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Topolino e i pirati: i ruggenti anni ’30 di Topolino e Orazio

Creato il 19 novembre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Il secondo volume della collana Phantagraphics dedicata all’arte di è arrivato anche in Italia un paio di mesi fa, sempre grazie all’interessamento e alla cura della casa editrice milanese Rizzoli-Lizard.

Gli anni presi in considerazione in questo tomo sono il 1932, il 1933 e il 1934, un periodo cruciale nella vita editoriale di Mickey Mouse perché è qui che inizia a sviluppare quelle caratteristiche che l’hanno reso celebre e che successivamente si consolideranno sempre più, portandolo alle grandi avventure entrate nella storia del fumetto mondiale.

Topolino e i pirati: i ruggenti anni 30 di Topolino e Orazio Topolino Rizzoli Lizard Floyd Gottfredson
Già alcune storie presenti in questo volume sono decisamente degne di nota, storie in grado di essere ricordate e citate ancor oggi come esempio di narrativa per immagini di qualità. Realizzare storie seminali per la figura e la realtà che si stava costruendo, riuscendo già a ottenere risultati così lodevoli, non è da considerare una cosa scontata, e stava a significare che Gottfredson e gli sceneggiatori con cui lavorava avevano per le mani un ottimo personaggio e sapevano come farlo funzionare.

Se Topolino e i due ladri risente forse ancora un po’ dell’ingenuità degli esordi, pur imbastendo comunque un intrigo interessante e riproponendo come cattivi Pietro Gambadilegno e Silvestro Lupo, è con Topolino e i pirati che le cose si fanno interessanti.
Si tratta di un’avventura nel vero senso della parola, sembra di leggere un romanzo per ragazzi à la Jules Verne per la qualità di scrittura e per quel misto di azione e atmosfera esotica che si respira. Il Mickey Mouse che vi recita è splendido, un giovane che accetta senza problemi di affrontare un viaggio per aiutare una vedova, che affronta il mare aperto, che combatte contro avversità e loschi individui che tentano di mettergli i bastoni fra le ruote, che finisce su un’isola inospitale e che alla fine combatte con tutto se stesso. Un concentrato di adrenalina e pathos davvero eccitante, che tiene desto l’interesse del lettore in tutte le fasi di questa lunga storia.

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Non si fa in tempo a tirare il fiato che Topolino, stavolta in compagnia del fedele amico Orazio, si trova coinvolto in una situazione da incubo: Topolino e Orazio nel castello incantato è infatti una storia che flirta con l’horror e con le atmosfere di certe pellicole di genere, immergendo i protagonisti in un setting davvero spaventoso, classico per questo tipo di storie, e con una minaccia derivata da un inquietante trio di scienziati pazzi pronti a dominare il mondo. Chiaramente non viene mai dimenticato l’umorismo, necessario per bilanciare i toni drammatici della vicenda, che contribuisce a rendere la storia ancora più godibile.

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Il merito è anche dei testi di Webb Smith, che sviluppa il soggetto di Gottfredson, inaugurando così la serie di sceneggiatori che nel corso degli anni affiancheranno il disegnatore. Il testimone passa a Ted Osborne per Le prodezze di Topolino aviatore e per Topolino e Piedidolci cavallo da corsa, due storie decisamente differenti l’una dall’altra.
La prima rappresenta, infatti, un Mickey assai curioso e con attitudini da investigatore: decisosi a diventare aviatore postale, il ragazzo si trova infatti invischiato in un mistero relativo alla scomparsa di numerosi colleghi, dietro alla quale ci sarà un complotto imprevisto e ben orchestrato. La forza di questa avventura, oltre che nella carismatica figura di Topolino e nella trama articolata e capace di catturare l’attenzione, è da rintracciarsi in due ottimi personaggi secondari come il meccanico Musone e il Capitano Setter, due individui che torneranno a incrociare la loro strada con quella di Topolino in futuro e che già qui dimostrano di essere ottimi comprimari, funzionali al racconto ma dotati comunque di una loro personalità.
La storia con Piedidolci invece vede un’ambientazione urbana per una simpatica storiella in cui Topolino partecipa alle corse di cavalli con un ronzino tutt’altro che vincente, ma che si rivela tanto nell’indole quanto nell’aspetto grafico decisamente simpatico.

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La storia che conclude il volume, con i testi di Merrill de Maris, è importante sotto molti aspetti: è l’esordio di Pippo nelle strisce giornaliere – dopo essere già comparso nelle tavole domenicali – , è la prima storia prettamente di stampo poliziesco in cui Topolino agisce da proto-detective e la prima in cui la sua spalla è proprio Pippo, che inizia qui a sostituire in questo ruolo il buon Orazio. Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante è un noir fatto e finito, un’indagine su un caso apparentemente di poco conto che si incrocia inaspettatamente con uno più complesso, e dove il Topo dalle grandi orecchie ha modo di dimostrare l’acume e le doti investigative che negli anni successivi saranno tra i suoi caratteri principali. La storia inaugura un intero fortunato filone, e non è un caso se Tito Faraci e Giorgio Cavazzano, in occasione degli 80 anni del personaggio, realizzeranno la storia Topolino in: l’ultimo caso, che si pone come ideale seguito, a distanza di decenni, dalla prima indagine ufficiale del duo.

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Il volume presenta la confezione editoriale ricca di cura già mostrata con il precedente libro. Oltre al formato orizzontale e alla cartonatura, la parte del leone è tenuta dai contenuti critici, curati ancora una volta da alcune firme importanti della critica fumettistica mondiale, quali Fabio Gadduci (curatore dell’edizione italiana nel suo complesso), David Gernstein, Alberto Becattini e Thomas Andrae. In questi articoli ci sono riflessioni sulla continuity serrata che lega ciascuna storia a quella precedente e a quella successiva, sull’evoluzione di Topolino in parallelo tra carta stampata e coevi corti animati e sui comprimari di Mickey Mouse nelle avventure di quegli anni, con un occhio di riguardo verso Orazio e Clarabella che a poco a poco scompariranno dall’immaginario americano ma che negli anni ‘30 erano ben presenti in queste avventure, specie Orazio come spalla privilegiata del protagonista, tanto da essere quasi una costante di questo volume.
Molto interessante anche il pezzo sui dipinti di Gottfredson, realizzati in tarda età e dei quali vengono qui riproposti quelli inerenti alle storie pubblicate, e le biografie degli sceneggiatori delle stesse.

Degno di nota, infine, il contenuto esclusivo per l’edizione italiana: si tratta delle tavole di Guglielmo Guastaveglia, autore apocrifo di Topolino per il Popolo di Roma nei primi anni ‘30.

Abbiamo parlato di:
Topolino e i pirati
Floyd Gottfredson, Weeb Smith, Ted Osborne, Merrill de Maris, Al Taliaferro, Ted Thwaites
Traduzioni di Luca Boschi, Alberto Becattini, Pier Luigi Gaspa (per le storie) e di Valerio Stivè (per i testi di approfondimento)
Rizzoli-Lizard, giugno 2013
282 pagine, cartonato, bianco e nero – 26,00€
ISBN: 9788817066839

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