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To Øl al Villaggio della Birra

Da Gianni Tacchini @villaggiobirra
to ol brewers

Gypsy brewery (o Pyrate/Nomad/Contract/Gold Digger Brewery), e orgogliosi di esserlo. Non lo mandano a dire dietro, Tobias Emil Jensen e Tore Gynther, le “anime” della danese To Øl, attiva sul mercato birrario dal 2010. La fotografia dell’esistente, derivato da una esplicita, netta, consapevole scelta fatta con piena cognizione di causa. La scelta, cioè, di fare la propria birra a casa di altri: essere “zingari”, produttivamente parlando, ed esserlo orgogliosamente.

L’hanno fatta, questa scelta, perchè è il modo migliore (secondo loro) per garantire la massima qualità e la più ampia varietà produttiva; una modalità operativa che li “costringe” felicemente a reinventare se stessi e le proprie birre ogni qualvolta che le vanno a fare, le proprie birre, a casa di altri (per ora a casa di Brewdog, Fanø e, soprattutto, De Proef). Un approcio “contemporaneo”, direi, al modo di produrre, che fa storcere il naso a qualcuno (birraio è solo che la birra la fa in casa propria su impianti propri) e che incontra, per contrasto, l’approvazione di altri (birraio è chi la birra la sa fare, a prescindere dalla proprietà o della univocità degli impianti), una questione che non troverà mai (penso) la quadratura del cerchio. Il “colpevole” della scelta dei due danesi è fin troppo facile da individuare: Mikkel Borg Bjergsø, che era il loro insegnante di scienze nel liceo da loro frequentato. Era il 2005, raccontano loro, e nella “cucina” della scuola che avevano il permesso di usare dopo il termine delle lezioni i tre, oltre a discettare sullo stato (allora penoso) del fare e bere birra in Danimarca, cominciano a spignattare, tentando di invertire, almeno a livello individuale, la pessima deriva produttiva di quei tempi. Poi Mikkel “prende il volo”, produttivamente parlando, e traduce in pratica quella che fino ad allora era solo una pio desiderio, cominciando a girovagare fra gli impianti produttivi altrui, e dando vita ad una nuova formula produttiva, quella della gipsy brewery.

Tobias Emil Jensen e Tore Gynther ci hanno impiegato 5 anni in più, e nel 2010 hanno deciso di seguire il “maestro”, con il quale hanno brassato la loro prima birra (la To Øl/Mikkeller Overall IIPA ), alla quale ne hanno fatte seguire altre 25, attualmente distribuite in 20 paesi in giro per il mondo. I loro “comandamenti” birrari? Utilizzare sempre le migliori materie prime, mai scendere a compromessi gustativi, non seguire la moda, avere una mentalità (produttiva) aperta, fare birra ricca di sapore e carattere, che non si dimentichi facilmente, fare birra “contemporanea”, senza voltarsi indietro (produttivamente parlando) ma guardando sempre avanti, stare alla larga dalla Grande Distribuzione. Tanta carne al fuoco, quindi, dichiarazioni d’intenti tutte facilmente “confinabili” nel contesto del movimento produttivo nord europeo; idee corredate da un progetto grafico curato e “alternativo”.

Intanto per il Villaggio abbiamo avuto la conferma delle prime tre birre che Tobias e Tore spilleranno..ma ne aggiungeranno altre tre..e noi aspettiamo!

Raid Beer

raid beer

Anche sulla bassa fermentazione c’hanno la scintilla, questi danesi: nella Raid ci hanno infilato, e non di soppiatto, Simcoe, Citra, Nelson Sauvin e Centennial, arricchendo di esoticità/freschezza/fragranza una premium lager già fatta a modino di suo, impreziosendola e non stravolgendola. 5.2% alc. vol.

Grenadier

grenadier

Single malt (100% pilsner), due luppoli (Amarillo/Tettnanger) e l’aggiunta di melagrano per una Tripel fuori dagli schemi. 9.1% alc. vol.

Garden of Eden

garden of eden

IPA insolita, prodotta con guava, albicocca, papaia, frutto della passione e mango, che ti spiazza. Un luppolo che si percepisce nel finale, dominato da questa esplosione di frutta. 6.4% alc. vol.

Testo ©Alberto Laschi

Le birre di To Øl in Italia sono un’esclusiva www.alesandco.it


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