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Thoreau: Walden, Il rifiuto delle consuetudini e la vita vera

Creato il 15 aprile 2014 da Chronicles From The Holocene @holojay
Thoreau: Walden, Il rifiuto delle consuetudini e la vita vera
Henry David Thoreau, (Concord12 luglio1817 –Concord6 maggio1862), è stato un filosofoscrittore e poetastatunitense
Fu uno dei membri principali della corrente del trascendentalismo ed è principalmente noto per lo scritto autobiografico: "Walden, ovvero La vita nei boschi" - una riflessione sul rapporto dell'uomo con la natura, resoconto di due anni (1845-47) trascorsi in una capanna sulle rive del lago di Walden, a poche miglia da Concord, Massachusetts. L'intento principe di Thoreau è quello di mostrare a i suoi contemporanei quanto poco basti per vivere, rifiutando il "ciclo del consumo", di fatto rinunciando a far parte di una comunità di cui non condivide i valori e di uno Stato che ritiene corrotto. E per questo Thoreau rappresenta un personaggio scomodo ed insopportabile, perché la sua indipendenza non cerca conferme, imitazioni o pubblico: la sola vera America - scrisse - "è quel paese dove è possibile vivere senza costrizioni", secondo i veri principi della Rivoluzione Americana. Disprezzava il mercantilismo, l'utilitarismo e l'avarizia dei suoi concittadini, perché citando Confucio, l'obiettivo di un uomo è la vera saggezza: "Sapere che sappiamo ciò che sappiamo e che ignoriamo ciò che ignoriamo è la vera saggezza", raggiungibile solo attraverso un lungo cammino: "Rinnovati giorno per giorno rinnovati".
"Ma gli uomini si affaticano poiché partono da principi sbagliati. La parte migliore dell'uomo è subito arata nel suolo per farne concime. E da un fatto simile, che è comunemente chiamato necessità, egli è impiegato -come dice un vecchio libro- a riporre tesori che tignole e ruggine presto corromperanno e che i ladri violeranno e ruberanno. E' una vita da pazzi, come capirà egli stesso quando ne sarà giunto alla fine- se non prima."
"Persino in questo paese relativamente libero, gli uomini, nella maggior parte (per pura ignoranza ed errore), sono così presi dalle false preoccupazioni e dai più superflui e grossolani lavori per la vita, che non possono cogliere i frutti più saporiti che questa offre loro: le fatiche eccessive cui si sottopongono hanno reso le dita troppo impacciate e tremanti. In effetti un uomo che lavori duramente non ha abbastanza tempo per conservare giorno per giorno la propria vera integrità: non può permettersi di mantenere con gli altri uomini i più nobili rapporti, perché il suo lavoro sarebbe deprezzato sul mercato; ha tempo solo per essere una macchina."
"Le qualità migliori della natura umana, come i fiori in boccio, si possono conservare solo avendone la massima cura. Eppure noi non trattiamo né noi stessi né gli altri con tanta tenerezza."
E così come atto di  protesta e per mostrare con il suo esempio che un modo diverso di vivere era possibile, che coltivare le proprie conoscenze e la saggezza non è una perdita di tempo prezioso, che accettare uno stile di vita o un pensiero sulla base della sola consuetudine è stupido e spesso non regge alla prova del tempo:
"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici"
 "Per la maggior parte, noi siamo più soli quando usciamo tra gli uomini che quando restiamo in camera nostra. Un uomo che pensi o lavori è sempre solo – lasciatelo stare dove vuole. La solitudine non è misurata dalle miglia di distanza che si frappongono fra un uomo e il suo prossimo"

 Il rifiuto delle consuetudini e il possibile isolamento dagli altri servono un solo scopo: quello di raggiungere la vita vera, quella che vogliamo davvero vivere, che ci rende soddisfatti e felici. Quanti sono quei desideri che ci allontanano dalla realtà? Quelli che ci fanno sperare di essere ricchi, per poter avere oggetti che ci consolino e ci facciano sentire più a posto con la nostra coscienza? Thoreau predica la povertà in senso ascetico, come strumento di ricerca, perché sostiene che l'unico modo di capire veramente come vivere e di trarre soddisfazione e felicità dalla vita è quello di semplificarla: di andare a ricercare l'essenza eliminando il superfluo, i desideri che ci traviano, le convenzioni, ciò che facciamo senza averne davvero bisogno. Quindi:
Per quanto misera sia la vostra vita, affrontatela e vivetela; non evitatela, né insultatela. Essa non è cattiva come voi. [..] Amate la vostra vita, per quanto povera essa sia!  
Perché le ricchezze materiali non soddisfano, anzi congelano, lo spirito:
"Datemi la verità, invece che amore, danaro o fama. Sedetti a una tavola imbandita di cibo ricco, vino abbondante e servi ossequiosi, ma alla quale mancavano la sincerità e la verità; partii affamato da quel desco inospitale. L'ospitalità era fredda come i gelati. Il vero raccolto della mia vita quotidiana è qualcosa di altrettanto intangibile e indescrivibile dei colori del mattino e della sera. È un po' di polvere di stelle afferrata – un segmento di arcobaleno che abbiamo preso con una mano."

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