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Torta divisa: AgCom e Privacy, lottizzazione completata

Creato il 06 giugno 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Come ampiamente annunciato ed in ossequio alle più elementari logiche di spartizione della prima repubblica, PD e PDL piazzano candidati di chiara estrazione partitica nelle autorità indipendenti di garanzia. E Grillo gongola…Forse ci siamo: abbiamo compreso finalmente per quale motivo si continua ad inveire contro Grillo e l’antipolitica. Magari è solo invidia, solo paura che le cose possano effettivamente cambiare, col rischio di non regalare più spettacoli come quello indecoroso cui abbiamo assistito in data odierna.

Il luogo è il solito, quel Parlamento sempre più simile ad un mercato del pesce e meno ad un’assemblea legislativa. 

L’accordo tra i due partiti che sostengono il governo Monti ha retto alla prova dell’aula, segno che quando c’è da dividersi la torta è facile venire ad un accordo.

La Camera elegge, per l’Agcom,  Antonio Martusciello (PdL, ex sottosegretario del governo Berlusconi) e Maurizio Decina , docente di Telecomunicazioni al Politecnico di Torino, in quota PD. Al Senato invece c’è l’accordo su Francesco Posteraro (vicesegretario della Camera) e Antonio Preto (vicino al pidiellino Antonio Tajani).

Discorso analogo per la Privacy, dove La Lega ha ottenuto Giovanna Bianchi Clerici (ex parlamentare) e Antonello Soro (PD), entrambi votati in Senato. La Camera ha invece scelto Augusta Iannini (moglie del giornalista Bruno Vespa e capo ufficio legislativo del ministero di grazia e giustizia) e Licia Califano, docente di diritto costituzionale, d’area PD.
Nulla di tutto questo, in Italia sono ancora i rimasugli dei partiti politici a fare il bello e il cattivo tempo. Se i politicanti avessero per le riforme lo stesso zelo e  la stessa unità di intenti che mostrano in queste occasioni, l’Italia sarebbe il paese leader in Unione Europea, altro che quello sbeffeggiato da ubriaconi e mangiarane.Per le stanze del palazzo si respira aria viziata: non è difficile immaginare perché queste forze politiche escano massacrate da qualsiasi trasmissione televisiva, talk show radiofonico, tornata elettorale. La faccenda delle nomine alle autorità di garanzia è stata un’altra brutta pagina di politica, l’ennesima, per un paese che non riesce a venir fuori  dalla melma in cui è stato precipitato da una classe dirigente dedita solo al malaffare. Nessuna trasparenza nella nomina, perfettamente diretta dai vecchi pupari della politica, mentre nei giorni scorsi si faceva un gran parlare dei “curricula” giunti al Parlamento, come se questi avessero potuto determinare la nomina da parte dell’assemblea, a seguito di minuzioso esame.

E mentre assistiamo all’ennesimo canto del cigno di una classe di inetti, non viene difficile comprendere le motivazioni che hanno indotto taluni a preferire quelle che Napolitano chiama “campane dell’antipolitica”, con riferimento al M5S sponsorizzato da Beppe Grillo. Non basta “formattare il PdL” o “riavviare il PD”: senza un fattivo rinnovamento interiore, gli accostamenti terminologici al mondo informatico non trasformeranno due zattere alla deriva in barche sature di voti per vincere un’elezione politica.
Torta divisa: AgCom e Privacy, lottizzazione completata
Per protestare contro l’assurdo metodo di nomina dei componenti degli organi di garanzia, l’Italia dei Valori ed esponenti del movimento dei Radicali non hanno partecipato alla votazione, mentre Antonio Di Pietro (IDV) auspica che il giudice amministrativo invalidi le nomine, frutto di un sordido accordo tra le due forze politiche di maggioranza.

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