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Top post dal mondo expat #1.2.16

Creato il 08 febbraio 2016 da Mamma In Oriente
Top post dal mondo expat  #1.2.16

Ecco la mia consueta selezione del lunedì dei post più belli dai Blog Italiani nel Mondo, come sempre in ordine di uscita:

L'autrice ci racconta con emozione la sua storia di espatrio evidenziandone i lati positivi, ma facendo anche un'analisi realistica su ciò che ha significato davvero per lei trasferirsi all'estero. Che non è facile già normalmente, ancora meno quando ci si trova davanti alla perdita di un padre mentre non ci sei. Scrive:

"Le vecchie paure sono comparse, ne sono comparse anche di nuove, ho fatto molte esperienze, ho conosciuto angoli di me inesplorati ed ancora ne intravedo nuovi da conoscere.
Ho scavato con le unghie dentro di me e poco a poco sto risalendo, perché la vita di un expat non è per nulla semplice e mente chi dice che sono rose e fiori. E' un continuo lavoro su se stessi e sull'esplorare i propri limiti e superarli. E' un continuo cercare di sostenersi a vicenda, perché si è soli e si può contare solo su se stessi."

L'autrice è in procinto di tornare in Italia dopo tre anni molto felici negli USA. Tre anni in cui ha costruito la sua famiglia con l'arrivo di due bimbi nati lì e dove si è sentita completamente appagata. Difficile ora non provare tristezza e far finta che vada tutto bene per non ferire chi li aspetta a braccia aperte in Italia. Scrive:

"Non sono quella che è partita 3 anni fa (nessuno lo è..) e non riesco a rimettermi in quei vestiti e candidamente fare finta di nulla.
Lo so, se lo facessi sarebbe tutto più facile per me, più accettabile.
Il problema è che io ho amato questa parte di vita dannatamente troppo."

Un bellissimo racconto dell'autrice trasferitasi da poco a New York per lavoro. Su come non sia facile sentirsi subito parte di un nuovo mondo, su come si senta il bisogno di attaccarsi ad un ricordo e di ritrovarlo presto, di come sia importante che, anche nel nuovo mondo, qualcosa ci parli e ci arrivi con una parola o un gesto che per noi ha un significato. Scrive:

"Tutto e' avvenuto in modo piuttosto veloce ed indolore, almeno da un punto di vista burocratico.
Ma non certo dentro di me. Le carte e i documenti si compilano in modo facile ed automatico.
Le persone no. Le esistenze delle persone no. Le persone hanno bisogno di tempo. Per cambiare, per adattarsi all'ambiente, alle altre persone, alle cose, ai nuovi odori, alla polvere e alle stanze che , almeno inizialmente, non hanno ne' i loro sapori ne' il loro colori."

L'autrice ci racconta di aver ricevuto un invito per parlare a dei ricercatori della sua storia di emigrazione in Svezia. Lei che non sapeva la lingua, che l'ha imparata e si è rimboccata le maniche inserendosi presto nel mondo del lavoro in un settore prettamente maschile. Per loro è un caso di successo e vogliono conoscere la sua strategia. E lei ne ha una molto semplice da raccontare. Scrive:

"Io sono una di quelle che crede che tutto sia possibile. La mia strategia è di credere in me stessa e nelle mia capacità, la mia strategia è di non mollare mai e di farlo invece quando non ha più senso il continuare, perché il mio obiettivo nella vita non sono i titoli o le scalate geriarchie in ambiente lavorativo. La vita è la cosa più bella che mi potesse capitare e il mio obiettivo è di viverla appieno e se possibile felicemente malgrado tutte le difficoltà e le prove a cui uno viene sottoposto."

L'autrice si ferma a riflettere su quali cambiamenti abbia portato l'arrivo del terzo figlio e si rende conto che invece che molto più affanno è arrivata soprattutto una strana sensazione che la fa sentire bene come non mai. Scrive:

"Sospiro spesso, come volessi respirare e trattenere dentro di me tutto questo, sospiro perché ho paura che tutto questo mi scivoli via come la sabbia scivola via tra le dita della mano, senza che io me ne possa accorgere e non voglio, non voglio perderne nemmeno un granello.
Non so dare un nome a tutto ciò. O forse sì, ed è una cosa che probabilmente fino ad ora non avevo provato ancora veramente appieno: la felicità."

L'autrice scrive al nonno, mancato mentre lei si trova in Australia, nell'impossibilità di salutarlo di persona anche se le pesa tanto essendo l'ultimo nonno. Scrive:

"Sei stato un grande uomo, nonno. Ammirato, rispettato e benvoluto da tutti. Hai insegnato e dato tanto, tantissimo a tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di averti avuto accanto per così tanti anni. Non è mai facile separarsi da chi si ama, e salutare te, il mio ultimo nonno rimasto, sicuramente è un traguardo che speravo di non dover raggiungere mai."

Per oggi ho finito, buona lettura!

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