L’Amico, diceva quello, è una cosa che più ce n’è meglio è. Più ce n’è, dice, meglio è. Sì. Da GS, mi permetto di dubitare.
L’Amico del GS è uno che a un certo punto ha un’idea, o sta facendo una cosa di beneficenza, o vuole lanciare una cosa bella e giusta, o ha l’occasione della sua vita. Ha bisogno di una mano. E chiama il GS. Come Amico.
Non importa che sia scienziato (in quel caso rientra nel tipo scienziato volenteroso, con l’aggravante dell’amicizia). L’importante è che sia Amico. Che te la chieda (la mano) da Amico, dando per scontato che tu lo farai in Amicizia. Oppure che chiederai a un collega, Amico (quindi Amico di Amico), di farlo per te.
Non è per essere cinici, ma l’Amico è uno che non si chiede mai che cosa potrebbe venirne al GS, da quel favore. E il GS è profondamente in imbarazzo: povero Cristo, non può mica mandare a quel paese l’Amico, né può fare la figura del venale spiegando che se fa la cosa in Amicizia perde tempo e denaro. In fondo non gli stanno chiedendo una manifestazione di Amicizia da camminata sui carboni ardenti. Però la richiesta di una mano è l’inizio della fine. Da quel momento per il GS saranno tentativi di evitamento alle soglie della paranoia, sensi di colpa, tiramolla e patimenti.
Continua… (Silvia Bencivelli)