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Ti regalerò una rosa...

Da Francesca Passarelli @QualsivogliaB
Ti regalerò una rosa...

23 Settembre 2015

Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere sopra ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
Ogni piccolo dolore

Non avevo mai dato molto ascolto a questa canzone, non è il mio genere ma non posso nascondere che il testo ha un fortissimo impatto emotivo, non l'avevo mai letto. Sono rimasta colpita dall'argomento delicato, difficile, da quella verità che anch'io spesso mi domando: "Siamo più matti noi che fingiamo le emozioni o sono più matti i matti che esternano ogni capriccio della mente?"... penso che con il buon senso e tralasciando il pregiudizio sociale, si possa arrivare ad una risposta logica: per me non ci sono dubbi è la prima.
Ti regalerò una rosa potrebbe essere un'ottima idea per i miei dieci minuti, regalare ad uno sconosciuto una rosa, un fiore, mettere in mano la delicatezza e la dolcezza, il profumo tenue. Il punto cruciale è superare il giudizio della gente, gli sguardi che dicono "ma è matta?" ...poi perché matta? Cosa faccio? Essere gentili con il prossimo è pazzia? Il mondo gira al contrario e presto o tardi ne pagheremo le conseguenze.
Ci penso un po', valuto se vale la pena perdere la faccia e la reputazione per dieci minuti, nel frattempo la canzone continua...
Mi chiamo Antonio e sono matto
Sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino
Credevo di parlare con il demonio
Così mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio
Ti scrivo questa lettera perché non so parlare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E mi stupisco se provo ancora un'emozione
Ma la colpa è della mano che non smette di tremare

Si ne vale la pena, per tutti gli Antonio che sono rimasti a morire in un manicomio perché questa società non ha spazio per chi vede diversamente, io andrò a regalare una rosa.
Prendo l'autobus e mi dirigo nel centro della città di Bari, compro una rosa e un po' titubante aspetto a far partire il timer.
Sono ferma vicino il Teatro Petruzzelli che guardo il cellulare, in mano ho una rosa e già così le persone che passano iniziano a guardarmi. Mi accorgo che in effetti non siamo più abituati a vedere persone che girano con i fiori in mano (a parte i venditori di rose che sono ovunque), non è più un gesto che si regala, invece a me è sempre piaciuto. La rosa, così come tutti gli altri fiori, sono effimeri, ed è questo che li rende speciali, devi goderne appieno prima che scompaia l'odore, la forma e il ricordo legati a quel dono. Sono delicati, gentili, e fanno sbocciare sorrisi. Insieme ai libri (e al cibo) è uno dei regali più belli che mi piacerebbe ricevere, i diamanti lasciamoli a chi non ha valore dentro di sé.
Una bambina passa e mi sorride, se la regalassi a lei la rosa sicuramente l'accetterebbe senza pensare al perché, al costo, al come, verrebbe naturale farsi un regalo; non lo faccio però perché ho paura che la madre possa denunciarmi per pedofilia... Dovremmo non scordarci mai dell'ingenuità che avevamo da bambini, non è quella che fa soffrire, l'ingenuità non è sinonimo di "essere fesso", essa rappresenta il non aspettarsi nulla in cambio, è vivere ogni emozione come se fosse unica e rara, è essere sempre presenti.
Inizio a incamminarmi, prima o poi avrò il coraggio di far partire il timer.
Vado verso il lungomare e su di una panchina vedo una coppietta di ragazzi che si stringono e si sorridono affettuosamente. L'amore chiama amore, penso che loro saprebbero apprezzare il mio gesto. Ci provo.
10:00
"Ciao ragazzi, potrei regalarvi questa rosa?"
"..."
Risate mega galattiche da parte loro e la ragazza, molto fine ed educata, esordisce con: "Ci è chess?" In un barese strettissimo mi dice qualcosa del tipo "Non provare ad avvicinarti al mio ragazzo che ti faccio nuova nuova."
Le rido in faccia e le dico: "Guarda che voglio regalarvi una rosa non sposare il tuo ragazzo!" e mentre la tipa continua il suo sproloquio io rido nuovamente e volto le spalle alla coppia. Da dietro sento la ragazza che intona un "Vaffamoc a chedda..." non vi dico il resto, il ragazzo al suo fianco sempre in un italiano perfetto le dice: "Lascia perdere amo'."
Allibita e con la voglia di impicciarmi con la tipa e farle capire la stupidità che dilaga nel suo corpo continuo a girovagare per le strade. Il timer scorre e segna 7:00 minuti.
Vedo un uomo in giacca e cravatta e ventiquattrore alla mano, penso che magari lui sarà più educato della coppietta scoppiata.
Mi avvicino e: "Buongiorno le potrei..." "Scusa, vado di fretta!"
Già, dovevo immaginarlo. Il timer scorre, mancano 5:00 al countdown e spero di trovare qualcuno disposto ad accettare un dono.
Vedo un ragazzo con la bicicletta fermo su una panchina che guarda il cellulare, proviamo.
"Ciao, scusami posso regalarti questa rosa?"
"Scusa sono fidanzato."
"Ma guarda che volevo regalarti solo una rosa, niente di più."
"Non mi piacciono, ciao devo andare."
Vabbè, no comment ragazzi. Non capisco perché ci debba essere sempre il secondo fine di tutto, perché tutti sono ossessionati dal fidanzamento, i fidanzati, le lusinghe, le proposte indecenti. Le persone si dimenticano che oltre agli organi genitali il corpo e la mente umana sono composti da altri miliardi di cose.
Molto avvilita e amareggiata guardo il timer che segna 2:00 e penso che per la prima volta avrò fallito i miei dieci minuti.
Mi accascio su una panchina vicino la fermata dell'autobus e attendo lo scadere del timer con in mano la rosa che ormai è stanca di sentirsi dire sempre di no.
All'improvviso vedo sull'altro marciapiede una creatura che parla da sola, ride, fa gesti, si muove con dei tic: è un barbone, ma è la cosa più bella che abbia mai visto. Le movenze sono da portare in un teatro, strizza gli occhi, muove le mani freneticamente, lo osservo affascinata. Volevo studiare psicologia quando ero al liceo ma dopo una settimana ritornai sulla mia vecchia strada, chi ero io per dire ad una persona che era malata, che aveva dei problemi mentali, che non riusciva a superare dei traumi, chi ero io per dire ad un altro come è meglio vivere. Io non ho ancora capito chi è nel giusto e chi è nello sbagliato, so solo che ciò che è minoranza in automatico è la parte sbagliata della società. E se lui fosse il giusto fra tutti questi matti che siamo noi?
Mi risveglio dai miei pensieri e mi ricordo del timer mancano 00:50 secondi. Di scatto mi alzo e vado verso il barbone porgendogli la rosa. Lui mi guarda, io lo guardo e gli dico: "Prego!", mettendogli la rosa in mano. 0:00
Lui sorride, io sorrido di più, lui guarda la rosa incredulo e sorride ancora di più, mi ringrazia, mi ringrazia mille volte e io sorrido sempre di più. Lui guarda ancora la rosa mentre io me ne vado in direzione dell'autobus che sta per arrivare. Dopo un po' mi sento bussare alle spalle, è il barbone che mi regala un braccialetto di quelli di filo intrecciati. L'avrà trovato, l'avrà comprato, l'avrà rubato, non mi importa; è il gesto di ringraziamento, di voler donare a sua volta, di creare una catena che mi colpisce, da dove provenga o quanto costi poco importa.
"Grazie!" lego il braccialetto al polso, glielo mostro e salgo sull'autobus e porto a casa altri dieci minuti inediti.
Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura
Puzza di piscio e segatura
Questa è malattia mentale e non esiste cura.

La mia patologia è che son rimasto solo
Ora prendete un telescopio e misurate le distanze
E guardate tra me e voi chi è più pericoloso?

Mi chiamo Antonio e sto sul tetto 
Cara Margherita sono vent'anni che ti aspetto
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce
Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E ti stupisci che io provi ancora un'emozione?
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare...

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