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Tommy e Quadrophenia – Seconda parte

Creato il 23 agosto 2010 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

The Who1969

E proseguiamo il viaggio intorno a questa band ormai consacrata alla storia, continuando a farci  cullare  dalle note del blues e dal rollìo del Missisipi da cui siamo partiti a bordo di quella canoa.. Le giornate scorrono lente, Huck è ancora li che sonnecchia mentre Jim, previdente, cerca qualcosa per la cena, in attesa di sentire nuovamente il canto levarsi all’orizzonte. Ricorderà  Roger Daltrey anni dopo: “senza le radio pirata non ci sarebbe stata la British Invasion..” e senza un ragazzo Americano che si trasferì a Londra per un periodo portando con sé  tutta la sua collezione di dischi blues, probabilmente non ci sarebbero stati gli Who..

Ma torniamo ai “Detours”.. Hanno in programma una serie di concerti e anche  un discreto riscontro e dopo varie vicissitudini, tramutano finalmente il loro nome in “The Who”, un nome rapido, alternativo, stravagante, diretto. All’età di diciannove anni Pete Townshend, paroliere ufficiale del gruppo, scrive “I can’t explain” registra il demo in casa, come poi sarà sempre sua abitudine fare negli anni occupandosi di tutte le tracce, facendo ottenere alla band il loro primo contratto. Radio “Caroline”, la prima radio pirata nella storia della musica, passa il brano più volte e il successo è immediato. E’ importante ricordare che all’epoca in Inghilterra le trasmissioni radiofoniche godevano della supervisione della BBC, mentre le radio pirata erano in grado di eludere questi suggerimenti perché trasmettevano a bordo di navi che si trovavano fuori dalla giurisdizione Britannica.

Così diversi dagli Stones e dai Beatles, Townshend e soci  iniziano a suonare una musica che richiama lo stile Tamla Motown e quello naturalmente del blues. Nella musica sono molte le tradizioni che vedono la loro origine in Africa, dal banjo al diddley  bow, dalle percussioni ai pifferi ottenuti con le canne di bambù, oltre ai già citati call and response e i ritmi sincopati.

Gli Who continuano ad esibirsi, sempre alla ricerca del loro stile e del loro suono. Durante un concerto Moonie raddoppia il ritmo con la sua batteria, Pete fa lo stesso con la sua chitarra in una continua competizione  senza esclusione di colpi, fra tensione e creatività, davanti ad un pubblico totalmente rapito; John fa assoli sempre più veloci con il basso e insieme creano quello stile per cui si sono fatti conoscere, acquisendo la loro identità e dando al blues la loro  interpretazione personale.

Tra tutti è Entwistle l’unico ad aver studiato un minimo la musica. Costruisce da solo il suo primo basso, e una volta compresa la versatilità e la potenzialità dello strumento che ha tra le mani, sperimenta continuamente modificandolo in alcuni punti sino ad ottenere una sonorità ricca, imponente, massiccia destinata a inebriare chiunque.

Dal canto suo Townshend, forte di quella competizione di cui sopra, non rimane di certo a guardare.. Durante i concerti crea apposta il feedback tenendo l’amplificatore molto alto, comincia a “mulinare” con il braccio, arrivando persino a rompere il soffitto e la chitarra stessa preso dalla foga del momento, prima di far diventare questo incidente, un’abitudine. Vedendolo Moonie a sua volta fa altrettanto  con la batteria, portando la tensione nelle loro esibizioni a livelli altissimi.

Ma nella tranquillità di casa sua,  lontano da quelle sfide sul palco, Townshend continua a scrivere. Nel 1965 gli Who registrano “My generation”: il balbettio viene da John Lee Hooker, dai Mods che si impasticcano e dai balbettii del caro vecchio blues. Il successo è planetario.

In California le strade vedono sfilare furgoni con immagini di fiori disegnati sopra, la guerra del Vietnam non accenna a smettere. Capelli lunghi, pantaloni a zampa di elefante: il ’68 è alle porte . Barbra Streisand ipnotizza tutti con il suo Funny Girl di William Wyler. Ma una notte, mentre tutti erano impegnati a guardare altrove e  nessuno era abbastanza vigile per accorgersene, il musical comincia a perdere il suo aspetto favolistico e rassicurante iniziando la sua politicizzazione. Dennis Hopper firma Easy Rider, inno alla musica rock, alla marijuana e al pacifismo, mentre Born to be wild canterà l’anima nera di un periodo nato da nobili intenzioni ma che non è più stato in grado di gestire se stesso generando un’epoca di profeti e approfittatori. Nixon viene eletto presidente, inizia il processo per l’ omicidio ai danni di Robert Kennedy. J. Earl Ray viene riconosciuto come l’assassino di Martin Luther King  mentre a Woodstock oltre a tantissima ottima musica viene consumato il più alto numero di stupri fino ad allora riscontrato in un anno…

Il rock cambia il mercato musicale: per la prima volta dall’uscita del vinile, la gente acquista più long playing che 45 giri.  Su tutti la forma di comunicazione che conta di più è la musica pop(ular). Il consumismo, l’effetto devastante delle droghe che annebbiano l’obiettività della società facendotene perdere il controllo.. Un mondo che inizia ad andare per conto proprio e in cui spesso ci si sente intrappolati invece che protagonisti.

Fu allora che Townshend comincia a pensare ad un ragazzo non vedente e sordo muto in grado di   interagire con la vita soltanto attraverso delle vibrazioni, e quindi la musica.

Nella sua testa comincia a prendere forma la storia di “Tommy”, e del suo viaggio attraverso livelli di coscienza profondissimi nonostante la sua menomazione. Nato come album nel 1969 e diventato film nel 1975 per la regia di Ken Russel, Tommy cambia il gruppo. Tutti contribuiscono all’opera lavorando sull’idea di Townshend e mettendoci del proprio. Roger Daltrey fino a quel momento spesso in contrasto con la band da lui stesso creata, canta in modo diverso, si apre al pubblico e trova la dimensione che stava cercando. Daltrey improvvisamente diventa quello che stava cantando.

Diventa Tommy.

Gli anni ’70 sono iniziati con “Jesus Christ Superstar”, la storia di Cristo e il tradimento di giuda. Sono anni strani gli anni 70, anni che hanno tradito quelle speranze da cui erano stati generati. Si cominciano a “raccogliere” i frutti di una politica sbagliata fatta di droga e di totale anarchia. L’anno della prima rappresentazione teatrale di questa rock opera, il 1971, è anche l’anno in cui appena ventisettenne muore Jim Morrison; un anno prima, sempre a 27 anni, anche Janis Joplin muore, per overdose, mentre nel 1972 John Lennon sostiene di essere controllato dall’Fbi per questioni politiche. E in questo clima, se con Jesus Christ Superstar si ha bisogno di ripercorrere la storia dell’umanità e di tornare a qualcosa di meno lisergico e più Spirituale, con Tommy si ha bisogno di ripercorrere quella del singolo individuo, e dalle origini dell’uomo in senso generale, si passa alle origini dell’uomo, nel senso della propria identità e del suo rapporto col mondo. La storia è quella di un bambino che subisce uno shock per aver assistito all’omicidio del padre e in seguito al quale diventa sordo, cieco e muto patendo per questo diverse violenze da tutti quelli che avrebbero dovuto invece amarlo di più e prendersi cura di lui. Attraverso le immagini che descrivono gli eventi della sua vita, ci viene svelata la metafora di una società ipocrita ed egoista. Su tutti il ruolo del compagno della madre di Tommy che ad un certo punto del film intonerà versi come  “how can he be saved?” Come possiamo salvarlo.. C’è qualcosa che possiamo fare.. quando è proprio lui la principale causa del suo stato. E’ lui infatti l’assassino di suo padre. Il cugino di Tommy invece gode di ogni singola angheria che riesce ad infliggere al ragazzo fino a quando un giorno, imbattibile nel gioco del flipper, Tommy diventerà miliardario consacrandosi campione davanti ad un improbabile mago stravagante interpretato da Elthon John. Ma tra i fasti e i lussi la madre è disperata perché vuole indietro il suo bambino, vuole un figlio normale. Tommy torna in sé, esprime tutto se stesso e festeggia la libertà ritrovata cantando “I’m free” e la prima cosa che farà, sarà gettare in mare tutti i gioielli sfoggiati dalla sua genitrice, liberandola con questo gesto dalle convenzioni e dalla superficialità di una società che l’aveva intrappolata. Quella stessa società che identifica la sua guida nel culto di Marilyn Monroe, assunta come simbolo della guarigione e alla quale numerosi devoti si rivolgono in Chiesa omaggiandone la statua, per altro secondo me una delle sequenze più riuscite del film.

Del 1973 è l’album Quadrophenia,  il film esce nel ’79.  E’ la storia di Jimmy, un ragazzo insoddisfatto con un rapporto familiare che gli sta stretto, trascorre il tempo con gli amici con cui si impasticca e trova la sua identità nel gruppo degli Who e nella tradizione Mod che rappresentano. Dopo varie vicissitudini e una rissa che porterà all’arresto del ragazzo e a quello del suo mito, il giovane Ace  nel film interpretato da Sting,  la sua vita cambierà. I due vengono liberati, e un pomeriggio, mentre Jimmy passeggia da solo perso nei suoi pensieri, vede la lambretta di Ace parcheggiata davanti ad un hotel. Pochi secondi e scorge anche il suo idolo, che al contrario, non si accorge della sua presenza. Solitamente così elegante e altezzoso,  Ace indossa inaspettatamente un abito da facchino e agli occhi di Jimmy, con quegli abiti e senza quell’aria spavalda e superiore sul suo volto il giovane non sembra più il bello e dannato che tutti temono e ammirano; è soltanto un ragazzo, un onesto lavoratore che cerca, anche umiliandosi, di accontentare il suo cliente per una mancia migliore. Il mondo di Jimmy, crolla. Tutto ciò in cui crede, tutto ciò per cui ha lottato, la nuova classe sociale.. è solo finzione.. Prende un po’ di pillole, ruba la lambretta di Ace, e si lancia verso una scogliera. Deciso, forse, ad ammazzarsi, a cadere è solo lo scooter. A sfracellarsi di sicuro, tutto un modo di pensare.

Mentre gli Who registrano Quadrophenia, nasce il punk. Gli Who non amano il punk, ma  i punk amano gli Who…

Sono molti i successi di questo gruppo, musicali e cinematografici. Ma sono molte anche le tensioni e le vicissitudini personali. E’ il dicembre del 1983 quando Pete Townshend annuncia ufficialmente lo scioglimento del gruppo. Due anni dopo Bob Geldolf organizza un evento musicale che non ha precedenti: il Live Aid. Il progetto è in mondovisione e vedrà l’alternarsi di due palchi: quello di Londra e quello di Philadelphia. Lo scopo è quello di portare cibo e medicinali ai popoli dell’Africa. Gli Who riunitisi per l’occasione, saranno uno dei tantissimi gruppi che suoneranno all’evento. Tra i brani, anche l’inno di un’intera generazione “My Generation” con quel suo balbettìo incessante e tutto il suo significato; ma qualcosa va storto durante la diretta, e l’immagine, me lo ricordo come se fosse ieri, si interrompe per pochi lunghissimi secondi gettando il pubblico a casa nello sconcerto più totale. Ma il Live Aid per gli Who rappresenterà soltanto una parentesi. Si sciolgono di nuovo per riunirsi anni dopo per i nuovi tour di Tommy e Quadrophenia, e per allontanarsi ancora.. Ma poi, l’ennesima occasione per riunirsi fa capolino alla loro porta, ancora una volta per beneficenza. Siamo alle soglie del nuovo millennio: due aerei si schiantano contro le torri gemelle l’11 settembre del 2001. L’anno successivo il gruppo, dopo Moonie, perderà anche John Entwistle trovato morto per overdose. Un altro membro degli Who che se ne va, un altro pezzo di storia che viene scritta. Lo sgomento, la rabbia per un modo di vivere che si poteva correggere. E su tutto, la consapevolezza che oltre ad anni di incomprensioni e discussioni, queste quattro persone così diverse tra loro hanno costruito un percorso musicale importantissimo. Ma umanamente, ancora più profondo.

California 2007, Long Beach. Sono rimasti in due gli Who, Townshend e Daltrey mentre salgono con i loro fantasmi e la loro maturità sull’ennesimo palco della loro vita. Incominciano a suonare con una forte e intensa complicità. Cosa diresti a Moonie se fosse qui.. Cosa direbbe John se facessimo un assolo in questo punto.. Roger si volta alle sue spalle e alla sua destra, come se aspettasse l’intro di una nuova ambiziosa partenza.. Ma non c’è nessuno, solo Pete, in disparte.. Allora comincia a cantare e a chiedere agli amici “would you like some tea at the theatre with me?”

E una nuova, incantevole conversazione prende vita da quel palco, mentre Huck con il suo cappello che lo ripara dal sole e Jim che suona l’armonica, si allontanano in silenzio cullati dal Mississippi.

Elettra Dafne Infante


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