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TorinoFilmFestival32: A SECOND CHANCE. Susanne Bier è tornata, e colpisce duro

Creato il 28 novembre 2014 da Luigilocatelli

En Chance Til/A Second Chance di Susanne Bier. Con Nikolaj Coster-Waldau, Ulrich Thomsen. Festa mobile

Susanne Bier con Nikolaj Coster-Waldau

Susanne Bier con Nikolaj Coster-Waldau

Dopo la non felice parentesi americana di Una folle passione, Susanne Bier torna alla sua Danimarca e a uno dei suoi trucidisimi e turgidi melodrammi pulp, pure con pretese social-umanitarie. Stavolta è una scambio di pargoli a innescare una reazione a catena, con un colpaccio di scena che non ti aspetti. Cinema pessimo, e però meglio di certe operine anoressiche e pretenziose che abbiamo visto qui a TFF. Voto 5

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La signora del melodramma trucido e pure con pretese di impegno sociale è tornata. Susanne Bier, dopo la parentesi hollywoodiana di Una folle passione con la coppia Jennifer Lawrence-Bradley Copper, riapproda nella sua Danimarca e confeziona uno dei suoi turgidi racconti che ne fanno una specie di Carolina Invernizio scandinava dei giorni nostri. Una coppia perbenino (lui fa il poliziotto in carriera, lei la casalinga non ciabattona e piuttosto chic) con figlioletto messa a confronto con una coppia sventurata, lui tossico psicopatico, lei pure tossicissima persa, con figlioletto male accudito e lasciato a imputridire nel piscio e nella merda, poverino. Capita una notte che il bambino della coppia perbene muoia, per una cosa che sembra morte in culla, soffocamento. La madre non si rassegna, dà fuori di testa, non ne accetta la morte, e allora che fa il padre poliziotto disperatissimo? Si introduce in casa dei due eroinomani, si prende il loro figlio e lascia al suo posto il bambino morto. Roba che solo Susanne Bier poteva escogitare. Non vi dico quel che segue allo sciagurato scambio di pargoli: di ogni. Con un colpaccione di scena che lascia senza fiato. Momento massimanente pulp: il tossico che fa una pera nella fica alla sua compagna. Guilty pleasure! Con uno dei belloni del Trono di spade, Nikolaj Coster-Waldau, nella parte del poliziotto, ovvio. Però, scusate, meglio un film così che cento frigide e inodori operine di aspiranti autori e geni autoproclamati che abbiamo visto a questo festival.


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