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Tim Burton delude nel paese delle meraviglie

Creato il 20 maggio 2010 da Pianosequenza

Tim Burton delude nel paese delle meraviglie

Alice in Wonderland(Alice in Wonderland)
Tim Burton, 2010 (USA), 108'
uscita italiana: 3 marzo 2010
voto su C.C. Tim Burton delude nel paese delle meraviglie
Tim Burton è tornato, o forse no. Già nelle sale ormai da un po’ di tempo, Alice in Wonderland si aggiunge purtroppo alla schiera di quei film che, accompagnati da grandi promesse e attese, non sono riusciti poi a mantenerle, puniti da un deludente successo al botteghino e dagli scarsi favori della critica. Purtroppo, perché chi come me si aspettava un ritorno in grande stile alla fiaba e alle atmosfere di un Lewis Carroll mai superato nella letteratura allegorica inglese, si è ritrovato per le mani invece un semi-prodotto Disneyano che ha assai poco di meraviglioso e molto di
e-commercial e cliché. Premettendo che chi scrive è un amante del genere e dei lavori del visionario regista di Burbank, e che il film ha ovviamente il suo fascino, devo però associarmi ai detrattori perché sostanzialmente Alice non è Alice e, nonostante lo sforzo, il prezzo del biglietto non riesce proprio ad essere ripagato. Carroll aveva creato una favola priva di linee temporali e di una suddivisione cronologica degli eventi: la storia infatti racconta di una bambina che in un sogno (?) attraversa questo meraviglioso mondo immaginario e naif finendo quasi col “perderci” letteralmente la testa, tra conigli in ritardo, gatti parlanti e carte animate. Burton ne estrapola sì i contenuti, ma quasi crea uno stereotipo di quella bambina, con una bionda (Mia Wasikowska) spaesata e che non appare troppo nella parte. Alice è cresciuta e non ricorda niente della sua precedente visita, mentre tra flashback forzati e peripezie varie dovrà riportare la pace nel Paese delle Meraviglie, affrontando animali dai nomi a dir poco impronunciabili e personaggi bizzarri, accompagnata come sempre dal fedele Cappellaio Matto (Johnny Depp) e dalla Regina Bianca (un’evanescente Anne Hathaway). Proprio Johnny Depp, forse per la prima volta dopo anni ai massimi livelli di espressione, sembra un po’ “annacquato” e tenta di trarsi d'impiccio solo grazie alla sua verve da fuoriclasse, ma cade molto spesso nel trash più colossale. Ne è un esempio il “delirio” finale: una sorta di danza inguardabile che ricorda a momenti il miglior Pierino di Alvaro Vitali.
La storia di Burton non riesce mai a restituire l’atmosfera da immaginifico incubo dell'autore inglese, perdendo di magia e di interesse con personaggi che a stento si riconoscono in un mondo che a qualcuno ricorderà l'omonimo cartone animato degli anni Cinquanta.
Degna di merito come sempre la gentil consorte di Burton, Helena Bonham Carter, che dopo la svestita e scostumata locandiera di Sweeney Todd dà volto e voce a un’efficace Regina di Cuori.
Insomma, grazie alla sapiente regia e alle animazioni come sempre di grande effetto (ma per le quali sinceramente il 3D ci sembra superfluo) assistiamo comunque ad un buon lavoro, vedibile e concreto. Ma ci permettiamo di opinare che da Burton e Co. ci si aspetta sempre il capolavoro, che stavolta sicuramente non è arrivato.

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