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Tiziana Ghiglioni: la "First Lady" del jazz italiano

Da Gerovijazz @GEROVIJAZZ
Pubblicato sabato 5 gennaio 2008
Prima Parte (1981 - 1992)
Seguo la cantante savonese dal suo esordio avvenuto circa ventisette anni fa e ne ho sempre ammirato, oltre le indubbie, eccellenti capacità vocali, lo stile, la signorilità, e la classe da vera signora del jazz. In anni lontani ebbi modo di incontrarla personalmente, sia pur di sfuggita, nell’intervallo di un suo concerto, e la trovai dotata anche di un discreto fascino.

L’interesse nei suoi confronti nacque grazie ad Arrigo Polillo che all’epoca recensì con parole particolarmente lusinghiere sia la sua prima apparizione in pubblico, sia il suo primo LP.L’esordio in pubblico avvenne il 28 aprile 1981 al Centro Sociale Protestante di Milano, accompagnata da un gruppo di giovani musicisti che in quei giorni avevano partecipato all’incisione del suo primo LP in via di pubblicazione: Larry Nocella al sax tenore, Riccardo Zegna al piano, Piero Leveratto al basso e Luigi Bonafede (ottimo batterista oltre che valente pianista). Ospite Massimo Urbani che non era presente nel disco.In quell’occasione Polillo scrisse: «…la Ghiglioni è la prima cantante di jazz italiana di sicuro talento che io abbia avuto la ventura di ascoltare da circa un quarto di secolo a questa parte» e ancora «…canta jazz per davvero, con voce duttile, con profonda sensibilità “di strumentista”, con sofisticata musicalità e sentimento» (Musica Jazz, giugno 1981, p.17-18).Dopo l’uscita dell’album Lonely Woman (Dischi della Quercia – Q28014 - 1981) recensì questa prima esperienza discografica della cantante con analoghe parole di approvazione, lodando in maniera particolare brani come Lonely Woman, ‘Round Midnight e You’ve Changed (Musica Jazz-dicembre 1981).

N.B. Nel mio blog in inglese ho dedicato una pagina particolare a questo album (qui) in cui è possibile scaricare l'intero album, mai ripubblicato, che io sappia, in CD.
  Da sempre, com’è possibile constatare anche dalle pagine di questo blog, ho nutrito un certo interesse per il jazz vocale e per l’uso della voce come “strumento”, pertanto mi affrettai ad acquistare l’album che ancora conservo con cura anche perché, che io sappia, non è mai stato ripubblicato in CD. Questo album, oltre a farci godere le qualità vocali della Ghiglioni, è uno dei pochi in cui si possa ascoltare Larry Nocella, sfortunato talento scomparso prematuramente. (il suo LP “Everything Happens to Me” - Red Record VPA 167 - 1980 e scaricabile qui).Il video che segue è di quel periodo ed è tratto da un concerto del 1981 al Teatro Ciak di Milano; la videocassetta che conteneva l’intero concerto con gli anni si è deteriorata e pertanto sono riuscito a riversare su DVD solo un breve stralcio iniziale di qualità scadente, contenente proprio l’esecuzione di Lonely Woman. I musicisti che accompagnano la cantante sono gli stessi del disco tranne il sassofonista, che anziché essere Nocella è Pietro Tònolo.
Il suo secondo album Sounds of Love, uscito nel 1983, non deluse le aspettative suscitate dall’autorevole giudizio di Polillo. Accompagnata da una ritmica d’eccezione: Kenny Drew al piano, N-H. O. Pedersen al basso Barry Altschul alla batteria, affrontava una serie di standards famosi, oltre a cimentarsi in due brani di Thelonious Monk non molto frequentati dai cantanti.

Il disco ebbe un notevole successo di critica e di pubblico, ma rischiava di incasellarla nel novero delle cantanti di ballads e di farla muovere in un campo esclusivamente sentimentale, mentre per le sue caratteristiche tecniche e vocali, secondo Giuseppe Piacentino, che recensì il disco per Musica Jazz,: “meriterebbe ora di tuffarsi un una mezza bottiglia di whisky ed in un sorso di sana maledizione”.
Nel dicembre dello stesso anno incide un brano con Ishtar Quintet di Riccardo Fassi e Paolino Della Porta: Dreaming of You, testo suo e musica di Della Porta, che però uscirà solo nel 1985 nell'album Life Songs a nome Ishtar Quintet (Bull Records LP0007)

Questo brano precedette e avviò la svolta che ci fu l’anno successivo e fu significativa.Nel nuovo album Streams (Splasc(h) H 104 1984) mise insieme un suo gruppo, composto da giovani musicisti non ancora affermati, con i quali affrontare non solo standards, ma anche nuove loro composizioni. Ciò fu possibile grazie alla lungimiranza di Beppo Spagnoli, che si lasciò convincere dalle insistenze della Ghiglioni a tentare questa nuova via di dare spazio ai giovani, che diventerà una caratteristica della casa discografica. Il gruppo comprendeva Luca Bovini al trombone, Maurizio Caldura Nunez ai saxes, Luca Flores al piano, Franco Nesti al basso e Alessandro Fabbri alla batteria.

L’LP si articola in due parti: il lato A è dedicato interamente a Monk: quattro temi famosi ai quali per l’occasione sono stati aggiunti dei versi (il testo di Straight No Chaser è quello di Eddie Jefferson). Il risultato finale è più che soddisfacente, ma la vera sorpresa è rappresentata dai tre brani del lato B: tutti originali composti dai musicisti del gruppo, con il contributo della stessa Ghiglioni in Pau. Questo album può essere considerato il primo passo della cantante verso un percorso che negli anni successivi la porterà a cimentarsi in contesti sempre nuovi con i migliori strumentisti.Il video che segue è tratto da un concerto più o meno di quel periodo, ma non sono riuscito a stabilire la data esatta, dovrebbe essere di poco antecedente all'LP, come farebbe pensare la presenza di Flores e Fabbri, ed il fatto che nel concerto non vengano eseguiti brani contenuti nell'LP. Un aspetto interessante di questo video è dato dalla presenza di Luca Flores, il compianto pianista morto suicida nel 1995 e recentemente portato alla ribalta dal film Piano Solo.
Nei successivi dieci anni la sua produzione discografica è caratterizzata da una serie di album di grande interesse, delle vere e proprie sfide, ognuno dei quali meriterebbe un proprio post.
1986: Somebody Special (Soul Note SN 1156) con Steve Lacy al sax soprano, Franco D’Andrea al piano, Jean-Jacques Avernel al basso e Oliver Johnson alla batteria, in cui l’estrema sensibilità interpretativa della cantante è pienamente messa in luce dalla presenza dei grandi musicisti che l’accompagnano.

1987: Well Actually (Splasc(h) H 117) in duo con Giancarlo Schiaffini (trombone, euphonium, tuba, nastri magnetici). Un album sperimentale che vide la luce dopo il successo riscosso dall’inusuale duo nel 1984 al Festival di Roccella Jonica, e dopo una serie di concerti che avevano collaudato la formula. Qui la cantante si cimenta in un uso sperimentale della voce che si avvicina all’esperienza della musica contemporanea (es. Kathy Berberian, musa di Luciano Berio) o agli sperimentalismi vocali di Laureen Newton.

1987: Onde (Spasc(h) H 133) con l’Art Studio (Carlo Actis Dato: sax ten. e bar. cl. basso, Claudio Lodati: chitarra, Enrico Fazio: basso, Fiorenzo Sordini: batteria e perc.). Un nuovo album in cui la cantante sperimenta un altro tipo di ricerca sulle possibilità “strumentali” della voce umana, affiancando un gruppo che della ricerca sulle sonorità ha fatto una ragion d’essere.
1988: Yet Time (Splasc(h) H 150) con Roberto Ottaviano al sax soprano, Stefano Battaglia al piano, Paolino Dalla Porta al basso e Tiziano Tononi alla batteria e perc.. Il gruppo è quello con cui si esibiva regolarmente nei concerti e con questo album la cantante riprende la formula di Streams, con una facciata dedicata alle composizioni dei suoi musicisti ed una dedicata a brani più famosi con risultati, in tutti i casi, di grande spessore, grazie anche alla classe dei giovani che l’accompagnano, tutti destinati a diventare negli anni degli affermati solisti.

1989: I’ll Be Around (Soul Note 121 256) con Enrico Rava alla tromba e Mal Waldron al piano. Nuovo album, nuova formula: un trio atipico per il jazz e una Ghiglioni ancora diversa, con interpretazioni di classici del songbook americano intimistiche e dolci, assecondata dall’efficace sottofondo creato da due maestri come Rava e Waldron.

Del 1989 è anche il prossimo video che vede lei e Rava, esibirsi assieme a un nutrito gruppo di musicisti al 9° Festival di Roccella Ionica. Il brano eseguito è il primo di una suite intitolata Via dalla Pazza Folla, musica del bassista Paolo Damiani, direttore artistico del festival e parole della stessa Ghiglioni, l'intera esibizione dura più di un'ora. Gli altri musicisti sono Stefano Battaglia al piano, Mark Harris alle tastiere e arrangiatore, Umberto Fiorentino alla chitarra, Tiziano Tononi alle percussioni e Aldo Romano alla batteria.
1990: Goodbye, Chet (Philology W22) con Chet Baker e Mike Melillo al piano. L’album raccoglie tre diversi momenti “live”, dei quali solo due con la cantante. Uno la vede a Bari nel 1985, a fianco di Chet in due differenti versioni di Lament, unica occasione documentata d’incontro fra i due. L’altro, a Recanati nel maggio 1988, è un omaggio, in duo con Mike Melillo, al trombettista appena scomparso, nel quale vengono rievocate con commozione le sue magiche atmosfere .

1991: Lyrics (Splasc(h) CD H 348) con Paul Bley al piano. Con questo album la cantante prosegue il suo camino di ricerca cimentandosi con il panismo di Bley. Un incontro che ha lasciato un segno tangibile nel modo di interpretare gli standards da parte della cantante che in un’intervista (Musica Jazz feb. 1993) confessava “d’ora in avanti voglio interpretarli con la mentalità di un Paul Bley”.

Nel 1992 poco più di dieci anni dal suo esordio esce SONB (Splasc(h) CDH 370) con, in diversi contesti, Steve Lacy (sax sop.) Gianluigi Trovesi (cl. piccolo e cl. basso), Enrico Rava (tr.) Giancarlo Schiaffini (trne), Umberto Petrin (piano), Attilio Zanchi (basso) e Tiziano Tononi (batteria e perc.).

Album straordinario in cui, affiancata da un nutrito gruppo di artisti di spicco, quasi tutti già suoi partners in dischi precedenti, la cantante raggiunge l’apice del suo percorso sperimentale fin qui esaminato. Certamente il disco più importante realizzato fino a questo punto della sua carriera. Esaltato dalla critica per il coraggio e la perseveranza nel ricercare strade sempre nuove, rifuggendo dalla routine, e che le fruttò, da parte del compianto Pino Candini direttore dela rivista “Musica Jazz” il titolo di “First Lady” del jazz nostrano, qui ripreso nel titolo di questa pagina.Il disco ottenne anche il secondo posto nella classifica TOP JAZZ 1992 della rivista Musica Jazz.
In un’altra occasione esamineremo la seconda parte della carriera di questa artista straordinaria che ha fatto da battistrada a numerose giovani cantanti che dopo di lei hanno intrapreso la via del canto jazz.

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