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Ti lascio un messaggio in segreteria

Creato il 01 gennaio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

L´emozione di fare 200 sulla A4, quando la strada si fa più stretta che ti sembra di sfiorare gli sportelli degli altri e il guardrail, che ti sembra che a casa troverai la multa del tutor. L ´emozione di suonare il citofono, uno anonimo tra le file dei palazzi di Venaria, ma lei non c` è. L´emozione di attaccare il microfono e dire  “buonasera a tutti”. L´emozione di chiedere all´infermiera “allora, come sta?”. Di strappare una brutta copia quando non serve più.  L´emozione di tirare le tende prima di fare l´amore e immaginare tutto, di sentire una chitarra acustica in arpeggio dal vivo, di fare gol in caduta sull´ erba di un campetto condominiale, di ritirare la pagella, di vedere un Monet vero.

Forzare il blocco di una persona, l´emozione di fregarsene di dove si sia con i fari puntati sull´asfalto, o di lasciare dopo sette prove un messaggio in segreteria. Il prossimo passo, quando i passi sembrano finire, può essere quella che ti cambia la vita. Solo fino a che torna a cambiare, a spiazzare. Guarda cosa ci fa simili, guardarci in faccia e ancora sentire, nonostante il trucco e i maglioni, i confini prefabbricati e i filtri delle tristezze.

“Ciao, in questo momento non sono presente. Lasciami un messaggio e ti richiamerò”.  Dirò al Taxi di tornare indietro, dirò che mi son sbagliato. Mi dirò che potevo solo provare. Ordinerò una pizza scadente dal tunisino qui sotto, mentre proverò a farmi distrarre dalle auto che sfrecciano per impressionare le ragazze a bordo. E mentre penserò di essere l´unico uomo solo sulla terra che se la prende col proprio fegato aggiungendo alla pizza il Kebab tu sventrerai questi sentimenti, svuoterai questi equilibri, alzerai questi brividi. Che porto già da un po´nascosti sotto la pelle. Oggi è il primo dell´anno, io sono solo quello che ti faceva ridere. In un mare più grande di me, mi hai fatto sentire piccolo. Siamo più che pregi e difetti, siamo quello che sta in mezzo, quello che non si capisce bene, quello che non sta da una parte in particolare.

Quando ho scoperto che l´infelicità non te la cambiano neanche se hai lo scontrino, quando ho scoperto che nulla si ripete esattamente, sulla scia di emozioni e con poca aria ho provato a vedere se fossi a casa. E chi lo sa cosa, quando e dove, poi, se noi, o no. Ho pensato. Auto sospesi da un incontro, forse imbarazzante, ci muoviamo nel campo gravitazionale delle attese. Aria lucida, sul mare pettinato. Caminetti e stufe sbuffano, come i proprietari delle gelaterie aperte tutto l´anno. Un po´te, ogni giorno, ho creduto. Un letto bello grande per addormentarsi storti, le solite cose da spolverare, tappeti da sporcare di foglie. Morbidezza umana, che nessuna scienza può sostituire. Nuvole come pezzi di zucchero filato aspettano bambini che allunghino le braccia. Ma guarda che anche per i sogni è così, dice nonna Isa seduta vicino al fuoco mentre guarda le pettinature dei nipoti e cerca di capire come il mondo sia cambiato.

Ho preso freddo, ho preso freddo cercando di scaldarmi con qualcuno di più freddo di me. L´inverno è la stagione dei soli. E quindi la tramontana sarà una passeggiata, ora. Fischia il vento, sembra felice. Tu vai, io lo so, vai a vivere la tua vita come deve fare una come te, senza far caso alla velocità. Vuoi recuperare tempo e il paesaggio non serve. Hai un messaggio in segreteria, perché non avevi la penna e nemmeno io l´ultima volta che ci siamo visti, con un mazzo di cose da ordinare in testa, almeno io. Niente violini nel vento, tappeti rossi, petali dall´alto. Ho l´acqua alla gola, ti andrebbe dell´acqua? Se ci sono regole ti andrebbe di dimenticarcele? E portami con te, non importa se son cose che ho già visto, voglio vederle con il tuo sguardo. O forse, uno strappo, e si va avanti. Non si è accorto nessuno. Ma tu, almeno, non cancellarmi. Dalla segreteria.



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