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Titolo: storia di una ladra di libri  genere: drammatico ...

Creato il 20 agosto 2014 da Lamacchinadeisogni

STORIA_DI_UNA_LADRA_DI_LIBRITITOLO: STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI

 GENERE: DRAMMATICO

 RATING:  * * * +

 TRAMA:

In una livida giornata d’inverno della Germania nazista, alle soglie della seconda guerra mondiale, la piccola Liesel inizierà a capire quanto la vita può essere dura. Dopo aver perso il fratellino durante il disperato viaggio in treno con la madre in fuga per le sue idee politiche, Liesel verrà affidata alla famiglia Huberman in cambio di un sussidio economico. Le apparenze dure e scorbutiche della madre adottiva Rosa, le prese in giro dei nuovi compagni di scuola perché non sa leggere, sono un duro colpo anche per una bambina forte e coraggiosa come Liesel, ma il cuore buono ed i modi gentili del suo nuovo padre Hans e l’amicizia di Rudy, l’aiuteranno pian piano ad inserirsi.

Il papà adottivo infatti scopre un libro che la bambina custodisce gelosamente assieme alla foto di un bambino. Si tratta di un libro che Liesel ha rubato al funerale del fratellino. Incuriosito dal titolo bislacco, capisce che la bambina non sa leggere e si offrirà di insegnarglielo durante lunghe notti insonni. La già difficile vita della famiglia del povero imbianchino si complica ulteriormente quanto una notte bussa alla sua porta un giovane smagrito e debole. Si tratta di un giovane ebreo, figlio di un ex compagno d’armi di Hans, in fuga dai rastrellamenti nazisti. Malgrado il pericolo mortale che corrono i genitori adottivi di Liesel lo nasconderanno in cantina dandogli rifugio e assistenza. Max, questo è il suo nome, è un giovane colto e sensibile e durante la sua prigionia nello scantinato riesce a sopravvivere grazie alla lettura ed ai racconti della bambina. Tra i due nascerà un forte legame fraterno durante il quale il giovane incoraggerà Liesel ad approfondire la sua passione per la letteratura e la sua capacità di descrivere il mondo esterno attraverso gli occhi delle sue emozioni. Sarà l’inizio di una grande e drammatica avventura, fatta di amicizia e solidarietà, durante la quale Liesel si trasformerà in una ladra di libri …

(Regia: Brian  Percival – anno 2014)

COMMENTO:

Splendido, commovente, terapeutico per una memoria umana troppo labile e volatile. La storia di un’Europa buia narrata attraverso gli occhi e le vite di LieselHans e Rosa Huberman, Max, Rudy Steiner, il borgomastro e sua moglie, tutti uomini comuni che chiamiamo “la gente”, quelle persone che, appartenendo ad un popolo in un determinato tempo, ne sono stati testimoni.

Non ci sono parole per descrivere gli orrori e le follie della guerra, ecco perché un film è necessario. Allora guardate le immagini, semplicemente: piangerete per le relazioni interrotte, l’umanità umiliata, rinnegata, le vite spezzate; vivrete gli echi di emozioni terribili rimosse o dimenticate, i ricordi della Seconda guerra mondiale che tante volte i nostri nonni, zii o genitori hanno narrato con sguardi tristi e persi nel vuoto.

Brian Percival e Markus Zusak li ripropongono con uno stile narrativo d’altri tempi che ricorda quello de Il libro cuore, con i suoi ritmi lenti, sentimenti puliti e semplici, fuori moda ma forti perché autentici. Fame, freddo, paura, la difficoltà di mettere assieme due pasti al giorno per tutti i componenti della famiglia, ma anche amicizia, amore, condivisione, solidarietà, pietà, speranza, la meraviglia di essere ancora vivi, tutti valori umani che paradossalmente sembrano fiorire proprio in contesti così duri. Tempi in cui anche nella civilissima Europa i figli venivano strappati alle loro madri perché comuniste e dati in adozione ad altre coppie, ma anche tempi in cui la fantasia ed i libri sostituivano la televisione costruendo persone uniche e meravigliose. Tutte cose che la nostra società impregnata di McDonald’s e Talent show ha dimenticato. Rinfrescare la memoria è salutare, serve per non commettere gli stessi errori e allora ben vengano film e racconti come Storie di una ladra di libri per le nuove generazioni!

Una menzione speciale la dedico al casting: gli occhi buoni di Geoffrey  Rush (Hans), le labbra sottili di Emily  Watson (Rosa), il volto scavato di Ben  Schnetzer (Max), gli occhi grandi ed innocenti di Sophie  Nélisse (Liesel), testimoniano una scelta raffinata e sensibile che ad ogni personaggio del best seller di Markus  Zusak   ha saputo regalare il giusto volto.

Munitevi di qualche fazzolettino di carta e preparatevi: per qualche giorno ancora, dopo la proiezione del film, vedrete lo sguardo limpido di Liesel, una ragazzina che amava leggere libri ed inventare storie, vi sembrerà di sentire la voce di Max nascosto nel vostro sottoscala, vi faranno compagnia le note di un organetto suonate da un uomo buono di nome Hans e la voce scorbutica di sua moglie Rosa, vedrete correre Rudy, un ragazzino “dai capelli color limone” che sognava di essere Jesse Owens, l’americano di colore che alle olimpiadi di Berlino del 1936 umiliò Hitler.

Unica nota stonata del film la scelta di affidare ad una voce fuori campo i commenti della morte: un essere così spirituale e senza tempo avrebbe meritato dei pensieri e delle considerazioni assai più profonde e sagge per ruolo e consapevolezza. La morte di Markus Zusak (nella sceneggiatura di Michael  Petroni) ha invece pensieri e riflessioni talmente banali da ridursi ad un personaggio vetusto e sempliciotto, che malgrado ne abbia viste di cotte e di crude ancora prova stupore nell’osservare gli esseri umani … una rappresentazione fuori luogo e povera che infastidisce per il poco spessore e non arricchisce il film.

 



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