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The Walking Dead

Creato il 10 novembre 2011 da ////

Ultimamente in molti mi avete chiesto il perché io non abbia mai recensito The Walking Dead seppur ami questa serie in modo pressoché viscerale. Il perché è racchiuso in una sola parola: passione.

Passione per questa serie ma ancor prima per la graphic novel da cui è tratta e dal cinema di zombie in generale. L’odissea di Rick Grimes e soci che ci stiamo gustando sullo schermo non è l’odissea che gli stessi personaggi vivono nei disegni di Tony Moore e nelle storie scritte da Robert Kirkman. Chi avrà letto anche un solo volume di TWD saprà benissimo di cosa sto parlando, gli altri invece devono solo fidarsi.

The Walking Dead
Kirkman, già autore del cult ‘Marvel Zombies’, non è solo uno sceneggiatore dalla tecnica impeccabile ma è sopratutto un profondo conoscitore dell’universo zombie. L’artista sa che quando si parla di morti viventi è impensabile non prendere atto del fattore apocalittico con annesso devastazione e la violenza psicologica con la quale questa si scaglia contro la psiche e l’umanità dei personaggi che la vivono. Non è necessario mostrare in un film o fumetto di zombie lo splatter o la spettacolarizzazione più sanguinolenta a tutti i costi. Non è questo il punto. Non è questo il modo. Ci si deve concentrare solo ed esclusivamente sui personaggi e su come lo stress della situazione a cui sono sottoposti infierisce sui loro sensi, sulla loro personalità e sulla loro umanità. Lo zombie, il mostro, comunque lo si voglia chiamare, deve fare solo da sfondo, dev’essere la miccia che fa esplodere la storia. E Kirkman questo lo sa così bene che nell’introduzione al primo volume tende a precisare che “Non è mia intenzione terrorizzare nessuno. Se ciò avverrà ugualmente, a causa della lettura di questa storia, allora va bene, ma davvero… questo non era ciò che avevo in mente. Quello che tenete ora tra le mani è la cosa più seria che mi sia capitato di fare nella mia carriera di scrittore. [...] A mio parere, i migliori film di zombie non sono quelle feste splatter di violenza sanguinolenta, con personaggi ridicoli e battute idiote. Un buon film di zombie riesce a farci vedere come siamo messi male, mette in discussione sia il nostro ruolo nella società sia quello della nostra società nel mondo. Con The Walking Dead intendo indagare i modi in cui le persone reagiscono di fronte alle situazioni estreme e come ne escono cambiate. È questo il mio scopo sulla lunga distanza. Con il tempo, vedrete il personaggio di Rick mutare e maturare al punto che quando vi guarderete alle spalle finirete per non riconoscerlo più. Spero che vi piacciano i racconti epici, perché è proprio ciò che ho in mente per questa storia. Tutto in questo libro tende a mostrare la naturale progressione degli eventi che ritengo si verifichino in situazioni di questo tipo. È un’opera molto incentrata sui personaggi. Il modo in cui questi personaggi raggiungono una determinata meta è molto più importante del fatto che la raggiungano. [...]Quindi, se quanto leggerete vi terrorizzerà… benissimo, ma questo non vuol essere un fumetto dell’orrore. E con ciò non intendo affatto sminuire l’importanza del genere. Lungi da me l’idea… È solo che la strada che intendiamo percorrere è differente. Ci interessa di più osservare come Rick riuscirà a sopravvivere, piuttosto che stare a vedere quanti zombie riusciamo a far spuntare da dietro l’angolo per spaventarvi. Spero davvero che siate con me in questa cosa.”

The Walking Dead
C’è, nel primo volume della graphic novel, un momento così potente da scaraventare immediatamente il lettore in questa dimensione, così potente da fargli abbracciare la filosofia del suo autore. Rick, riuscito a scappare dall’ospedale nel quale si era risvegliato, si dirige a piedi verso casa. Intorno a lui regna il caos. La morte si è impossessata di tutto. Sul bordo della strada c’è una bicicletta, lui la nota e fa per alzarla quando i suoi occhi vengono rapiti da qualcos’altro. Accanto alla bici c’è un cadavere di una donna ridotto ad uno scheletro. E’ stata divorata. Non gli hanno lasciato un solo brandello di carne. Rick la vede aprire gli occhi e la bocca mentre alza le mani verso di lui. E’ uno zombie particolare. Forse l’unico nella storia ad essere veramente innocuo. E triste. Il nostro eroe aveva già affrontato dei walker all’ospedale ma questa volta lo sceriffo non vede solo un cadavere. I suoi occhi guardano oltre quell’ammasso di ossa putride. Prima di essere ridotta in quello stato, sbranata viva, prima che il virus si impadronisse del suo cervello, quella era stata una persona esattamente come lui. Una persona che anche dopo la morte è costretta a soffrire. Il suo cervello gli ordina di alzarsi e di nutrirsi. Ma non può. Non può muoversi, è destinata a rimanere lì, impotente a tutto, forse per l’eternità. In quel momento il volto di Rick viene rigato da una lacrima. Non piange per paura. Non piange per disperazione. In quel momento in Rick scatta la scintilla che gli ricorda di essere vivo: la compassione. Non ha paura di quel cadavere ma semplicemente prova rispetto e dispiacere dell’umanità che aveva abitato quel corpo non troppo tempo prima e che ora è andata via. Già all’inizio della sua personale apocalisse  il personaggio inizia a provare compassione per quei cadaveri ambulanti destinati da chissà quale volere divino a vagare per sempre in cerca di prede da sbranare. Questo particolare personaggio “bicycle girl”, perché di un vero e proprio personaggio si tratta, è presente anche nella serie tv, diventandone l’icona per eccellenza. A lei è stata dedicata anche una web-series ufficiale, diretta da Greg Nicotero (il mago degli effetti speciali della serie), che racconta come sia diventata un walker. The Walking Dead è questo. Un universo dove tutti hanno una storia alle spalle. Anche gli zombie.

Ma anche se nella serie televisiva vengono aggiunti nuovi personaggi e create storie parallele alla storyline originale l’anima di TWD rimane intatta. C’è lo spirito della storia di Kirkman e non vedo l’ora di vedere Andrew Lincoln che interpreta Rick Grimes esclamare questa frase: “we are the walking dead”. Siamo noi i morti che cammino.

E’ per tutto questo che non ho recensito e non recensirò mai un solo volume o un solo episodio di questa saga. E’ talmente tanta la passione, ne sono così appassionato, che ho il timore che le mie parole non potrebbero mai fargli giustizia.

Tutto qui.

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