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The Walking Dead Season Two: Episode Five – No Going Back | Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 15/09/2014

Cover The Walking Dead: Season Two

Mobile - PC - PS Vita - PS3 - Xbox 360 Pegi 18 TESTATO SU
PC

Genere: ,

Sviluppatore: Telltale Games

Produttore: Telltale Games

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 17/12/2013

VISITA LA SCHEDA DI The Walking Dead: Season Two

Pro-1Clementine, sempre e solo lei: l'unico motivo per giocare questa seconda stagione Contro-1Trama inconsistente

Pro-2Comparto sonoro in generale Contro-2Cast non all'altezza

Contro-3Le scelte dei primi quattro episodi sono inutili, quelle del quinto le uniche d'impatto per la prossima stagione

Non si torna indietro, ma vista la conclusione degli eventi riguardanti la Season Two forse sarebbe proprio il caso di farlo. Il successo della prima stagione fu tutt’altro che scontato, critica e pubblico ne rimasero convinti, chi più e chi meno, e così una “solita” serie episodica poco considerata – soprattutto nei nostri territori, in cui Telltale Games non era di certo uno degli sviluppatori più conosciuti, almeno fino a The Walking Dead; mettiamo un attimo da parte la tristezza per aver dovuto scrivere quest’affermazione – è diventata un fenomeno commerciale apprezzato da tutti, quasi quanto il fumetto o la serie televisiva. Le regole del mercato però pretendono attributi ed abilità che sempre più spesso sviano e si distanziano un bel po’ dall’essere bravi e capaci sviluppatori; il mercato si nutre di vendite ottenute tramite marketing, pubblicità, di nuove e riviste versioni dello stesso identico titolo. Eccole quindi, le versioni scatolate con tanto di edizione da collezione, l’arrivo di un DLC definito di raccordo, e boom: l’annuncio della seconda stagione. Tutto troppo velocemente, a testimonianza di quanto affermato c’è la qualità altalenante di ognuno degli episodi della seconda stagione, un cast poco memorabile, un finale frettoloso, forzato, con cui gli sviluppatori hanno tentato di farci rivivere un momento di assoluta drammaticità – come avvenne nell’ultimo episodio della Season One – scatenando l’effetto opposto, almeno a nostro parere. Di seguito il nostro resoconto sull’episodio cinque di questa stagione: No Going Back.

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TUTTO QUESTO PER NIENTE

Non è mai facile analizzare scrupolosamente una serie episodica proprio per la sua natura frammentaria, e questo è probabilmente il più grosso fardello che Telltale Games si porta sulle spalle, che non solo rende più difficile l’immedesimazione e lo scorrere delle vicende nei suoi prodotti, ma ne risalta maggiormente gli eventuali difetti. Per noi è un sollievo che la Season Two sia finita, perché in tal modo si può finalmente trarre un bilancio conclusivo su tutto quello che è stato proposto dagli sviluppatori, senza mai dimenticare quanto detto in precedenza, nell’analisi degli altri singoli episodi, perché non sono un finale drammatico e una scelta durissima a poter cambiare le sorti di una stagione che si protrae da circa dieci mesi; potrebbe esserlo per il fan, l’amante accanito e spesso poco obiettivo, che si emoziona dinnanzi al classico specchio per le allodole dimenticando quanto di negativo mostrato fino a pochi istanti prima, ma siamo qui per dire come stanno le cose e qual è il nostro pensiero a riguardo, che potrebbe non essere condiviso da tutti, ma che almeno si dimostra coerente con quanto scritto nel corso degli ultimi mesi.

Per questa occasione ci riserviamo il diritto di partire a ritroso, ossia dall’analisi del comparto audiovisivo. Sfruttando lo stesso engine del predecessore, The Walking Dead Season Two ha evidenziato la stessa pochezza in termini di texture e qualità dei dettagli, ma un’ottima varietà di location e una palette cromatica piuttosto nutrita, assieme a qualche particolare effetto, hanno in parte sopperito alle tante mancanze; in quest’ottica, visto il recente annuncio, bisognerà vedere se l’arrivo su console next-gen porterà a migliorie grafiche o meno, oppure se questo si tradurrà nella sola eliminazione dello stuttering e dei cali di frame che affliggono in maniera più o meno marcata le versioni PlayStation 3 e Xbox 360, con quella PC che invece non presenta problemi di questa tipologia. Dove però il lavoro è stato encomiabile è sul versante audio, che ancora una volta si presenta con un doppiaggio in inglese molto buono (e sottotitoli in inglese) e degli effetti credibili, oltre che delle ottime tracce audio poste alla fine di ogni episodio. Un po’ quello che avvenne con la stagione uno, insomma, dalla quale ci si aspettava anche un’impostazione di gameplay diversa dai tentativi poco riusciti di film interattivo (vedi Jurassic Park), ma che pian piano ha portato il team di sviluppo a migliorarsi proprio in quell’ambito, confezionando un racconto lineare, sì, ma che sapeva come catturare l’attenzione di chi lo giocava, anche se le tanto chiacchierate scelte alla fin fine non portavano a stravolgimenti o a finali diversi, ma erano state pensate come un semplice e marginale elemento di rigiocabilità offerta, in un titolo che comunque non andava oltre le dieci ore. Con No Going Back quando suddetto non è affatto cambiato, l’impostazione da film interattivo – pieno zeppo di quick time event, dialoghi a scelta multipla e poca esplorazione – era data per scontata, quindi c’era da focalizzarsi sulla trama e sulla validità del cast, rinnovato quasi per intero, che avrebbe dovuto fornire un ruolo di supporto piuttosto importante alla piccola ma più sicura – anche emotivamente – Clementine, vera e sola “star” indiscussa di questa seconda stagione. Le cose invece non hanno preso la piega giusta, fin da principio. Un canovaccio quasi sempre poco interessante, un cast dimenticabile e l’assenza di legami veri e puri – come quelli presenti nella stagione uno – hanno portato l’intera stagione a vivere di qualche pretesto o colpo di scena, di fasi molto violente (come quelle nel terzo capitolo), di litigi e scontri all’interno di un gruppo che non poteva affatto definirsi tale, esplodendo con un epilogo che lascia l’amaro in bocca, che non stupisce più di tanto vista l’aria pesante creatasi attorno al gruppo, e che ci getta dinnanzi ad una scelta scontata, da cui dipenderanno gli eventi della prossima stagione, quasi confermata a questo punto. L’impressione è quella di aver giocato alla “brutta copia” del primo The Walking Dead, una versione rimaneggiata e poco ispirata, e non al titolo che avrebbe dovuto rimediare alle pecche del precedessore, migliorandone la qualità tecnica e non solo, per quello che venne considerato uno dei titoli più riusciti del 2012.

E l’interrogativo a questo punto emerge in maniera più che legittima: tutto questo per niente? Cosa ha ricevuto Clementine dai personaggi incontrati in questa stagione? Cosa ne ha tratto? La risposta è scontata, il voler rimembrare Lee ed i suoi insegnamenti, i suoi consigli, come quello di “mantenere i capelli corti”, è una più che chiara testimonianza che rotto quel forte legame nessun altro potrà mai prendere il posto del suo coraggioso primo compagno di viaggio, eppure il team di sviluppo avrebbe potuto provarci: nella stagione due un vero tentativo, in tal senso, non c’è mai stato, ed emozionarsi o piangere per la scomparsa di uno di loro non è mai stato così difficile, o inutile, a seconda di come la si veda. Basta una scelta finale, che dà spazio a tre possibili ripartenze per la prossima stagione, a giustificare i dieci mesi di distanza dal primo al quinto episodio? Basta una sola scelta finale a rendere interessante la Season Two? Basta risolvere tutto in maniera banale e veloce, per diatribe all’interno dello stesso gruppo, dopo averne superate di cotte e di crude? Domande, una infinità di domande in verità, portate in dote dall’episodio finale No Going Back, le cui risposte si uniscono in coro e formano un secco e perentorio “no”.

The Walking Dead Season Two: Episode Five – No Going Back | Recensione IN CONCLUSIONE
Il termine di questa seconda stagione non ha fatto altro che rendere più chiaro il distacco con la prima stagione, sia in termini di caratterizzazione dei comprimari – di fatto, la Season Two è tenuta a galla da Clementine e un altro personaggio della prima serie, non diremo chi per evitare ogni sorta di spoiler – ma soprattutto in termini di trama, intrecci narrativi, sceneggiatura. Un qualcosa che avevamo già avvertito con The Wolf Among Us, che risalta ancor più a causa della struttura episodica e della distanza di circa due mesi da un episodio ad un altro. The Walking Dead: Season Two, guardandolo nella sua globalità e facendo mente locale su ognuno dei cinque episodi che lo compongono, non spicca in nessun campo, se non nella crescita emotiva di Clementine, che riesce a tenere uniti tutti i (pochi) pezzi che gli sviluppatori hanno incastrato alla meglio. Le scelte si aprono a più bivi soltanto nel finale di gioco, e non importa quali siano state le precedenti, perplessità e superficialità presenti già nella prima stagione; e poi, uno dei finali forse con meno senso di sempre, in cui si distrugge tutto quanto costruito in cinque episodi, per dare al videogiocatore quel senso di drammaticità che nella prima stagione era stato così credibile, e che ora non è andato oltre lo scontro uomo contro uomo, si è arrivati a calcare la mano attraverso le menzogne di un personaggio che non si è prestato mai a dire tanto di sé, a sfruttare un banale pretesto per arrivare alla scelta finale, che inevitabilmente porta a riconsiderare i facenti parte del gruppo, ma non c'è niente di strepitoso in tutto ciò: son mancate le idee, ci si è appiattiti su una formula di gioco superficiale, che stavolta non è stata sorretta da una trama piuttosto appassionante, come nella prima stagione, ma da spezzoni di avvenimenti piuttosto sconnessi tra di loro, attraverso un ottimo numero di location, che però alla fine hanno provocato un senso di quasi smarrimento e di poca unione tra un capitolo e l'altro. Questo è il più grave peccato della Season Two, quando in un titolo che percorre i canoni del film interattivo ci si dimentica di confezionare una trama ad hoc, allora è forse il caso di fermarsi a riflettere. Parliamo di mancanze evidenti, che vanno avanti da un po' di tempo; citando John Wayne in Dollaro d'onore: “le chiacchiere stanno a zero”, e noi abbiamo dato un sei e mezzo, che tiene conto di tutto quanto mostrato nella seconda stagione, più di così di certo non si muore, ma probabilmente si passa per poco coerenti, per quanto fatto nella Season One e per l'emotività scatenata attraverso quei primi cinque episodi, per i personaggi e le loro relazioni. Tutte cose quasi scomparse, e non rimarremmo meravigliati se nella Season Three Telltale Games effettuasse una sorta di reboot, ripartendo da zero, distanziandosi di più di qualche anno da questo finale amaro. ZVOTO 6.5

Niente voto dei lettori. V6 is coming...
L'ESALTAZIONE DEL NULLA NON È COSA CHE FA PER NOI COSA SIGNIFICA PER NOI QUESTO VOTO? SCOPRILO LEGGENDO I NOSTRI CRITERI DI VALUTAZIONE!!!

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