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Torelli Viollier: Il mio Corriere bucato…

Creato il 19 marzo 2013 da Angelonizza @NizzaAngelo
Milano - Villaggio dei giornalisti

Milano – Villaggio dei giornalisti

Il CorSera buca due uscite, quella di mercoledì e quella di giovedì. La nota stampa del Cdr aggiunge che neanche il sito internet sarà aggiornato. Rientrando in via Torelli Viollier, il pensiero riavvolge il nastro della storia e va indietro di un secolo e mezzo circa, quando nel 1876 questo napoletano conservatore dà alle stampe il primo numero del celebre quotidiano. Eugenio Torelli, che dopo la morte della madre francese Josephine ne ereditò il cognome, era un cronista di politica, amico di Alexandre Dumas padre e cavouriano convinto.

Nel suo primo editoriale scrisse: “Noi siamo conservatori. Un tempo non sarebbe stato politico, per un giornale, principiar così. Il Pungolo non osava confessarsi conservatore. Esprimeva il concetto chiuso in questa parola con una perifrasi. Ora dice apertamente: “Siamo moderati, siamo conservatori.” Anche noi siamo conservatori e moderati. Conservatori prima, moderati poi. Vogliamo conservare la Dinastia e lo Statuto, perché hanno dato all’Italia l’indipendenza, l’unità, la libertà, l’ordine. In grazia loro si è veduto questo gran fatto: Roma emancipata da’ Papi che la tennero durante undici secoli. In grazia loro vediamo questi fatti singolari: un cardinale che paga la ricchezza mobile, una chiesa protestante presso San Giovanni Laterano, un re al Quirinale. In grazia loro si è udito Francesco Giuseppe d’Austria dire a Vittorio Emanuele: “Bevo alla prosperità dell’Italia”, e Guglielmo di Prussia: “Bevo all’unione de’ nostri popoli”. Noi dunque siamo conservatori”. Questo l’approccio ai fatti di marchio filogovernativo che il Corriere ha mantenuto durante gli anni.

Le “buche” di domani e dopodomani segnano una pagina infelice nella tristezza diffusa del mercato del lavoro provato dalla crisi. L’editoria non fa eccezione. Perché è un errore credere che un giornalista sia un artista: chi batte un pezzo è sì meno capra di altri a scrivere, o almeno dovrebbe esserlo, ma al cospetto della proprietà è un qualsiasi lavoratore dipendente. Uno che sta al desk anche per campare.

 



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