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Torino e il timore reverenziale verso la Fiat

Creato il 04 dicembre 2015 da Gaetano61

"Nulla [...] come l'eventualità di tirar dentro a un'inchiesta la Fiat aveva il potere di trasformare in giganti del pensiero dei semplici funzionari di polizia. Nessun ragionamento, argomentazione, ipotesi, nessuna forma di sillogismo, nessuna analitica o sintetica sottigliezza poteva essere trascurata per accertare se fosse veramente il caso di andare a rompere i coglioni alla Fabbrica Italiana Automobili Torino."


(da Fruttero & Lucentini: "A che punto è la notte", Arnoldo Mondadori 1979)

E nulla, come le parole tratte dal romanzo di Fruttero & Lucentini, inquadrano bene quella sorta di timore reverenziale che tutti, a Torino, nutrivano nei confronti della Grande fabbrica. La famiglia Agnelli e il suo profumo di dinastia repubblicana, l'aura di rispetto che si estendeva a chi aveva ruoli di concetto (dirigenti e impiegati di vario livello), la riconoscenza che un po' tutti avevano verso quei proprietari che "davano lavoro a tanti", e proprio per questo, a vari livelli, trattati con reverenza, riconoscenza, gratitudine. Questo nella Torino di trent'anni fa, riguardo all'oggi, non vivendo quella realtà, non ho elementi per confermare o meno il mio giudizio.


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