Magazine Cultura

Tim Ingold: Fare e fare antropologia 1

Creato il 13 febbraio 2015 da Davide

Nel suo libro Making. Antropology, Archaeology, Art and Architecture (2013), Tim Ingold, uno dei più influenti antropologi britannici viventi, analizza il ‘fare’. Il fare crea conoscenza, costruisce ambenti e trasforma vite: le 4A del sottotitolo, antropologia, archeologia, arte e architettura sono tutti modi del fare che l’autore lega in modo nuovo e inaspettato. Ricordando il suo lavoro su campo presso i Sami finlandesi come antropologo novizio, Ingold ricava la conclusione che il semplice fornire informazioni non dà alcuna garanzia di conoscenza e tanto meno di comprensione, cioè si fa prima a dire che a fare.

Noi impariamo, invece osservando, ascoltando e percependo, facendo cioè attenzione a quello che il mondo ha da dirci. Per Ingold la conoscenza è un processo attivo del seguire, dell’andare avanti, è movimento. Nel pantheon accademico, scrive, la ragione è predestinata a sconfiggere l’intuizione, l’esperienza vince il buon senso e le conclusioni basate sui fatti vincono su quello che la gente sa dall’esperienza comune o dalla saggezza dei padri. La missione dell’antropologia è da tempo quella di capovolgere questo pantheon sulla sua testa, è partire dal presupposto che se uno sa qualcosa sui modi del mondo, allora saranno quelli che hanno votato la loro vita, come hanno fatto i loro antenati, a seguirli. Perciò, dicono gli antropologi, è cercando di capire questi modo di vita e acquisendo per noi stessi un po’ della conoscenza e capacità richieste per praticarli, che noi abbiamo di più da imparare. E’ con questo sapere e la nuova prospettiva critica che si apre che Ingold torna a guardare l’accademia e a parlare della profonda differenza tra antropologia ed etnografia.
Nell’antropologia, egli afferma, noi andiamo a studiare con le persone e speriamo di imparare da loro. Durante il lavoro su campo presso popolazioni come i Sami, durante quella che chiamiamo ‘ricerca’ il novizio gradualmente impara a vedere le cose e anche a sentirle e percepirle nel modo in cui lo fanno i suoi mentori indigeni. Se oltre ad educare la propria attenzione il ricercatore è impegnato anche a documentare la vita dei propri ospiti, questo lavoro di documentazione è chiamato etnografia. mentre antropologia ed etnografia sono compiti che procedono in tandem, non sono però la stessa cosa, anche se persino all’interno della disciplina molti le confondono. Così Ingold fornisce differenti definizioni: “L’antropologia è lo studiare con e l’imparare da; è portata avanti in un processo di vita ed effettua trasformazioni all’interno del processo. L’etnografia è uno studio e un imparare a proposito di e i suoi prodotti durevoli sono resoconti di ricordi che servono a scopo documentario.” Il lavoro etnografico è complesso e oneroso, può anche essere trasformativo nei suoi effetti sull’etnografo, ma è un effetto collaterale, secondario rispetto lo scopo documentario. Dopotutto, l’etnografia è quello che dice, una graphia, una descrizione, di un ethnos, un popolo, letteralmente. L’osservazione partecipante è il metodo di cui l’antropologia è giustamente fiera, ma non è quello dell’etnografia e il confonderlo rende un disservizio agli stessi antropologi. (segue)


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog