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Tommaso Gherardi Del Testa, Pisa – Caffè dell’Ussero

Da Paolorossi

[...] al caffè dell'Ussero, punto di riunione, o meglio, quartier generale delle truppe arruolate sotto la bandiera di Giustiniano, di Galeno, di Cacone, di Archimede, ecc. Il caffè dell'Ussero, è una gran caldaia dove bollono alla rinfusa cinque o seicento cervelli trilustri, o quadrilustri al più: da questo bollore ne vengono delle emanazioni, le quali poi prendono consistenza, lascian vedere i primi lampi di un ingegno arguto, i primi segni dell'uomo poeta, la prima argomentazione del giureconsulto, l'inclinazione alle scienze, alle arti, e così via discorrendo... come pure si manifestano in quell'ebollizione i primi segni dell'uomo generoso e del vile. Oh! Se i padri potessero esser là nascosti, e studiata la tendenza naturale del figlio, per quella via dirigerlo se buona, se cattiva allontanarnelo, non vedremmo tanti giovani malamente incamminati in una carriera non sua...
Entriamo nel caffè, poniamoci in un cantuccio, ed osserviamo. [...] Osservate quello che entra; attraversa nella sua lunghezza il caffè col cappello sugli occhi rende appena il saluto a quelle file di giovinetti, va difilato al banco, parla onfidenzialmente con la padrona, ordina qualche cosa al garzone dandogli del tu, quindi si alza, paga, accende lo zigaro e parte nello stesso modo. Quello è un quadriennio della specie nobile, vale a dire fa l'uomo delle grandi passioni, ha denari in tasca, e non si amalgama con la folla.
Quello, al contrario, che vedete seduto in mezzo a tutti quei ragazzi è un quadriennio esso pure, ma d'altra specie; fa il maestro ai novizi, ha forza erculea, promette di proteggerli contro i bienni e i trienni, e quelli usciti di sotto gli occhi dei babbi, di sotto le sottane delle mamme, e spaventati da quel burrascoso vortice, detto Università, accettano con riconoscenza l'offerta del protettore, gli pagano zigari, ponci, colazioni, cene, ecc.
[... ] I novizi facilmente si conoscono. Son quasi tutti ragazzi, ed hanno una certa timidezza (parlo del 1828), una certa aria imbrogliata, arrossiscono con facilità ai discorsi licenziosi, (parlo della generalità), balbettano le espressioni energiche, e danno del lei ai trienni ed ai quadrienni, coi quali non sono amalgamati per la diversità delle lezioni: preso l'esame di ammissione, poco studiano e poco intendono.

(Brano tratta dal libro di Carlo Rossi "Tommaso Gherardi Del Testa, il suo teatro, il suo civismo" pag. 52,53 - CLD Libri, 2006)

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