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The Sundays - Una domenica eterea

Creato il 01 maggio 2011 da Lesto82

 

LO SPELEOLOGO

 

di NICOLAS ICARDI

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Gruppo parco nella produzione discografica e difficilmente classificabile (meno di una decade di attività, soltanto tre album incisi). Capace di confezionare però deliziose canzoni indie-pop, delicatamente venate di folk e dalla melodia eterea e sognante. Per fortuna, a testimonianza della loro bravura, restano quei tre album, quella manciata di canzoni e qualche videoclip che sembra già appartenere a un'epoca lontana. Questo è l'essenziale curriculum di una band oggi ormai dimenticata dal grande pubblico ma che tuttavia, manca tantissimo a chi li ha sentiti all'epoca. I Sundays si formano a Londra nel 1987 dall'unione artistica e sentimentale di Harriet Wheeler (Voce) e David Gavurin (Chitarra), i due cominciano a scrivere canzoni e a loro si aggiungono poco dopo il bassista Paul Brindley e il batterista Patrick Hannan. Con l'aggiunta della sezione ritmica cominciano a farsi le ossa nel '88 nei club londinesi e le performance di quel periodo attraggono il plauso della critica, che apprezza il tono delicato e angelico della voce della Wheeler e il modo brillante di suonare la chitarra di Gavurin, che era simile tra l'altro a quello di Johnny Marr degli Smiths. Proprio a loro vengono accostati e vengono eletti eredi, all'epoca, del gruppo di Morrisey. Nel 1989 firmano con la Rough Trade e danno alle stampe il loro primo singolo "Can't Be Sure" che ottiene un buon successo. L'anno dopo è la volta del primo album "Reading, Writing and Arithmetic" prodotto dalla band in collaborazione con Ray Shulman (bassista dei Gentle Giant) è il capolavoro della formazione, l'album è un susseguirsi di atmosfere dilatate, con qualche pezzo più veloce e ritmato a fare da contraltare, e viene accolto talmente bene da salire a sorpresa fino al quarto posto della classifica inglese con il suo indie-pop semplice, sognante ed elegantissimo, al contrario di un anno che vede, nell'ambito rock, la consacrazione della psichedelia shoegaze e l'affermazione del grunge di Seattle. Ma il gruppo non è pronto ad accettare le pressioni dello show business: i concerti si fanno sempre più rari e problemi alla voce della Wheeler li costringono ad annullarne altri. Un tour americano, invece, porta il gruppo in classifica anche negli States, e l'uscita di un nuovo disco, molto richiesto dalla loro casa discografica, sembra allontanarsi sempre più. Dopo il cambio di etichetta, a causa del fallimento della Rough Trade passano alla Parlophone e solo con il singolo "Goodbye" nel 1992 che il gruppo torna a farsi sentire e i segnali di maturità sono evidenti nella riuscita performance vocale e nelle geniali intuizioni chitarristiche. Il retro è una cover dei Rolling Stones "Wild Horses", una delle migliori realizzate. Finalmente, poco dopo, arriva l'album "Blind" (1992), che conferma la tendenza del gruppo ad allontanarsi da ogni trend musicale corrente e a isolarsi in un proprio mondo compositivo prendendo strade diverse dalle melodie frizzanti e cristalline dell'album d'esordio: le atmosfere sono più cupe e introverse e il folk del primo album viene apparentemente accantonato, in favore di una maggiore attenzione al dream-pop alla Cocteau Twins. E' un buon lavoro, sicuramente, ma un evidente passo indietro rispetto a un predecessore a dir poco folgorante. Il disco ottiene comunque un discreto successo e i Sundays partono per promuoverlo in un tour mondiale, prima di godersi un meritato periodo di pausa, durante il quale Harriet Wheeler e David Gavurin decidono di sposarsi. La pausa è purtroppo molto lunga, tornano a farsi sentire solo nel 1997 con il loro ultimo album "Static & Silence", disco di ambientazione elettro-acustica che riconferma i pregi melodici della band. La cupezza di "Blind" viene accantonata e i Sundays ritornano decisamente al folk e alle atmosfere raffinate del disco d'esordio pur non riuscendo nemmeno lontanamente a rinnovare i fasti dell'inarrivabile esordio. A questo punto, con la stessa semplicità riversata nei loro dischi, Harriet Wheeler e David Gavurin scelgono di abbandonare il mondo della musica e di dedicarsi alla loro famiglia. E così la storia dei Sundays si chiude definitivamente: della band inglese ci restano tre elegantissimi album, una manciata di splendide canzoni che proprio non riusciremo a dimenticare.
Dalla loro discografia vi propongo quattro tracce:
"Here's Where The Story Ends" da "Reading, Writing and Arithmetic"(1990), singolo dell'album che riesce a piazzarsi nelle zone alte delle chart inglesi. La canzone è una delle più belle: orecchiabile ma non banale, è una deliziosa e scorrevole ballata dal testo amaro e disilluso.
"You're Not The Only One I Know" da "Reading, Writing and Arithmetic"(1990), è un altro grande pezzo. Sorta di bizzarra e ironica dichiarazione d'amore cantata con voce sognante della Wheeler.
"My Finest Hour" da "Reading, Writing and Arithmetic", ancora un'ennesima ballata "perfetta" di una raccolta sbalorditiva per l'altissimo livello di tutte le composizioni.
"Goodbye" da "Blind" (1992), è uno dei brani migliori della raccolta, che, a dispetto di una melodia eterea, non rinuncia nel testo a note decisamente disilluse e melanconiche.

 

pagina wikipedia

 

HERE'S WHERE THE STORY ENDS - 1990

 

YOU'RE NOT THE ONLY ONE I KNOW - 1990

Audio

 

MY FINEST HOUR - 1990

Audio

 

GOODBYE - 1992

 

A DOMENICA PROSSIMA...


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