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This is the end…(my only friend)

Da Unaltrosguardo @maurovillone

Farneticazioni gioiose di un disadattato consapevole

Oggi ho avuto un’ispirazione. Non è un granché, visto che è molto simile ad altre ispirazioni avute in passato nel corso dei secoli. Comunque fatto sta che ho passato mezza giornata a girare per centri commerciali nella zona di Barra, a Rio de Janeiro. Non per bighellonare, ma per acquisti di lavoro.
Barra è un’area di Rio che, fino a una quindicina di anni fa era un magnifico deserto con una palude. La palude c’è ancora, incredibilmente, ed è tuttora pittoresca. Il resto invece è un delirio geometrico-edile. Un business-formicaio di grattacieli, uffici, negozi e, soprattutto, giganteschi centri commerciali. Vere e proprie cattedrali americane del nulla coi prodotti intorno. Nemmeno orrendi tutto sommato. Un niente può essere anche piuttosto piacevole, come una bellissima ragazza cretina, non cambia niente. Un trionfo del boom economico per classe media e medio-alta con negozi, bisogna riconoscerlo, anche molto belli e alcuni anche fichi, come quelli di musica per esempio. In uno ci ho comprato tre armoniche blues di fabbricazione brasiliana. Poteva andare meglio, ma avevano quelle. Il commesso era un gigante nero con la barba da mujaheddin e i lobi delle orecchie enormemente dilatati da due raffinati dischi di legno tropicale. Era simpatico, e tutto tatuato.
Quello che non andava erano i miei pensieri. Non ho l’idiosincrasia per il denaro, anzi. Serve, e io i conti li so fare, sia micro che macro. Il delirio edilecommerciale in cui ho girato oggi, sommato al petrolio e alle montagne di denaro spese per Coppa e Olimpiadi sono migliaia di miliardi. Cioè, in parole povere, ce ne sarebbe per tutto fino al dolce, al caffè e a due, anzi facciamo tre, cicchetti finali. Invece non è così. E mentre i ricchi, i benestanti, i poveracci della nuova classe media, i medio-alti e i medio-bassi spendono compulsivamente in queste cattedrali, per poi scoprire di avere il cancro a 40 anni o di aver fatto gli schiavi fino ai 70, due miliardi di persone sopravvivono a mala pena seduti per terra, con il vantaggio di non fare un cazzo dal mattino alla sera. I primi invece, per permettersi di farsi venire malattie, nascosti nella loro inconsapevolezza, comprando dolciumi, devono mettere sei sveglie in sequenza, dalle sei alle 6 e cinquanta, per alzarsi alle 7, nel freddo o nel buio e incolonnarsi a respirare monossido di carbonio, in un paesaggio di merda, per andare a fare gli schiavi in un posto che non è loro e che, quasi sicuramente, alimenta in qualche modo il sistema di sfruttamento.

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Ci deve essere dunque qualcosa dopo l’uomo. Forse aveva ragione Nietzsche, quando diceva: l’uomo non è che il termine di passaggio tra l’animale e il superuomo. Dobbiamo essere finiti però in un vicolo cieco. Io non ne so niente, per carità, si tratta solo di una sensazione personale, niente di più. Personalmente comunque non venderò mai la mia anima e nemmeno, più prosaicamente, il mio preziosissimo tempo, per avere cose che mi piacciono come fuoristrada, vestiti fichi, amplificatori, panini di peperoni con la bagna caôda e barbaresco. Se arrivano bene, se no, fanculo. Ho sempre fatto così e non è andata affatto malaccio. Oddio, non che sia stata una passeggiata, ma del risultato finale sono molto soddisfatto. È perché mi accontento di poco. Mi basta bighellonare per le strade, guardare le facce, respirare. Mi piace parlare con qualcuno di cose misteriose, della vita e della morte, dell’infinita e incomprensibile immensità nella quale ci troviamo, senza sapere perché. Di solito questi discorsi finisco sempre col farli con pescatori, contadini, portuali, vagabondi, poeti che fanno a 70 anni i camerieri in qualche tavola calda, persino avanzi di galera. Perché hanno lo stesso mio stupore da inetto nell’osservare la stranezza del mondo. E poi gli altri, i ricchi, gli intellettuali, i professori, gli arrivati non si interessano dell’infinito, con tutto quello che hanno da fare e da godersi. Non sono minimamente interessati alla morte e al ciclo di nascite e rinascite. Sono cazzate per emotivi, proprio come me, che mi commuovo tre o quattro volte al giorno, a volte di più.
Il disadattato consapevole, forse sarà patetico, ma si è accorto che tutto quello che c’è ora, non è nemmeno il Capitalismo. Magari lo fosse. Immaginate un sistema di mercato sano, che produce cose belle, con attenzione all’ambiente e a far lavorare, poche ore al giorno, tutti. Un sistema nel quale persone sane comprano quello che serve loro per godersi la vita e niente di più, indaffaratissimi, invece che nello shopping, a giocare con i bambini nel bosco, o sulla spiaggia. Un sistema con le sue brave strategie di marketing e le sue brave agenzie di pubblicità, che chiudono alle 2 di pomeriggio, perché il crepuscolo in collina è troppo bello, e non si può aspettare di camminare a fatica per goderselo una volta di più.

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Un capitalismo così, al di là del nome, di ideologie, di tutto, potrebbe anche essere accettabile. Ma quest’altro no, non più. È diventato ancora più fasullo della sua fasullità iniziale. È andato persino oltre le previsioni di Marx sull’alienazione. Sono alienati persino più degli schiavi, i padroni, ancora più schiavi dei primi.
Sono ormai decenni che giro per il mondo, e mi sono toccati ovviamente, anche i centri commerciali: in Europa, Cina, Sudamerica, India, tutti uguali, da venti, trenta anni, enormi e pulitissimi. Indipendentemente dal fatto che fuori a poche centinaia di metri ci siano quelli che vivono nei rifiuti. Non ha importanza, che ci siano o no, nessuna importanza. Un capitalismo così sta al capitalismo sano come un pervertito, che riesce a raggiungere l’orgasmo, solo se lo frustano mentre ha un carota nel culo, sta a una persona normale che gode, come Dio comanda, facendo l’amore con il suo compagno. È un mostro, nemmeno più un sistema capitalista. Come la guerra non è più nemmeno la guerra con i suoi eroi e le sue schifose regole. Si spara indifferentemente su uomini, donne, vecchi e bambini. Nemmeno più la malavita riesce a essere romantica: bestie senza alcuna remora che torturano, bruciano e seppelliscono vivi i nemici, e anche gli amici. Non è che siano delle novità per un pianeta che ha già visto il medioevo, lo schiavismo, i campi di sterminio. Nella migliore delle ipotesi non è cambiato nulla amici. Ma…non ci si doveva evolvere? Cioè in altri termini: ci hanno preso, o ci siamo presi per il culo.
Tutte queste farneticazioni mica solo per sfogarmi, ci mancherebbe. È che un’idea ce l’avrei. E vi dico francamente: piantatela lì di menarvela con le colpe, i doveri, le responsabilità. Dovete andare di corsa, ma sbrigarvi proprio, a salvare il bambino che eravate di fuori e che adesso è lì dentro, nascosto, che piange impaurito del casino che abbiamo combinato.

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A volte, quando bighellono e penso, mi vengono in mente gli stronzi e penso che Che Guevara aveva ragione, che ci vogliono i mitra e la dinamite. Mi basta respirare, coi polmoni, il diaframma, l’anima e il cervello, per una trentina di secondi per vedere come molto più ragionevole ed efficace una lotta non-violenta, come la intendeva Gandhi. Del resto uno potrebbe anche fregarsene, e morta lì, chi garantisce che si debba cambiare il mondo. Il fatto è che a stare seduti lì a guardare prima o poi ti viene voglia di alzarti e chiedere spiegazioni a qualcuno. È allora che ti accorgi che tante cose date per scontate non lo sono affatto. Come respirare, o il battito cardiaco. Per alcuni anche mangiare. E se è per quello in certi posti non è nemmeno scontato per le donne pisciare tranquille, obbligate come sono, a farlo per la strada…piena di stronzi, perché non è che i poveracci siano buoni, cosa credevate?
Allora respiri. E il respiro porta alla meditazione, e la meditazione alle tue profondità, e nelle profondità c’è qualcosa che ti dice quello che veramente, ma veramente, eri. E cosa sei venuto a fare su questo pianeta. Aahhh siiiii. Abbracciare, contemplare, scambiare, condividere. Con mille e mille persone guardare il sole, o le nuvole. Prima di tornare a casa.

Testo e foto: MV

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