Titanic chiama Costa Concordia

L’ammetto: ho avvertito un certo strano imbarazzo, quest’oggi, quando – in svagato atteggiamento da navigazione internettiana – l’occhio è caduto su una notizia di Repubblica, riportata a caratteri cubitali: «Giglio, affonda nave: 3 morti, 70 mancano all’appello – Rabbia e paura: “Come sul Titanic”». La nave in questione, come già saprete, è la Concordia, ammiraglia della flotta Costa Crociere.

Ne ho già parlato, ne parlerò ancora, della mia incrollabile fede nel fattore caso.
Dovrei considerar semplice caso pure il fatto che da qualche giorno sto parlando – con fervore, non lo nascondo – del Titanic: prima della musica che vi si sonava a bordo, poi delle cibarie che vi venivan servite.

Avevo in serbo una terza ed ultima puntata, dove avrei raccontato del lungometraggio di James Cameron del 1997, titolato Titanic. Di come l’abbia visto due volte al cinema (una colle amiche, l’altra con Sorella) e innumerevoli volte dal divano di casa. Di come la colonna sonora della Céline Dion m’abbia dapprima stregata, poi nojata all’inverosimile (troppe volte la sentii: fu indigestione sonora).

Considero pura casualità la coincidenza tra il naufragio della nave Concordia e la pubblicazione dei di me scritti sul Titanic.

Per sicurezza, però, solo per sicurezza, non pubblicherò la terza puntata.