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Tinder – episodio 2: la consapevolezza

Creato il 22 aprile 2014 da Signorponza @signorponza

Buongiorno pulcini! Avete passato una buona santa Pasqua? Avete mangiato come non ci fosse un domani? Io sì, al grido di “lasciatemi stare, mi è rimasto solo il cibo!!1!”. Ma è giunta l’ora di correre ai ripari, ché ormai sono più gonfia di Manuela Arcuri incinta.

Tinder – episodio 2: la consapevolezza

Dunque, sento di dovervi ragguagliare sugli ultimi sviluppi di Tinder, perché ci tengo al fatto che vi facciate delle grasse risate con le mie disavventure. In realtà, come già vi anticipavo nella scorsa puntata, la noia la fa da padrona pure lì e non mi diverto neanche più a prendere in giro quelli con le sopracciglia ad ali di gabbiano. Ultimamente poi non parlo più con nessuno, o meglio: NON MI SI CAGA PIU’ NESSUNO. Ma sapete cosa? Ho deciso che io la devo smettere di cercare l’anima gemella, soprattutto devo smetterla di cercarla online. Quindi, whatever.

Innanzitutto, ho nuovamente beccato dei famosi. Spero caldamente che si tratti di fake, altrimenti caro figlio di Mike Bongiorno, caro Danny La Home, caro Jake La Furia, siete proprio degli sfigati. Siete più sfigati dei turisti che danno da mangiare ai piccioni in piazza Duomo. Che bisogno avete di cercare donne su Tinder? Ma io non lo so.

Poi, ho parlato con un deficiente. Agevolo diapositiva:

tinder6

Allora, ragazzi, dai seriamente? Ma l’ironia dove l’hai lasciata? Questo è più antipatico della sabbia nelle mutande e spero tanto che nessuna si sogni di darla a uno del genere. Ok, forse sono io che la butto sempre in vacca rovinando tutto e ammetto che più volte mi è stato detto che rido sempre nei momenti più inopportuni (immaginate voi quali), però non mi pare di essere stata così scontrosa. No dai, non è colpa mia. Ma guarda te se ‘sto cretino mi deve pure fare venire i dubbi.

Inoltre, mi sono vista con uno. Sì, è successo, ma non avete letto tweet di giuoia né selfie #aftersex né ho offerto da bere agli amici, ergo la cosa non è andata. In realtà già non mi convinceva un granché, però quando mi ha chiesto di vederci per pranzo nella famosa pizzeria milanese Spontini non ho potuto dire di no. Insomma, ho sempre pensato che uno che ti invita a pranzo forse ti vuole conoscere davvero. Quanto sono ingenua, quanto.

Vi spiego come è andata: lui caruccio e simpatico nella norma, mangiamo, parliamo, zero vibrations, però boh, dai, magari n’artra vorta ce possiamo vedè. E invece sparisce pure lui, più velocemente di Antonio Casanova. Come me li so tenere stretti io i maschi nessuno mai, eh. E pensare che avevo anche deciso di perdonare il fatto che avesse pagato il pranzo con i BUONI PASTO! Dai, i buoni pasto! Appena ho visto che li tirava fuori dalla tasca mi è apparso Enzo Miccio così:

Tinder – episodio 2: la consapevolezza

Allora, i buoni pasto sono una manna dal cielo, lo so. Ricordo con giuoia i mesi in cui magnavo tutti i giorni quello che volevo, mica come quando mi dovevo portare la triste schiscetta. Però, io dico che ad un appuntamento con una ragazza non li devi usare. Tira fuori quei 15 euro e basta, dai che non vai mica in malora. Potrei aprire una giga parentesi sui maschi che pagano, sui maschi che non pagano, sulla galanteria, sulla tirchieria, ma non ce la posso fare ché mi innervosisco e mi viene fuori la vena come Adriano Pappalardo.

Poi, mi è capitato di chattare con un tizio roscio di capelli. E già lì. Però, anche stavolta, magnanima, ho deciso di proseguire a conversare con questo raro esemplare di essere umano. Ma ecco che mi chiede “tu cosa stai cercando qui su Tinder?” e io, sempre fottutamente sincera, gli rispondo “vorrei solo una persona che mi voglia bene, con cui potermi divertire e stare bene”. IDIOTA è l’anagramma del mio nome. Lui, infatti, subito ci ha tenuto a specificare che sta uscendo da una storia durata ottomila anni e che no, non c’ha sbatti di averne un’altra e vuole solo divertirsi aka minchiaiotivolevosoloscoparechemefregadeituoisentimentidemmerda. E vabbè, neeeeext.

Infine, ho visto per caso un tizio con cui avevo parlato proprio all’inizio, in quei magici primi giorni di Tinder. Ero lì a farmi i cavoli miei e mi dico “ma io questo tizio qui l’ho già visto, l’ho già visto. Ah, oddio, è l’architetto di Tinder!!1!”. Ovviamente mi sono nascosta per evitare inutili imbarazzi e ovviamente la sera stessa, al sicuro dietro lo schermo del mio iPhone, gli ho chiesto se fosse proprio lui. E sì, era lui. Vabbè, un’occasione persa. O forse no: insomma poteva pure riconoscermi lui, poteva pure chiedermi di uscire poi quando gli ho scritto. E INVECE.

Insomma, amici, questa di Tinder è proprio una partita persa. E dire che una mia amica, dopo aver letto il mio post, ci si è iscritta e ha trovato un tizio con cui si è trovata benissimo e sono usciti e l’amore e tutte cose. Invece io nulla. 

Fondamentalmente credo che l’approccio che ho io nei confronti del dating online sia totalmente diverso da quello che possono avere altre ragazze e che sicuramente hanno i ragazzi, per questo ci rimango male. I maschi in genere pensano che sia solo un altro modo per tirar su un po’ di figa, e so per certo che mettono cuoricini a tutte (ecco perché ho ventimila match, ma ho parlato con pochissimi), tanto prima o poi qualcuna metterà a sua volta il like e poi scatta il broccolaggio.

Tinder – episodio 2: la consapevolezza

Per me così è una tristezza infinita, ma ricordiamo che ho guardato troppi cartoni Disney e ho una visione decisamente idealizzata dell’amore. Come sempre ho capito che: le aspettative sono il male. E aspettarsi di trovare un fidanzato su Tinder è ancora più il male.

Vabbè, scusate, ora scappo ché devo andare a pettinarmi i capelli con la spazzola di Hello Kitty che ho trovato nell’uovo di Pasqua.

Baci stellari!

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Il post Tinder – episodio 2: la consapevolezza, scritto da Ilalicious, appartiene al blog Così è (se vi pare).


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