e che Adrian Borland possa rappresentare in futuro la stessa musa ispiratrice che per lui è stato Ian Curtis, con cui è accomunato dalla stessa tragica fine.
Dalla loro discografia vi propongo 3 tracce:
"HEARTLAND" da "Jeopardy"(1980), Il ritmo frenetico assiste splendidamente un basso ossessivo nella migliore tradizione post-punk, e le solite tastiere atmosferiche e stranianti. Borland canta col suo tono caldo ed epico, perfettamente a suo agio nel suono complessivo del gruppo.


"MISSILES" da "Jeopardy"(1980), è un inno antimilitarista , epico e disperato, pervaso da un senso di sconfitta e introversione che non lascia però trasparire nessuna traccia di speranza, al contrario di ciò che faranno invece gli U2 pochi anni dopo. Il pezzo è davvero commovente nel suo disperato crescendo, con le tastiere che sembrano sibili di aerei da guerra.


“WINNING” da "From the Lions Mouth"(1981), grande traccia dalla apertura che ti lascia senza fiato, dove gli arpeggi di Borland si stagliano sul tappeto ipnotico di tastiere che l’accompagnano per tutta la durata della canzone.

 

 

A DOMENICA PROSSIMA...

 


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